Un interessante studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature sottolinea come, per “costruire e mantenere un cervello complesso” i nostri antenati si servissero di nutrienti che si trovano principalmente nella carne: ferro, zinco, vitamina B12 e acidi grassi. Ciò a discapito di alimenti di origine vegetale che, pur contenendoli, ne sono comunque meno ricchi. Una dieta povera di carne, quindi, esporrebbe a rischi di carenze di nutrienti fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale; d’altro canto, è ormai oggi noto che un eccesso di prodotti di origine animale ha aspetti negativi, potendo favorire gravi malattie cronico-degenerative, quali per esempio tumori o patologie cardiovascolari. Deve esserci quindi un delicato equilibrio anche in ambito alimentare e ciò è particolarmente vero nelle primissime epoche della vita, soprattutto nel periodo compreso tra il concepimento e il compimento dei 2 anni di vita.
I nutrienti più importanti
Due sono i nutrienti che meritano particolare attenzione, proprio perché fortemente coinvolti nello sviluppo cerebrale e, quindi, indirettamente, anche nella memoria: gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena (LC-PUFA) e il ferro.
Gli LC-PUFA regolano la fluidità e le attività enzimatiche delle membrane cellulari. Tra essi l’effetto del DHA è particolarmente evidente soprattutto durante il il delicato periodo in cui si forma il sistema nervoso del feto e del neonato/lattante: si accumula preferenzialmente nella corteccia frontale e nella retina, assumendo quindi un ruolo fondamentale per lo sviluppo strutturale del cervello. È stato riportato che i lattanti alimentati con formula contenente DHA presentano una migliore coordinazione oculare e motoria, maggiore concentrazione e punteggi più elevati nei test intellettivi e migliori capacità logiche. Il DHA e in generale e gli LC-PUFA sono dunque considerati nutrienti essenziali per lo sviluppo e il mantenimento della memoria durante tutte le fasi della vita.
Il ferro è il secondo micronutriente essenziale: oltre ad essere fondamentale per il trasporto di ossigeno ai tessuti periferici, è implicato nella produzione della mielina (la guaina che avvolge le fibre nervose) e dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina. Diversi studi riportano che la sua carenza ha effetti negativi sulla memoria, sull’apprendimento e sulle interazioni sociali. I periodi più a rischio sono quelli di intensa crescita dell’organismo, quindi gravidanza e sviluppo fetale, infanzia e adolescenza. Gli effetti sono la riduzione della memoria spaziale nell’adolescenza, riduzione dell’attenzione e peggiori performance cognitive, che si manifestano con minor resa scolastica, scarsa performance nei test e maggiore irritabilità e irrequietezza.