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Aspetti psicologici nella capsulite adesiva della spalla

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Non riuscire ad allacciare il reggiseno, ad infilarsi una giacca, a pettinarsi, restare bloccati da un dolore lancinante insorto a causa di un’estensione improvvisa del braccio e che continua anche se ci si ferma fino a raggiungere il suo acme….questa è la condizione di vita di chi soffre di capsulite adesiva della spalla.
E’ una problematica che viene da lontano, non solo perché ha degli stadi specifici che vedono un progressivo e lungo aggravamento della sintomatologia ma perché sembra essere un disturbo (altamente invalidante) che in qualche modo rappresenta una concretizzazione della memoria corporea… e non solo!

La capsulite adesiva infatti è una condizione che è stata definita “paradossale“. A monte ci può essere un trauma o una condizione patologica (alcuni studi evidenziano una correlazione con patologie quali il diabete, le disfunzioni tiroidee, l’ipercolesterolemia ed il morbo di Parkinson), registrati dalla spalla che porta ad un iniziale dolore a causa del quale la persona comincia ad assumere inconsapevolmente un atteggiamento protettivo del proprio arto, tende cioè a muovere di meno la spalla, entrando in una spirale paradossale appunto, per cui perde tono muscolare ed elasticità fino a ritrovarsi con una spalla letteralmente congelata“. Questo è infatti l’altro modo in cui viene chiamata la capsulite cdesiva.

I soggetti in genere sono individui che per struttura personologica o per esperienze vissute come traumatiche non solo hanno poca dimestichezza con l’ascolto del proprio corpo e con il dolore, ma ne hanno paura.
Uno stato depressivo, ad esempio, porta ad una condizione di ipersensibilità al dolore e di allerta continuo, che favorisce sicuramente l’instaurarsi del circolo vizioso e paradossale di cui abbiamo parlato, con un aumento del senso di impotenza, un ritardo nell’intervento terapeutico ed una minore partecipazione alla terapia.
Dopo un intervento chirurgico (ad esempio di quadrantectomia o mastectomia e/o di svuotamento del cavo ascellare) il braccio operato tende a restare contratto quasi a proteggere il seno. Generalmente viene sottovalutata la problematica collegata con l’articolazione della spalla. Questo tipo di mobilità infatti viene considerato meno importante rispetto a quello di altre grandi articolazioni in quanto non incide direttamente su funzioni motorie primarie come la deambulazione oppure la manualità.
Un trattamento fisioterapico diretto, restando nei casi relativi a problematiche post-mastectomia, è estremamente utile per le pazienti particolarmente ansiose e che hanno poca dimestichezza con il proprio corpo. Serve infatti a contenere l’ansia di sbagliare e di sentire dolore.

E’ bene ricordare che dopo un intervento chirurgico e un trattamento oncologico mirato l’obiettivo di salute non è quello di ripristinare una condizione di vita uguale alla precedente ma di raggiungere una qualità di vita che accolga e dia senso alla nuova condizione causata dalla malattia.
Per quanto riguarda la capsulite adesiva dunque dobbiamo tener conto che i tempi di guarigione sono lunghi ed il piano terapeutico dovrebbe essere sempre multidisciplinare, comprendente cioè un intervento farmacologico, della fisioterapia e un’attenzione specifica al significato psichico che la spalla, quella spalla, come scrigno della memoria del corpo, viene ad avere per l’individuo.
Andare dal medico, fare della fisioterapia (soprattutto in acqua), dedicarsi del tempo e delle cure. Tutto questo aiuta a venire fuori dal “congelamento” non solo in tempi più veloci ma anche con un elemento di consapevolezza, di conoscenza e di amore in più per il proprio corpo e la propria vita.

Per avere spalle sane bisogna avere spalle forti.

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