Quanti di voi in passato si sono trovati a trascorrere interi pomeriggi davanti ad uno schermo e con un controller in mano? Sicuramente più di quanti si possa immaginare. I videogame, fin dalla loro prima comparsa, hanno sempre fatto compagnia ai più giovani (e non) durante i noiosi pomeriggi invernali in cui c’era troppo freddo per uscire o al contrario durante le torride giornate estive. Spesso però questo semplice passatempo, gioco e tante volte passione, supera i limiti consigliati e rischia di diventare una vera e propria ossessione, come una nuova patologia dalla quale bisogna curarsi e disintossicarsi.
Si tratta di un fenomeno che è cresciuto enormemente negli ultimi 10 anni, facilitato anche dal continuo evolversi delle console videoludiche che offrono contenuti sempre più emozionanti e avvincenti, ai quali spesso è davvero difficile resistere. Per queste ragioni sono numerosi i casi di individui (non esclusivamente di età adolescenziale) che hanno sviluppato una vera e propria dipendenza dai videogame, proprio come accade con l’alcol e con la droga. Si tratta di soggetti che hanno bisogno di cure mediche e di intraprendere un percorso di disintossicazione per potersi liberare (con l’aiuto di esperti) da questa ossessione.
La decisione dell’OMS
Da questa premessa è facile dedurre quali siano le motiviazioni che hanno spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a prendere la decisione di inserire la dipendenza da videogiochi nella prossima revisione della International Classification of Diseases, la “lista ufficiale” delle malattie, prevista per metà anno. Si tratta di una notizia importante, comunicata dalla stessa OMS attraverso un post sul suo sito ufficiale. Secondo l’Organizzazione “Il gaming disorder racchiuderà una serie di comportamenti caratterizzati da una mancanza di controllo sul gioco, dalla precedenza data al gioco rispetto alle altre attività e interessi quotidiani, e all’escalation del problema nonostante il manifestarsi delle conseguenze negative”.
Nell’annuncio vengono riportate anche le condizioni in virtù delle quali si può affermare di essere affetti da “gaming disorder“, ossia: “Per arrivare alla diagnosi il problema comportamentale deve comportare una significativa compromissione delle funzioni personali, familiari, sociali e occupazionali per almeno 12 mesi”. Con il riconoscimento ufficiale di questa patologia saranno implementati in tutto il mondo nuovi trattamenti per la cura della stessa. Ma oltre alla cura post diagnosi, sarà implementata anche una significativa campagna di prevenzione e di informazione in merito a questa nuova (anche se vecchia) patologia, il cui target principale sarà rappresentato dai soggetti in età adolescenziale, solitamente la fascia più colpita da questo disturbo.