Rispetto ai fantasiosi abiti indossati dalle piante per meglio adattarsi agli ambienti naturali, quelli imposti dall’uomo riflettono l’esigenza da parte di quest’ultimo di assecondare i propri desideri. Ciò che appare stupendo ai nostri occhi può risultare vano, se non addirittura controproducente “agli occhi” di una pianta!
In natura non occorre essere belli, è utile invece sapersi adattare.
Chi non ha apprezzato almeno una volta nella vita le meravigliose rose dai variegati colori e dai dolci profumi! Bene, sappiate che la rosa selezionata dalla natura e non dall’uomo è molto diversa ma non meno bella!
La rosa selvatica ha soltanto cinque petali ma ha numerosi stami, le strutture riproduttive maschili del fiore, ricche di polline. Un bel giorno, a seguito di una mutazione casuale, nacque una pianta di rose i cui fiori presentavano meno stami ma un numero superiore di petali; questa caratteristica fu molto apprezzata dal punto di vista estetico e così l’uomo decise di coltivare e far riprodurre, per via vegetativa, la pianta di rose dai fiori più belli.
Oggi esistono moltissimi tipi di rose selezionate artificialmente. Più petali hanno più sono belle, peccato che in natura non riuscirebbero a riprodursi! Nelle angiosperme i fiori, che rappresentano gli organi sessuali, mostrano caratteristiche quali profumo, colore e simmetria funzionali alla riproduzione, in modo da favorire la dispersione del polline attraverso varie modalità, le più ricorrenti delle quali sono l’anemogamia, in cui il vento fa in modo che il polline raggiunga fiori della stessa specie, o l’entomogamia, che utilizza l’insetto come vettore per l’impollinazione.
È interessante notare che, pur esistendo già coleotteri che provvedevano all’impollinazione di alcune gimnosperme, la comparsa dei principali insetti impollinatori (imenotteri, lepidotteri e ditteri) coincise con quella delle piante a fiore in piena era Mesozoica; di lì in poi, impollinatori e fiori intrapresero un processo coevolutivo che continua ancora oggi.
Esistono alcuni insetti, quali le mosche, che accorrono numerose all’irresistibile richiamo di specie i cui fiori emanano odori per loro inebrianti, ma invece molto sgradevoli per il nostro naso! Alla pianta poco interessa di essere attraente per l’uomo, e a questo punto possiamo essere certi che ciò che noi desideriamo non corrisponde alle esigenze delle specie vegetali naturali.
È anche vero però che siamo in grado di “creare” varietà vegetali utili ai nostri scopi, ed è proprio grazie a questa abilità che oggi abbiamo a disposizione una gran quantità di specie che utilizziamo non solo a scopo ornamentale, come nel già citato caso della rosa; pensiamo, per esempio, all’importanza di alcune piante nell’alimentazione, oppure al fatto che i tessuti di molti indumenti che indossiamo (cotone, lino…) sono il risultato della capacità dell’uomo di coltivare piante utili e di lavorarne le fibre tessili.
Le esigenze dell’essere umano e della natura, spesso in antitesi, hanno modellato il paesaggio vegetale creando zone molto differenziate tra loro, a volte anche a stretto contatto: se facciamo una passeggiata in un campo coltivato ai margini di un bosco, ci accorgiamo immediatamente della differenza tra l’ordinata monotonia dei filari agricoli e gli spontanei grovigli eterogenei degli organismi vegetali che occupano ogni spazio libero, dove le esili piante erbacee, gli arbusti e i grandi alberi convivono in una grande e armoniosa varietà di forme botaniche.
Ovvio è che ammirando un giardino fiorito e ben curato non possiamo non subirne il fascino, ma dobbiamo considerare come esso sia costituito da specie che sono coltivate a scopo ornamentale da lungo tempo, e sono quindi adattate alle condizioni artificiali, e spesso totalmente snaturate rispetto al loro contesto originario.
Molte tra le specie che vediamo crescere nei nostri parchi e giardini, provengono da altri paesi e, anche se ben acclimatate, di certo non rappresentano la vegetazione tipica, magari meno appariscente ma più caratteristica rispetto a quella esotica. Bisogna precisare a questo proposito, che molte specie introdotte sono diventate invasive, cioè hanno occupato il territorio dove un tempo crescevano spontanee le specie autoctone (specie originatesi ed evolutesi nel nostro territorio).
Anche le piante coltivate a scopo alimentare hanno subìto una lenta trasformazione: molti tra i frutti che consumiamo, allo stato selvatico crescerebbero con dimensioni minori. Le piante non hanno interesse a produrre frutti troppo grossi e pesanti; la cosa importante è che siano pieni di semi utili per portare avanti i propri geni! L’interesse di ogni organismo vivente è di perpetuare la propria specie; per questo il frutto di una pianta deve, semmai, essere ben visibile quando maturo, come le piccole bacche che divenute rosse a maturità attirano i ghiotti uccelli che ne facilitano la disseminazione.
Se lasciate crescere spontaneamente, le piante seguirebbero solo “il loro istinto”: fiorirebbero quando il periodo è giusto, quando ad esempio sono presenti gli impollinatori, produrrebbero frutti quando la temperatura e l’umidità sono tali da consentirne la maturazione, nei tempi necessari, senza fretta; i rami degli alberi si allungherebbero nella direzione da loro preferita, quella che espone meglio le foglie alla luce del sole; a terra si accumulerebbe un meraviglioso tappeto multicolore di foglie delle specie stagionali; nuove piantine crescerebbero solo dove le condizioni ambientali lo consentano e, naturalmente, verrebbero selezionate quelle più adatte, in grado di lottare per gli spazi e per le risorse disponibili.
Le più fortunate si troverebbero nel posto giusto al momento giusto e coi i geni giusti, e crescerebbero vigorose fino a divenire mature per la riproduzione. In alcuni luoghi della Terra, purtroppo sempre più esigui, tutto ciò accade ancora. Dovremmo lasciare più spazio alla natura per seguire il proprio corso e, allo stesso tempo continuare ad utilizzare i “nostri” spazi per operare la voluta selezione ma con un po’ più di attenzione, ricordando che il nostro controllo sulla natura è soltanto temporaneo.