Indicata con il nome latino della sua manifestazione principale, una stretta al petto simile a un peso o a una morsa, l’angina pectoris non è di per sé una malattia, ma la conseguenza di alterazioni a carico delle coronarie che impediscono a queste arterie di garantire un adeguato e costante rifornimento di sangue a tutto il muscolo cardiaco.
Esistono quattro tipi di angina, differenti per caratteristiche, eziopatogenesi e gravità: cronica stabile, instabile, vasospastica/variante (detta anche angina di Prinzmetal) e microvascolare.
L’angina è definita “stabile” quando la comparsa dei sintomi è prevedibile: è la forma più comune e facile da tenere sotto controllo ed è provocata dal restringimento delle coronarie associato alla patologia aterosclerotica, ovvero al deposito di placche di colesterolo lungo le pareti interne delle arterie.
L’angina instabile è più problematica da gestire perché gli attacchi insorgono in modo imprevedibile, spesso anche dopo sforzi minimi o addirittura a riposo, a causa di stress psicoemotivo o durante il sonno, causando bruschi risvegli. Questa forma di angina è detta anche pre-infartuale perché rappresenta una sorta di “anticamera” dell’infarto e, se non è trattata correttamente, può mettere in serio pericolo di vita.
L’angina vasospastica/variante è caratterizzata da un dolore che si manifesta a riposo e scompare da solo dopo alcuni minuti, mentre l’angina microvascolare interessa soprattutto le donne e si manifesta con caratteristiche simili a quelle dell’angina cronica stabile, ma con attacchi di maggiore durata.