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Alloro

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Non servono grandi parole di ‘presentazione’ per l’alloro, a tutti noto come pianta aromatica per insaporire piatti e ricette. Quello che non si conosce, forse, sono anche le sue proprietà terapeutiche. È infatti un’erba anche officinale, impiegata in cosmetica e in fitoterapia. È anticamente nota e il suo ‘mito’ si lega a tradizioni e leggende. Scopriamole insieme.

Il nome ‘nobile’. L’alloro appartiene alla famiglia delle Lauraceae, di cui ne esistono diverse varietà, ma le più conosciute, diffuse e apprezzate anche per uso culinario e medicinale sono due: il Laurus nobilis e il L. var. Angustifolia. Sebbene simili nell’aspetto, hanno alcune caratteristiche differenzianti, riferibili prevalentemente alle foglie: la prima specie, mantenendo il suo tratto ‘nobiliare’, ha foglie di un colore che tende più all’oro, mentre la seconda ha foglie di forma più allungata. Entrambe queste varietà di alloro sono commestibili e impiegate per gli usi citati. Vi sembra una precisazione superflua? Affatto, perché esiste anche una terza variante, il Prunus laurocerasus L, più noto semplicemente come lauroceraso, dalle foglie e frutti simili a quelli dell’alloro, tuttavia tossici se vengono consumati. Non a caso è la specie più utilizzata come siepe ornamentale per decorare i giardini. L’alloro lo si conosce come arbusto e si crede che questa sia la sua natura in quanto è spesso sottoposto a potatura: in realtà è un albero che può raggiungere una altezza fino a 10m, con rami sottili e glabri che formano una fitta chioma a forma di piramide. Il fusto è eretto dal cui legno, aromatico, si emana il tipico profumo delle foglie, coperto da una corteccia verde-nerastra che richiama il colore scuro delle foglie. Queste sono ovate, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore e anch’esse molto profumate. La pianta butta a primavera, generalmente in marzo-aprile, fiori di colore giallo chiaro che formano una inflorescenza ad ombrella. Infine i frutti, le drupe, sono nere e lucide una volta che sono mature e all’interno contengono un solo seme. Le bacche maturano a ottobre-novembre e queste vengono usate per ‘profumare’ anche prodotti di uso comune. Ci sono altre particolarità? Sì e probabilmente pochi la conoscono: l’alloro è una pianta dionica, cioè i suoi fiori sono unisessuali. Questo significa che in una pianta nascono fiori maschili e in un’altra fiori femminili che produranno poi i frutti. L’unisessualità è un fattore associato all’evoluzione della specie: infatti inizialmente tutte le piante avevano fiori completi. Nei fiori femminili sono ora presenti 2-4 staminoidi, cioè residui di stami non funzionali, al pari di quelli maschili che presentano parti femminili atrofiche, non finalizzate alla riproduzione.

L’habitat naturale. L’alloro è un aroma mediterraneo, una pianta rustica che cresce bene in tutti i terreni, dunque coltivabile nell’orto, in giardino o sul balcone. In natura lo si trova in tutti i territori che si affacciano su questo mare: Spagna, Grecia, Asia Minore. E naturalmente in Italia dove cresce spontaneamente nelle zone centro-meridionali e lungo le coste, mentre nelle regioni settentrionali è coltivato e talvolta naturalizzato. È presente però anche in Svizzera, nonostante sia un territorio che non affaccia sul mare. L’alloro è così diffuso tanto che oggi si può parlare non soltanto di ‘macchia mediterranea’ ma anche di ‘macchia ad alloro’ o Lauretum, che prolifera nelle zone meno aride in cui si insedia la macchia. 

Dal nome, alla storia, alla mitologia. Il termine alloro deriva dal latino Laurus, sebbene alcuni gli attribuiscano una origine celtica da Lawur, “verdeggiante”, “sempreverde”. L’alloro, da sempre, simboleggia la gloria, il trionfo, la fama, l’onore e l’immortalità. Pensiamo all’antichità: in epoca greco-romana, corone di alloro erano poste sul capo di personaggi degni di stima come riconoscimento di massimo onore e sapienza. Ad esempio, i vincitori dei giochi Pitici, uno dei quattro giochi Panellenici dell’antica Grecia, che si tenevano nei pressi di Delfi e che prevedevano sia gare sportive sia competizioni per poeti e musicisti, erano incoronati di alloro, a conferimento del titolo di poeta laureato. Guarda caso questa concezione è tutt’ora viva: anche i nostri laureati, si mettono in capo l’alloro con nastri rossi, una volta discussa la tesi a conferma di essere diventati dottore nella disciplina di propria scelta. Ancora sono passate alla storia le effigie di Dante, sommo poeta della cultura letteraria italiana, con la corona di alloro ma non solo, il “lauro” è citato in altre opere eccelse, quali il canzoniere di Petrarca dove Laura, la donna amata dal poeta, viene in parte assimilata a questo arbusto, quale simbolo di rifiuto e inaccessibilità. Questa concezione deriva dal mito di Dafne e Apollo: costui si innamora perdutamente della ninfa Dafne dopo che Cupido, per vendetta, lo colpisce con uno dei suoi dardi. Quando Apollo le si dichiara, Dafne fugge terrorizzata e implora che Apollo possa cancellare ogni ‘ricordo’ e motivazione di innamoramento e così Gea, la Dea-Terra, trasforma Dafne in una pianta di alloro. Apollo non si arrende e decide di continuare ad omaggiare (e amare) Dafne piantando un albero di alloro nel proprio giardino, giurando di portarne per sempre qualche ramoscello sul capo. Ecco perché si dice che fu proprio Apollo a rendere l’alloro un albero sempreverde, onorando a vita la sua amata Dafne. Ed ecco anche perché l’alloro è stato consacrato alla divinità Apollo e a suo figlio, Asclepio, dio della medicina: per secoli infatti l’alloro venne usato per curare molte malattie, tra cui la peste. Ancora, sempre i miti, attribuiscono all’alloro il potere della divinazione: Apollo era infatti il dio dei vaticini, cioè dei profeti, tanto che Pizia, la sacerdotessa del dio usava masticare foglie di alloro prima di fare qualunque profezia.

Ma ci sono anche ‘dicerie’ di tradizione popolare: ad esempio si ritiene che ponendo delle foglie di alloro sotto il cuscino sia possibile vedere in sogno accadimenti futuri e ancora all’alloro è attribuita la capacità di scacciare gli spiriti maligni dalle case e/o di rompere gli incantesimi, da cui l’usanza di appendere fronde all’interno delle case. Infine, per molto tempo il Lauro è stato usato come rimedio contro la peste, mentre, nel Medioevo, le sue foglie erano considerate un rimedio naturale per regolarizzare il ciclo mestruale.

 

Gli usi. L’alloro è oggi largamente utilizzato in Italia per la preparazione di piatti della tradizione, specie in alcune regioni, ad esempio in Sicilia, tanto che quest’aroma è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) come prodotto tipico siciliano. Fino a poter essere considerato una specie ‘protetta’: la varietà Vlaamse laurier, l’alloro fiammingo, molto apprezzato nei paesi nordici e caratterizzato da una forma simmetrica e da una resistenza al freddo, è stato iscritto nel registro europeo IGP, indicazione geografica protetta. È usato in cucina per aromatizzare carni e pesci, brodi insieme agli altri aromi tradizionali (cipolla, sedano e carota), ma anche per preparare decotti rinfrescanti e dalle qualità digestive o per fare pediluvi, mentre unito allo spirito è impiegato nella preparazione di liquori aromatici, cui si riconoscono proprietà digestive, stimolanti, antisettiche, utile contro tosse e bronchite, Infine per uso domestico, è un antitarme naturale, sostituto della canfora, dal profumo decisamente più buono e delicato,.

In cosmesi, dalle bacche di alloro si ricava l’olio laurino, un olio aromatico, ingrediente principale dell’antichissimo sapone di Aleppo di cui si documenta l’uso fin dall’epoca babilonese, particolarmente adatto alle pelli delicate e a chi soffre di allergie e intolleranze ai profumi ed altri additivi comunemente presenti nei prodotti per l’igiene personale. Ancora, l’alloro un tempo veniva utilizzato per preservare libri e pergamene e per preparare le classiche coroncine d’alloro.

Qualche ricetta al sentore di alloro. Volete cimentarvi nella preparazione di qualche composto a base di alloro per uso esterno? Ve ne proponiamo tre:

  • POLVERE DI ALLORO: ingredienti: 1/2 cucchiaino di polvere, in 1 cucchiaino di miele

Pestate in un mortaio di legno o di pietra un pugno di bacche essiccate, fino a polverizzarle. Riponete la sostanza ottenuta in un barattolo di vetro a chiusura ermetica. Potrà essere usato come rimedio contro influenza, tosse, raffreddore, febbre, in aggiunta alle classiche terapie.

  • INFUSO: ingredienti: 3-5 foglie di alloro, 1 tazza d’acqua

Fate bollire dell’alloro, una volta pronto coprite il recipiente e lasciatelo in infusione per 10-15 min. Dopo averlo ben filtrato, l’infuso può essere bevuto per favorire la digestione o per contrastare inappetenza, dolori di stomaco e stati influenzali.

  • OLIO DI ALLORO: Ingredienti: 50 gr. di polvere di bacche d’alloro, 250 ml di olio di oliva

Polverizzate le bacche in un mortaio e poi ponete il composto ottenuto in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, unite l’olio d’oliva e lasciate riposare al caldo, vicino a una stufa o al calorifero per 30 giorni, agitando bene il barattolo tutti i giorni. Terminato questo tempo, l’olio può essere impiegato per fare massaggi o impacchi su contusioni, slogature, dolori reumatici, articolari e muscolari. Filtrate in caso di necessità solo quanto serve in modo che polvere continui a trasmettere i principi attivi liposolubili all’olio. Infine qualche goccia di olio di alloro ed una manciata di foglie possono essere aggiunte all’acqua per un bagno profumato e rivitalizzante contro stanchezza di origine nervosa e mal di testa.

La coltivazione. Far riprodurre l’alloro è molto facile, non solo perché, come detto, è una pianta rustica e resistente che ben si adatta a diversi tipi di terreno, ma anche perché la diffusione per seme è favorita dalla propagazione degli uccelli che ne consumano i frutti. In caso vogliate invece provvedere manualmente alla semina, dovete privare i semi del rivestimento esterno, facendoli bollire in acqua e lasciandoli in ammollo finché l’acqua non raffredda. La moltiplicazione avviene, altrettanto facilmente, in natura per polloni (la parte legnosa della pianta che sotto forma di ramo si sviluppa alla base) che spesso produce piccoli boschi da un solo individuo che non sono altro che dei cloni dell’albero di partenza, oppure artificialmente per talea, cioè tramite un virgulto appositamente tagliato e sistemato nel terreno e che dà vita ad un nuovo esemplare. Modalità questa che consente di mantenere intatte anche le caratteristiche genetiche dell’alloro. Nel caso vogliate velocizzare la crescita, potete impiegare degli ormoni radicanti. Sappiate che le talee di norma per radicare richiedono da una decina di giorni a qualche settimana. Vi farà piacere sapere che, a marzo, quando fiorisce l’alloro, soprattutto nei climi temperati freddi dove non ci sono altre fioriture importanti, è  fonte di nettare e polline per le api e questo sottolinea la sua ‘bontà’.

Dove e quando piantare l’alloro. Si adatta bene anche a diverse condizioni ambientali. Quindi potete scegliere di piantarlo in vaso, sul balcone nel vostro “giardinetto” di piante aromatiche o a terra, nell’orto o nel giardino. Potete esporlo alla luce diretta del sole o posizionarlo in zone ombreggiate. Abbiate cura di scegliere un terreno soffice, ben drenato e non eccessivamente ricco di sostanze nutritive.

L’innaffiatura. Non ci sono regole strette, occorre tuttavia fare attenzione che il terreno non diventi troppo asciutto, soprattutto durante la primavera-estate, quando va ben irrigato, mentre in inverno l’annaffiatura può essere sospesa, specie se le temperature diventano più rigide. Quando irrigate fate attenzione all’eventuale formazione di ristagni idrici che possono far marcire le radici, principale rischio di morte per la pianta.

La concimazione. Le stagioni più adatte per effettuarla sono la primavera e estate, così da favorire la crescita di foglie e radici. Utilizzate concimi a base di azoto, diluiti in acqua che somministrerete alla pianta ogni 15 giorni, in alternativa vanno bene anche concimi granulari a lenta cessione, aggiunti direttamente nel terreno ogni 3-4 mesi e che verranno disciolti gradualmente da piogge e umidità. Indicazione/raccomandazione generale: scegliete concimi ricchi anche di potassio, fosforo e microelementi per stimolare lo sviluppo equilibrato dell’alloro.

La potatura. Anche in questo caso non ci sono particolari indicazioni, ma la potatura è necessaria quando si coltiva l’alloro in vaso per regolarne l’altezza. La stagione ideale per compiere questa operazione è l’autunno, a settembre-ottobre, oppure in primavera, a marzo, fate la potatura utilizzando le cesoie e recidendo i germogli apicali. Per irrobustirlo e renderlo più folto, potate i rami basali, mentre tagliando i germogli laterali è possibile dare la forma desiderata alla chioma.

***

Le malattie. Abbiamo detto che l’alloro è una pianta resistente, ma questo non esclude che si possa ammalare. E uno dei rischi maggiori è rappresentato da numerosi parassiti, portatori di specifiche malattie. Tra queste l’oidio, o mal bianco, provocata da un fungo parassita che attacca le foglie e che è molto resistente ai trattamenti chimici e biologici, e la psilla, un piccolo insetto verde o marrone dalle lunghe ali membranose che danneggia il fogliame. Potete prevenire questi danni? Sì, facendo molta attenzione al fattore umidità, quindi all’irrigazione e al posizionamento delle piante non in ambienti umidi.

Perché coltivare l’alloro? Ci sono diversi buoni motivi, lo avrete capito: è una bella pianta ornamentale, nei parchi e nei giardini, è un aroma gradevole per la vostra cucina, per la preparazione di infusi, ricchi di vitamine con l’utilizzo di foglie e bacche e per produrre oli essenziali con proprietà terapeutiche.

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