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Fumo e alcol causano danni precoci alle arterie degli adolescenti

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Sigaretta sempre accesa e bevute di gruppo, spesso fino a essere francamente ubriachi e sentirsi male. Sono comportamenti fin troppo comuni tra gli adolescenti, assunti più per sentirsi inseriti e apprezzati dai coetanei che per reale piacere individuale o spirito goliardico. Nella generale convinzione che sfidare i limiti del proprio corpo e avere il “coraggio” di osare più degli altri serva ad affermare il proprio valore.

Ma si tratta di una convinzione quanto mai rischiosa, oltre che del tutto errata, perché anche un corpo giovane e sano patisce notevolmente degli effetti tossici di fumo e alcol. E non soltanto dopo anni di consumo smodato, ma anche nell’immediato e per quantità modeste, soprattutto quando la loro assunzione avviene in contemporanea, moltiplicando i danni a più livelli, spesso in modo sinergico.

Gli effetti dannosi per l’organismo

Anche quando considerati singolarmente, fumo e alcol sono dannosi per l’organismo su vari fronti. Il primo, promuove patologie respiratorie e diversi tipi tumori (primo tra tutti quello del polmone, ma anche della bocca e della gola, dello stomaco, del colon-retto e del seno), riduce la fertilità, aumenta il rischio cardiovascolare e metabolico e complica malattie acute e croniche già presenti, soprattutto di tipo infiammatorio e autoimmunitario.

L’alcol, invece, è neurotossico (a livello centrale e periferico), dannoso per il fegato (promuove la fibrosi e la cirrosi epatica), per i reni e per l’apparato gastroenterico e, se assunto in eccesso, anche per quello cardiovascolare (laddove per “eccesso” si intende più di un paio di bicchieri di vino al giorno, limite oltre il quale ogni ipotetico beneficio viene meno). Per non parlare dei rischi conseguenti agli effetti psicotropi e sensitivi degli alcolici (euforia, riduzione dei riflessi, sonnolenza, alterazioni della visione ecc.), spesso causa di incidenti stradali e comportamenti borderline.

Quando la sigaretta sta in una mano e il bicchiere nell’altra, i problemi rapidamente si moltiplicano, anche se le mani in questione sono quelle di adolescenti imberbi (o quasi), apparentemente immuni da disturbi e malattie acute o croniche e ben lontani da fenomeni degenerativi vascolari tipici dell’età avanzata, come l’arteriosclerosi.

Giovani arterie a rischio

Uno studio condotto in collaborazione tra alcuni prestigiosi istituti clinici del Regno Unito (l’University College e il King’s College di Londra, il St. Thomas’ Hospital e l’Università di Bristol) e il Queen Silvia Children’s Hospital di Göteborg (Svezia) ha indicato che fumo e alcol promuovono l’insorgenza precoce di rigidità e ispessimento delle pareti delle arterie già in ragazzi di 17 anni che assumono solo uno dei due o entrambi, anche da periodi di tempo relativamente brevi (1-5 anni).

L’entità dei danni vascolari citati, misurati indirettamente come velocità di flusso del sangue tra carotide e arteria femorale con doppler pulsato (Pulse Wave Velocity, PWV), è apparsa correlata al numero di sigarette fumate e alla quantità di alcol assunto, risultando in entrambi i casi crescente con l’aumentare del consumo di ciascuna sostanza e particolarmente marcata quando fumo e alcol erano combinati tra loro.

Ma c’è anche una buona notizia: smettere di fumare e bere quando il processo arteriosclerotico è appena avviato permette di farlo regredire in modo completo, riportando le arterie dei ragazzi ex-fumatori ed “ex-bevitori” in condizioni paragonabili a quelle dei coetanei mai fumatori e da sempre astemi. Un risultato che non si può, invece, sperare di ottenere più in là negli anni e che dovrebbe indurre a disincentivare fortemente l’uso di fumo e alcolici nei giovani, anche per prevenire il consolidamento di due abitudini decisamente dannose.

Fonti:

  • Articolo: Charakida M et al. Early vascular damage from smoking and alcohol in teenage years: the ALSPAC study. European Heart Journal 2019;40:345-353
  • Editoriale: Münzel T et al. Double hazard of smoking and alcohol on vascular function in adolescents. European Heart Journal 2019;40:354-356

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