La sindrome metabolica non è propriamente una malattia, ma una condizione complessa definita dalla simultanea presenza di noti fattori di rischio cardiovascolare quali obesità (soprattutto di tipo “centrale”, ossia a livello dell’addome), dislipidemie (in particolare, bassi livelli di colesterolo “buono” Hdl e innalzamento dei trigliceridi), alterazioni della glicemia e della pressione arteriosa.
Chi presenta caratteristiche tali da rientrare nella definizione di sindrome metabolica non deve considerarsi malato, ma è esposto a un’elevata probabilità di sviluppare patologie cardiometaboliche croniche (diabete di tipo 2, aterosclerosi, arteriopatia, coronaropatie, disturbi renali ecc.) e di andare incontro a eventi cardiovascolari acuti: probabilità che potrà essere ridotta soltanto attraverso una seria revisione dello stile di vita (in particolare, dieta sana e bilanciata, attività fisica regolare e abolizione del fumo) e, se necessario, ricorrendo a terapie farmacologiche in grado di correggere i parametri metabolici alterati.
A essere interessati da sindrome metabolica sono soprattutto le persone con un’età superiore a 40-45 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, a causa della sempre maggiore diffusione di stili di vita inadeguati e del sovrappeso, anche in età pediatrica, si è assistito a un aumento dei casi di sindrome metabolica nell’adolescenza e tra i giovani adulti.