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L’overdose di questi farmaci è di tipo cronico ed è dovuta quasi sempre ad un’incauta terapia. Le reazioni possono essere viste come un’esagerata espressione delle loro proprietà farmacologiche. Una volta raggiunti i livelli tossici il soggetto avverte confusione mentale, vomito, diarrea e disturbi visivi. Successivamente si manifesta bradicardia e sovrapposizione di aritmie che possono sfociare in tachiaritmie.

Diagnosi e trattamento

L’anamnesi e i segni clinici sono sufficienti a fare la diagnosi, ma almeno per la digossina deve essere con la misurazione dei livelli plasmatici. Entro le 18-20 ore dall’ingestione acuta, lo stomaco dovrebbe essere svotato inducendo il vomito, subito dopo si può dare una dose di carbone attivo (100gr per un adulto, 25 per un bambino). Per l’ipokalemia si può somministrare potassio in vena. Per i soggetti affetti da malattie cardiache e per quelli che mostrano un blocco atrio ventricolare può essere necessario un pacemaker endovenoso.

Fonte: Vadecum di terapia degli avvelenamenti di Roy Goulding

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