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Vita familiare e disturbo ossessivo compulsivo

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Il disturbo ossessivo compulsivo è una malattia in grado di stravolgere le persone che ne sono affette, modifiìcandone del tutto le abitudini, le attività e la qualità della vita, ma estende le sue conseguenze alla famiglia del paziente causando una condizione di vita difficile e impegnativa.
Un aiuto per le famiglie può venire da alcune linee guida, seguendo le quali può essere possibile stabilire un clima di comprensione e collaborazione in famiglia.
Se in aggiunta la famiglia utilizza anche la guida di uno specialista consulente che possa dare il suo contributo di esperto, la malattia potrà essere affrontata e trattata con efficacia e risultati migliori.

  • Saper riconoscere i segnali della malattia.
  • Stare attenti ai cambiamenti di comportamento del proprio familiare, evitando di sottovalutare fatti e atteggiamenti nuovi, non precedentemente registrati.

Tra questi prendere nota di:

  • azioni ripetute, anche più volte.
  • lunghe permanenze, non giustificabili, in termini di tempo nelle cure della persona in bagno, nel vestirsi.
  • Atteggiamento di scarsa considerazione di se, o bisogno ripetuto di essere rassicurati.
  • Gesti ed azioni molto semplici che vengono espletati in tempi eccessivi anziché in minuti
  • Essere costantemente ritardatari.
  • Manifesto stato di allerta per fatti e dettagli di scarsa importanza.
  • Risposte emotive esagerate rispetto a cose trascurabili.
  • Sonno disturbato o non svolto in modo adeguato, stando svegli a fare faccende varie nella notte fino a tardi.
  • Comportamenti ed abitudini alimentari non proporzionati.
  • Uno stato di irritabilità o di indecisione.
  • Un atteggiamento del paziente che evita le relazioni familiari, soprattutto allorché fatte occasione di critiche o di accuse.

In tutti questi casi i familiari dovrebbero considerare questi elementi come effetti del disturbo ossessivo compulsivo e non come estrosità del carattere del proprio familiare.

Sostenere il familiare non mostrandosi troppo esigenti.

Di fronte a reazioni emotive del paziente, alla scontentezza di se, ai cambiamenti che stravolgono le sue emozioni offrire la propria soddisfazione per il miglioramento conseguiti, spiegando al paziente che l’impegno da lui prestato ha prodotto migliori risultati.

Il miglioramento e i tempi impiegati non sono prevedibili.

I progressi del paziente sono individuali e non possono essere  posti in un termine di paragone con altri pazienti o conoscenti della famiglia.

Va bene incoraggiare il paziente a conseguire migliori risultati ma evitando che la cosa gli generi uno stress.

Non esprimere il proprio disagio di vita rispetto alle condizioni del paziente.

Evitare di fare confronti tra le condizioni di vita normali sia del paziente che dei familiari prima che la malattia prendesse piede, in quanto questo potrebbe aggravare i sintomi. Piuttosto potrebbe costituire un aiuto per il proprio familiare ammalato fargli notare i progressi conseguiti, facendogli apparire i sintomi peggiori come fatti del passato, dandogli merito per il suo impegno verso la guarigione.
Il paziente si renderà conto del sostegno dei propri familiari, assumerà un ruolo attivo, incoraggiandosi dei risultati sempre migliori conseguiti per il raggiungimento dell’obiettivo guarigione.

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