Cure dell’ictus, nuovo farmaco per i coaguli di sangue
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha recentemente approvato Tenecteplase, che somministrato in vena agisce sulla fibrina del trombo responsabile dell’ictus ischemico, permettendo un rapido recupero.
Nel trattamento dell’ictus ischemico, caratterizzato da un’interruzione improvvisa dell’afflusso di sangue al cervello, il trattamento tempestivo è fondamentale.

Prima si riesce a ripristinare l’irrorazione sanguigna nella zona colpita, maggiori sono le probabilità che la persona recuperi le sue normali funzioni in termine di abilità cognitive, linguaggio e movimento. Per questo motivo è essenziale non sottovalutare segnali come difficoltà di parola, asimmetria nell’espressione facciale, impossibilità di tenere un arto sollevato o di compiere movimenti. Se succede, è essenziale recarsi subito al pronto soccorso, in ambulanza e possibilmente in un ospedale provvisto di Stroke Unit. L’intervento nelle prime ore è essenziale, perché la terapia farmacologica tempestiva permette molto spesso di risolvere il problema acuto senza conseguenze permanenti.
Tenecteplase, innovativa opzione terapeutica
Di recente, il trattamento dell’ictus ischemico si è arricchito di un nuovo farmaco, che rappresenta un importante passo in avanti nel trattamento di questa patologia acuta. Si tratta di Tenecteplase, approvato la scorsa estate dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) in fascia H, nella formulazione 25mg per uso ospedaliero entro 4,5 ore dalla comparsa dei sintomi, dopo che gli accertamenti medici hanno escluso un ictus di tipo emorragico. Tenecteplase è infatti specifico per l’ictus ischemico, che compare quando la circolazione sanguigna a livello cerebrale viene impedita a causa di un trombo, ossia di un coagulo di sangue che ne impedisce l’afflusso a un’area del cervello. Si tratta di un farmaco “attivatore ricombinante del plasminogeno fibrino-specifico”. In parole più semplici, si lega alla fibrina, proteina che costituisce il trombo e favorisce la sintesi di plasmina, che scioglie il coagulo. È un farmaco efficace perché dura più a lungo nell’organismo, è specifico e ben tollerato. Evidenze scientifiche hanno messo in luce le sue maggiori capacità di ridurre le conseguenze di disabilità.

Gli studi a sostegno della validità del trattamento
Altra innovazione della terapia con Tenecteplase è la modalità di somministrazione: è infatti sufficiente un bolo, ossia un’unica infusione endovena della durata di 5-10 secondi, per agire contro il trombo e rivascolarizzare la circolazione cerebrale. Il farmaco tradizionale di trattamento, Alteplase, che rappresenta comunque una terapia valida, richiedeva invece una infusione prolungata. L’impiego di Tenecteplase si traduce in un migliore esito della cura dell’ictus e in condizioni più favorevoli al momento della dimissione, perché accorcia i tempi tra l’arrivo in ospedale, la rivascolarizzazione cerebrale e il trasferimento in Stroke Unit. Il farmaco si può utilizzare sia da solo, come unica terapia, sia in associazione ad altri interventi per il trattamento dell’ictus ischemico, come è successo presso il reparto di Neurologia e Stroke Unit dell’ospedale Cardarelli di Napoli, diretto da Vincenzo Andreone, dove in una paziente il coagulo è stato rimosso anche grazie a una procedura endovascolare di trombectomia meccanica.
Ictus, l’importanza di un intervento rapido
Le nuove opzioni terapeutiche rappresentano un fondamentale passo in avanti per il trattamento dell’ictus, in questo caso ischemico. Questa patologia acuta, che comprende anche l’ictus emorragico, più raro ma più grave, secondo i dati del ministero della Salute causa il decesso di circa sette milioni di persone nel mondo e provoca forme di disabilità. Secondo le stime di Alice Italia Odv, l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, nel nostro Paese sono circa 940 mila le persone reduci da esiti di ictus e ogni anno ne sono colpite circa 90 mila. Ben vengano quindi nuovi trattamenti più efficaci e meglio tollerati, ma gli esperti ribadiscono l’importanza di non sottovalutare segnali apparentemente banali e di non attendere un miglioramento spontaneo se la persona ha una perdita di coscienza anche parziale, ha la visione offuscata, non riesce a parlare o a muovere una parte del corpo. È anche essenziale la prevenzione: controlli regolari della pressione arteriosa e analisi del sangue possono mettere in luce condizioni che predispongono non solo all’ictus ma anche alle malattie cardiovascolari, consentendo un intervento che va dalla perdita di peso all’assunzione di farmaci specifici, antipertensivi e antiaggreganti.
Nuova terapia dell’Ictus Cerebrale Ischemico a cura di Roberta Raviolo, Giornalista Scientifica


























