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Il periodo delle vacanze di Natale, con il corredo di addobbi ed icone pubblicitarie e tutta la retorica della famiglia e dei buoni sentimenti che le accompagnano, possono rivelarsi a volte e per alcuni una sorta di “trappola” emotiva, evidenziando dolorosamente la discrepanza tra immagini idealizzate, desideri, aspirazioni e gli aspetti della propria realtà. Tutto questo può comportare effetti negativi per salute e benessere con significativi aumenti dei livelli di stress e talvolta con ricadute in problematiche di ansia e depressione
Questo vale un po’ per tutti ma in maniera sicuramente più incisiva per le famiglie in cui c’è stata una separazione. Naturalmente se la separazione è recente la difficoltà e lo scompenso sono più evidenti, ma non sempre il tempo sana tutte le ferite ed il periodo natalizio funziona da ”riattivatore” emotivo oltre che “organizzativo”.

La sera della Vigilia, il giorno di Natale, S. Silvestro, Capodanno e l’Epifania possono diventare giorni nei quali, anziché respirare un’aria di condivisione e di festa, si respira aria di conflitto.

Sono all’ordine del giorno litigi e tensioni tra genitori riguardo alla gestione della collocazione e delle visite dei figli, ai regali, alle visite ai nonni, ai compiti per le vacanze…perfino al guardaroba che ogni bambino deve portare.

Il giudice in sede di separazione sancisce, con una formula standard prestampata che dovrebbe andar bene per tutti, dove e con chi i figli devono essere collocati in base ad un’alternanza di giorni (vigilia con uno, Natale con l’altro) o di anno (un anno con il papà e quello successivo con la mamma). Ma nella realtà questo non sempre funziona e anzi a volte la pedissequa osservanza di quanto scritto diventa un pretesto di conflitto. Potremmo dire che l’unica regola è che non esistono regole, se non quelle che i genitori saranno capaci di darsi per aiutare i figli a respirare un clima sereno.

I genitori separati si trovano ad affrontare decisioni difficili, da ponderare con attenzione: il dispiacere dei bambini, l’eccesso di doni e di promesse (con un valore per lo più compensativo) l’eventuale opportunità di riunire per l’occasione tutta la famiglia, l’allargamento del contesto con l’inclusione di eventuali nuovi partners….
È importante tener conto di una cosa: Tutti hanno da fare i conti con una perdita (in linguaggio tecnico si dice un lutto) e per tutti il Natale e le Festività di Fine Anno saranno qualcosa di diverso e di parziale sia rispetto alla immagine ideale e perfetta della fantasia sia rispetto al ricordo delle festività passate.

I bambini hanno sperimentato o stanno sperimentato la perdita di quella sicurezza familiare che consideravano un po’ scontata. Si troveranno a non avere o l’uno o l’altro dei genitori, a meno che questi non decidano di trascorrere insieme le festività. In questo caso però è necessario che facciano molta attenzione sia a non istillare nei figli false aspettative di possibili riconciliazioni sia al clima relazionale tra di loro che, se troppo teso, potrebbe avere sulla prole un effetto contrario alle intenzioni, facendoli tra l’altro sentire responsabili di cose di cui invece non hanno alcuna responsabilità.da tutta la situazione i bambini potranno trarre dei vantaggi secondari, quali doppi regali, doppi festeggiamenti, doppie vacanze sulla neve. Il rischio è che, se non aiutati ed accompagnati ad attraversare il dolore della perdita, cinicamente si assestino su una modalità di anestesizzazione del dolore attraverso l’accumulazione di oggetti.

I singoli genitori oltre a vivere la perdita (voluta o subita) del partner e dell’unità familiare, vivono l’imbarazzo ed il peso di responsabilità derivanti dal dover fronteggiare da soli i figli, le loro aspettative e delusioni ed i festeggiamenti che riescono ad approntare per loro. Nei giorni poi in cui i bambini sono con l’altro genitore ognuno dovrà confrontarsi con la propria solitudine e “diversità” circondato probabilmente da famigliole “normali” guardate con un misto di invidia e di senso fallimento. Gli ex-coniugi infatti, indipendentemente infatti dalla storia che li ha portati alla separazione, si trovano a sentirsi comunque responsabili del terremoto che si è abbattuto sulle loro famiglie, in colpa per non essere stati capaci di garantire ai figli il massimo e il miglior Natale possibile, come per tutti gli altri.

I nonni (e tutti gli altri componenti delle famiglie d’origine) devono anche loro prendere atto di una perdita, di un tempo parziale, di un’armonia (o di un’illusione di armonia) che è andata persa. Se scattano impulsi protettivi del figliofiglia soloa e sfortunatoa, spunti competitivi tra le famiglie, bisogni di affermazione di ruolo, di appropriazione dei legami affettivi, tutto questo non aiuta certo i bambini, tirati dentro in conflitti che possono straziarli e farli sentire responsabili e colpevoli di mancanza di lealtà.
Se poi ci sono nuovi compagni o nuove compagne la situazione si complica ulteriormente e diventa ancora più delicata. Per carità esistono famiglie ricomposte che funzionano, ma questo è sempre il risultato di un lento ed attentissimo lavoro di cesello che non vuole imporre modelli idealizzati e preconfezionati ma che parte dal riconoscimento e dalla valorizzazione della particolare storia di ogni componente e dove gli adulti e le loro aspirazioni devono cedere il passo alle esigenze dei più piccoli. E’ una questione di tempo e di gradualità, oltre che di onestà ed affidabilità. Del resto questi sono gli ingredienti alla base della fiducia e la fiducia è il tessuto connettivo di ogni valida relazione familiare.

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