La sindrome fibromialgica, più comunemente conosciuta come fibromialgia, rappresenta un vero e proprio enigma, come recentemente sottolineato da alcuni autori (Häuser et al, 2019). Negli ultimi tre decenni l’accettazione, anche se non sempre unanime, della diagnosi di fibromialgia ha comportato un incremento non giustificato del numero dei casi; infatti per una diagnosi corretta sono necessarie delle linee guida accettate dalla comunità scientifica internazionale.
Il disturbo più importante è rappresentato dal dolore cronico diffuso insieme a due sintomi cosiddetti maggiori, la stanchezza e il sonno non ristoratore. Nella revisione del 2016 (Wolfe et al, 2016), oltre ai criteri su riportati, è stata segnalata la necessità di sottoporre il paziente ad attente visite mediche, che comprendano una valutazione anamnestica e obiettiva. In particolare questa revisione combina i criteri medici con quelli relativi ai questionari somministrati ai pazienti, minimizza l’errata classificazione dei disturbi regionali del dolore ed elimina le precedenti confuse raccomandazione relative alle esclusioni diagnostiche. Viene anche ridotta l’importanza delle schede di autovalutazione nella diagnosi clinica del singolo paziente, su cui erano basati i precedenti criteri.
Anche se allo stato non esistono esami di laboratorio specifici per la diagnosi di questa sindrome, attente visite mediche, soprattutto in campo reumatologico e neurologico, e l’esecuzione di indagini strumentali e di laboratorio sono fondamentali per escludere altre patologie.
Bibliografia
Häuser W et al. Fibromyalgia syndrome: under-, over- and misdiagnosis, Clin Exp Rheumatol 2019; 37 (Suppl. 116): S90-S97
Wolfe F et al. 2016 Revisions to the 2010/2011 fibromyalgia diagnostic criteria. Semin Arthritis Rheum, 2016; 46: 319-329.