La lussazione della spalla, in quanto evento traumatico che provoca la fuoriuscita di un osso dalla sua struttura articolare, è sicuramente riducibile con una manovra medica che ripristina la parte infortunata, ma da quel momento in poi occorre seguire un successivo trattamento che poi determinerà o meno la guarigione della spalla e la ripresa delle sue funzioni.
Esercizi di riabilitazione diretti a ripristinare i movimenti, ma anche a rafforzare e consolidare l’articolazione, unitamente ad un monitoraggio clinico basato su indagini di controllo sullo stato post-traumatico della spalla e un costante trattamento terapeutico potranno mettere al riparo la parte dal rischio delle recidive.
Può infatti accadere che la spalla esca nuovamente dalla propria sede, anche a distanza di tempo dal primo evento traumatico, dando luogo a una nuova lussazione.
Le recidive possono riguardare statisticamente circa la metà dei casi di lussazione, in dipendenza al tipo di trauma e ai danni provocati all’articolazione dal primo fatto traumatico.
Nei casi in cui l’episodio si ripeta, dopo una prima lussazione, questo può indicare che la spalla non ha ancora raggiunto un livello di stabilità, pur avendo praticato un adeguato programma riabilitativo.
In questi casi sarebbero da evitare gli sport che richiedono l’impiego delle braccia a livelli superiore a quello delle spalle e della testa.
In genere ai pazienti che hanno già subito delle recidive può essere consigliato un intervento chirurgico, che non dovrebbe essere troppo procrastinato per evitare che la struttura articolari si danneggi ulteriormente.
Ai pazienti ai quali è stato riscontrato un danno dei legamenti e della struttura capsulare, ma che hanno subito solo una o due recidive, può essere consigliato un intervento in artroscopia per la riparazione e stabilizzazione della spalla.
Ai pazienti che hanno invece già subito molte recidive ed anche una condizione di maggiori danni dei legamenti, dei tessuti e muscoli attorno all’articolazione può essere consigliato un intervento chirurgico non artroscopico, come nei casi di pazienti/atleti con un tipo di spalla meno stabile per via di particolari attività sportive da “lanciatori o tiratori”, dove l’uso continuato e le continue sollecitazioni alla spalla concorrono a d una minore tenuta della struttura articolare.
In questi casi occorre indagare attentamente sulle reali condizioni della spalla, ed intervenire con il tipo di trattamento più indicato per riportarla alla sua stabilità, con un adeguato programma riabilitativo, non escludendo la necessità di rendere il paziente consapevole della sua condizione rispetto allo stile di vita necessario alla guarigione della spalla, incluso la scelta dell’attività sportiva più indicata.