Tradizionalmente si dice “Anno Nuovo, Vita Nuova” ed in questa frase sono racchiusi sia il passaggio che il rinnovamento, due elementi fondamentali che scandiscono lo scorrere del tempo non solo sul piano fisico ma anche su quello psichico.
La natura ha un andamento ciclico che si ripete continuamente pur nella sua incessante metamorfosi ed evoluzione; la natura psichica ha bisogno invece di tempi di passaggio definiti e simbolicamente rappresentati come il Capodanno, momento di Fine ed Inizio di un Nuovo Anno.
Del resto è un periodo di festività antichissimo che si perde nella notte dei tempi. Sicuramente ha a che vedere con i culti arcaici collegati l’agricoltura. Nell’antica Roma si festeggiavano nel periodo che precedeva il solstizio di inverno i Saturnalia in onore del dio Saturno appunto che presiedeva al passaggio tra il sole che muore ed il nuovo che deve rinascere. Saturno è anche il dio che ritira simbolicamente i dadi e li rigetta, alla ricerca di nuove combinazioni. Una curiosità: si ritiene che il gioco della Tombola, che è un classico gioco natalizio, derivi con tutte le successive modificazioni ed assimilazioni, dal Grande Gioco del Dio. Non a caso la tradizione cristiana ha collocato la nascita del Cristo proprio in questo periodo dell’anno. Le Saturnalia coincidevanoo anche con le celebrazioni per il dio Giano, il dio dalle due facce a cui è dedicato il primo mese dell’anno, gennaio. Giano, che non era una divinità greca ma italica, secondo tradizione regolava tutti gli inizi e passaggi, come le soglie delle case, le porte ed aveva ricevuto da Saturno il dono di conoscere il passato ed il futuro.
Tutto questo excursus storico-culturale per sottolineare come i giorni di fine anno con la frenesia, inquietudine, malinconia, apprensione ecc. che li accompagnano non sono solo il risultato della nostra società consumistica ma fanno riferimento a moti dell’animo umano molto più antichi ed universali.
É un tempo di bilanci, di propositi. Ma propositi e i bilanci sono spesso carichi di giudizi e di confronti. Ci si sofferma su ciò che non è andato o è mancato. Difficilmente si mette in discussione l’obiettivo più o meno idealizzato che ci eravamo prefisso, non tanto in riferimento al suo raggiungimento, ma al senso profondo che aveva per noi e per la nostra vita.
Tendiamo a focalizzare su ciò che è andato “storto”, lambiccandoci il cervello per operare un “raddrizzamento”. E se invece quell’elemento “storto” rappresentasse la possibilità di guardare da un’angolatura diversa?
Tendiamo a ripetere sempre gli stessi schemi (di interpretazione della realtà, di comportamento, di reazione). Il vero rinnovamento passa attraverso il cambiamento….
Si, cambiamento è la parola magica.
Cambiare vuol dire affrontare un processo, una transizione da uno stato interiore ad un altro; vuol dire perdere parti di noi, accogliere il diverso, rimanere nell’incertezza, perché è un processo che può avere tempi lunghi.
Senza paura del vuoto, perché è necessario spazio per il nuovo.