Il jet-lag è un disturbo del sonno che interessa chi viaggia attraversando almeno 3-4 fusi orari, verso ovest o verso est, dovuto principalmente al temporaneo venir meno della sincronizzazione tra orologio biologico interno (ritmo circadiano) e variazioni della luce ambientale nelle diverse ore del giorno.
Per sua natura, il jet-lag è un fastidio transitorio, che non ha un impatto significativo sulla salute generale e che tende spontaneamente ad attenuarsi nell’arco di alcuni giorni, man mano che l’orologio biologico si riprogramma, allineandosi agli orari e all’alternanza luce-buio del luogo di destinazione.
Ciò non toglie che, se si effettuano viaggi lavoro o di piacere di pochi giorni, soffrire di jet-lag può compromettere gli scopi della trasferta o comunque rendere l’esperienza ben poco piacevole.
Un disturbo analogo al jet-lag interessa i lavoratori che devono assolvere alle proprie mansioni su turni che coinvolgono in tutto o in parte le ore notturne.
In questi casi, per ragioni intrinseche alla necessità di rimanere innaturalmente svegli durante la notte e di dormire durante il giorno, l’alterazione del ritmo sonno-veglia è più difficile da gestire e, con il tempo, può avere ripercussioni psicofisiche considerevoli, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (a partire dall’ipertensione), disturbi digestivi, alterazioni dell’appetito e del metabolismo, disfunzioni endocrine, riduzione della fertilità e disturbi psichiatrici.