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Qualunque attività fisica e cognitiva svolta dalle donne intorno ai 40-55 anni è in grado di proteggere le funzioni intellettive negli anni successivi della vita, riducendo il rischio di sviluppare declino cognitivo e demenza di vario tipo e livello di severità. Ve l’avevano già detto? Molto probabilmente, sì, perché gli studi in questo ambito condotti negli ultimi decenni sono stati molti.

Il valore aggiunto insito nei risultati della ricerca condotta presso l’Università di Göteborg (Svezia) è dato dal periodo di osservazione particolarmente prolungato (il follow-up è stato addirittura 44 anni) e dalla precisazione degli effetti protettivi dell’attività fisica e cognitiva nei confronti, rispettivamente, della demenza vascolare e della malattia di Alzheimer.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista di settore Neurology, ha coinvolto 800 donne con un’età media all’arruolamento di 44 anni (nell’intervallo 38-54 anni), selezionate nell’ambito della popolazione generale. Per tutte le partecipanti, all’inizio della valutazione sono state registrate le attività intellettive, artistiche, manuali, sociali, religiose e sportive abitualmente svolte ed è, quindi, stato avviato un monitoraggio periodico delle prestazioni cognitive, dal 1968 al 2012.

Nel corso del follow-up, 194 donne hanno ricevuto una diagnosi di demenza, 102 di malattia di Alzheimer, 27 di demenza vascolare, 41 di demenza mista e 81 di demenza associata a malattia cerebrovascolare. Tutte le diagnosi sono state formulate sulla base dei criteri previsti nel periodo di riferimento, tenendo conto degli esiti di interviste neuropsichiatriche, visite ed esami, dati raccolti nelle cartelle cliniche e nei registri di pazienti.

Dall’analisi delle informazioni disponibili è emerso che, in generale, le donne che si mantengono intellettualmente attive tra i 40 e i 55 anni hanno un rischio ridotto di circa un terzo (-34%) di sviluppare una forma di demenza. La protezione è risultata particolarmente marcata nei confronti della malattia di Alzheimer, il cui riscontro sarebbe praticamente dimezzato (-46%) rispetto alle donne meno inclini a leggere, studiare, ascoltare musica, seguire corsi, frequentare musei, andare a teatro o al cinema.

Ancora più favorevole si è dimostrato l’impatto dell’esercizio fisico, in particolare nei confronti delle demenze miste e delle forme correlate a malattie cerebrovascolari. Il rischio di sviluppare le prime è risultato, infatti, inferiore del 57% tra le donne fisicamente più attive, mentre quello di sviluppare demenza correlata a malattie cerebrovascolari è risultato diminuito del 53%.

L’entità di questi effetti preventivi è a dir poco sorprendente se si considera che, attualmente, la medicina dispone di ben poche armi (peraltro, di efficacia molto limitata) per proteggere da queste malattie neurodegenerative e che gli esiti citati sono stati ottenuti dopo aver escluso i principali fattori confondenti come il livello di istruzione, lo status socioeconomico, la presenza di ipertensione, diabete o malattie cardiovascolari, il peso corporeo, il fumo, lo stress e la depressione.

Naturalmente, prima di arrivare a conclusioni definitive, servono ulteriori conferme, ma nell’attesa vale la pena mettere al bando ogni pigrizia e provare a mantenersi il più possibile attivi intellettualmente e fisicamente, che ne dite?

Fonte

Najar J et al. Cognitive and physical activity and dementia. A 44-year longitudinal population study of women. Neurology 2019;92:e1322-e1330. doi:10.1212/WNL.0000000000007021 (https://n.neurology.org/content/92/12/e1322.long)

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