L’insonnia è un disturbo del sonno estremamente comune che può interessare persone di tutte le età per ragioni differenti e presentarsi in varie forme e varianti, accomunate dal fatto di impedire di dormire un numero di ore sufficiente o comunque di riposare in modo adeguato.
In particolare, esistono: un’insonnia “iniziale”, caratterizzata principalmente da difficoltà ad addormentarsi; un’insonnia “terminale”, caratterizzata da risvegli precoci, nel cuore della notte o all’alba, con successiva impossibilità di riaddormentarsi; un’insonnia “centrale”, caratterizzata da sonno disturbato con risvegli, anche brevi o incompleti, ma ripetuti durante la nottata, che impediscono di raggiungere gli stati di sonno più profondo e riposante.
In relazione alla frequenza e alla durata delle difficoltà a dormire, si distingue tra insonnia occasionale, ricorrente o cronica, mentre in relazione alla causa vengono individuate un’insonnia secondaria, ossia indotta da circostanze, fattori o patologie specifici, riconoscibili, oppure primaria, ossia legata ad alterazioni dei meccanismi fisiologici che inducono e mantengono il sonno e/o a una de-sincronizzazione dell’orologio biologico (ritmi circadiani), non legata a interferenze esterne.
L’insonnia occasionale è un sicuro fastidio, ma non comporta particolari rischi per la salute generale, salvo esporre a una maggiore probabilità di incidenti a causa della stanchezza residua, il giorno successivo.
L’insonnia ricorrente o cronica, invece, non va trascurata e deve essere sempre segnalata al medico poiché, oltre a causare persistente stanchezza, malessere generale e calo delle prestazioni durante la giornata, un sonno insufficiente o di scarsa qualità ha significative ripercussioni negative sulla salute fisica e psichica.
In particolare, è stata dimostrata una forte correlazione tra insonnia e aumento del rischio cardiovascolare, legata principalmente all’impossibilità di beneficiare della fisiologica riduzione notturna della pressione arteriosa e all’interferenza negativa del sonno inadeguato sulla regolazione della glicemia e dell’appetito, con conseguente maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2, sovrappeso/obesità e sindrome metabolica.
Inoltre, è ormai accertato uno stretto legame biunivoco tra insonnia e disturbi dell’umore come ansia e depressione e/o disturbi del comportamento alimentare.
Talvolta, l’insonnia può essere associata anche a squilibri endocrini e riduzione della fertilità e, nella donna, sono tipici la comparsa o il peggioramento di disturbi del sonno nelle fasi iniziali della menopausa, in concomitanza con la riduzione dei livelli di estrogeni che caratterizza la fine dell’età fertile.