L’infarto miocardiaco acuto, che in Italia colpisce ogni anno circa 100.000 persone, corrisponde alla morte di una parte del muscolo cardiaco a causa di un’interruzione del rifornimento di ossigeno e di sostanze nutritive (ischemia), dovuta all’occlusione improvvisa di un’arteria coronaria.
La porzione di muscolo cardiaco danneggiata è tanto più estesa quanto più duratura è l’ischemia: se l’area interessata è piccola e si interviene rapidamente per ripristinare il flusso sanguigno, i danni sono minimi; viceversa, se il danno interessa una grossa porzione di tessuto miocardico, dopo la remissione dall’evento acuto, si può sviluppare una seria insufficienza cardiaca ad andamento cronico, che comporta un’invalidità di grado variabile e una generale riduzione della qualità di vita; se l’ischemia cardiaca è molto estesa e/o non viene affrontata tempestivamente, il cuore cessa di contrarsi, con esito letale.