I cinque sensi, ossia vista, udito, olfatto, gusto e tatto, sono la nostra finestra sul mondo: ci permettono di percepire ciò che sta oltre i confini del nostro corpo e di interagire attivamente con quanto ci circonda, in modo semplice e immediato. Quando tutto funziona bene, non sempre ci si accorge della loro importanza, ma quando uno di essi viene compromesso in modo significativo iniziano i problemi. Per questo, fin dove possibile, è importante prevenire danni agli organi della sensibilità e alle strutture nervose che li collegano con il cervello. Nel caso dell’udito, per esempio, è bene evitare questi fattori di rischio. Ascoltate il consiglio!
udito
I nemici dell’udito e come difendersi
Soprattutto all’inizio, accorgersi che l’udito sta diminuendo è difficile, immersi costantemente come siamo in rumori di ogni sorta, perché orecchio e cervello gradualmente si “abituano” a sentirci meno. Quando iniziamo a pensare di avere qualche problema di udito, in genere, il deficit è già significativo, al punto da dover ricorrere a un dispositivo elettronico per poter recuperare una funzionalità sufficiente. Ma perché il sistema uditivo si deteriora e come fare per evitare che accada? Scopritelo qui.
Riacquistare l’udito potrebbe essere possibile, riproducendo meccanismi presenti negli uccelli
Gli esseri umani non sono in grado di invertire gli effetti della perdita dell’udito, ma un processo biologico individuato in altre specie animali potrebbe offrire una modalità inattesa di affrontare questo diffuso problema.
L’avanzare dell’età o l’eccessiva esposizione a forti rumori possono danneggiare la coclea, una componente dell’orecchio interno, causando la perdita permanente dell’udito. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una riduzione, più o meno grave dell’udito colpisce oggi più di 400 milioni di persone in tutto il mondo. Il trattamento tradizionale comporta l’uso di apparecchi acustici, la cui efficacia dipende fortemente dall’individuo.
Ma gli scienziati sanno da tempo che animali come pesci e uccelli sono in grado di mantenere intatto il loro udito rigenerando le cellule sensoriali presenti nella coclea: in effetti, i mammiferi sono gli unici vertebrati che non sono in grado di farlo.
Già nel 2012, Patricia White della University of Rochester aveva identificato un gruppo di recettori responsabili del processo di rigenerazione, in grado di attivare le cellule di supporto nel sistema uditivo degli uccelli: li avevano chiamati fattore di crescita epidermico, o Egf. Queste cellule di supporto attivano quindi la produzione di nuove cellule ciliate sensoriali.
Ora, in un nuovo studio che è stato pubblicato sullo European Journal of Neuroscience, la dottoressa White spiega di aver iniziato una serie di esperimenti per ricreare questo processo nei mammiferi. «Il processo di riparazione dell’udito – ha affermato la ricercatrice – è un problema complesso e richiede una serie di eventi cellulari. Occorre rigenerare le cellule delle cilia sensoriali dell’orecchio e queste cellule devono funzionare correttamente e connettersi con la corrispondente rete di neuroni. La nostra ricerca ha identificato un percorso di segnalazione che può essere attivato con metodi diversi e potrebbe rappresentare un nuovo approccio alla rigenerazione cocleare e, in definitiva, al ripristino dell’udito».
Riacquistare l’udito perso con l’età potrebbe essere possibile
La perdita dell’udito dovuta alla vecchiaia ha un impatto su moltissime persone e spesso trova la sua causa nell’esaurimento di quei recettori sensoriali noti come cellule ciliate. Alla nascita sono circa 15.500, ma non si rigenerano nel tempo. Rumori forti, infezioni, tossine e il naturale processo di invecchiamento li danneggiano e si può così arrivare alla perdita dell’udito.
Tuttavia, i ricercatori potrebbero ora aver trovato un modo per rigenerarli. In uno studio pubblicato sullo European Journal of Neuroscience, un team coordinato da Patricia White dell’Università di Rochester, nello Stato di New York, ha dimostrato che è possibile far ricrescere le cellule ciliate nella coclea dei topi. Questo importante passo avanti è stato possibile attraverso lo studio degli uccelli, il cui organismo è in grado di fa ricrescere queste cellule, così come accade per altri vertebrati, ma non dei per i mammiferi.
«Da questo punto di vista – dichiara Jingyuan Zhang, coautore dello studio – i mammiferi rappresentano una stravagante eccezione nel regno animale quando si parla di rigenerazione cocleare».
Già nel 2012 Patricia White aveva scoperto che la generazione di cellule ciliate è favorita dalle cellule vicine; negli uccelli, è una famiglia di recettori chiamata fattore di crescita epidermico (EGF) ad attivare le cellule di supporto. Nei mammiferi questo segnale è bloccato, quindi i ricercatori hanno cercato un modo per accenderlo temporaneamente.
Hanno provato con tre metodiche differenti, tutte focalizzate su un recettore specifico chiamato ERBB2, che si trova nelle cellule di supporto all’interno della coclea, riuscendo infine a riattivarlo e ad ottenere l’effetto desiderato. ERBB2 ha stimolato le cellule di supporto e, mentre cominciavano a moltiplicarsi, le cellule staminali vicine si sono trasformate in nuove cellule ciliate sensoriali. Inoltre, le cellule ciliate si sono integrate naturalmente con le cellule nervose. Questo è un passo fondamentale senza il quale riacquistare l’udito non sarebbe possibile.
«Il processo di riparazione dell’udito – spiega Patricia White – è un problema complesso e richiede una serie di eventi cellulari; è necessaria una rigenerazione delle cellule ciliate sensoriali e che queste cellule funzionino correttamente, connettendosi con la rete di neuroni. Questa ricerca potrebbe rappresentare un nuovo approccio alla rigenerazione cocleare e, in definitiva, al ripristino dell’udito».
Zhang J, Wang Q, Abdul-Aziz D, Mattiacio J, Edge ASB, White PM. ERBB2 signaling drives supporting cell proliferation in vitro and apparent supernumerary hair cell formation in vivo in the neonatal mouse cochlea. Eur J Neurosci. 2018 Sep 30.
BOTTI DI CAPODANNO: pericolo traumi acustici
Il 2017 oramai volge al termine e ci si appresta a salutarlo in vista di un nuovo anno. In questo periodo di festività le tradizioni la fanno da padrone: cenoni, regali, mercatini e tanto altro animano le nostre giornate. Tra queste però c’è un’usanza spettacolare ampiamente diffusa in tutto il mondo e che ogni anno tiene col naso all’insù milioni di persone. Stiamo parlando ovviamente dei fuochi d’artificio. Si tratta di un “rituale” immancabile con il quale si saluta l’anno vecchio e ci si appresta a conoscere quello venturo. Purtroppo però sempre più cittadini si cimentano in questa “arte” in modo sconsiderato, illegale e quasi sempre pericoloso per la propria incolumità e per quella altrui.
C’è da fare ovviamente una premessa doverosa. Il presente articolo condanna esclusivamente gli individui che abusano di fuochi d’artificio, petardi e di qualsiasi altro esplosivo senza tuttavia disporre delle dovute autorizzazioni per farlo e senza possedere le competenze atte ad assicurare uno spettacolo divertente ma soprattutto sicuro.
Attenti ai timpani
Dopo ogni capodanno purtroppo, come si apprende da TV, giornali ed internet, il numero dei feriti a causa dei botti è sempre molto alto, e si verificano spesso anche decessi dovuti alle violente e non controllate esplosioni “clandestine”. Ma il pericolo più diffuso per chi si cimenta, senza le dovute competenze, a mettere in atto uno spettacolo pirotecnico è rappresentato dai traumi acustici. Anche un singolo botto esploso a distanza ravvicinata, infatti, può provocare danni significativi all’apparato uditivo, come acufeni e, nella peggiore delle ipotesi, la perdita di udito. Stando infatti alle parole del professor Gaetano Paludetti, direttore del dipartimento di otorinolaringoiatria del Policlinico Gemelli di Roma: “L’esplosione di un petardo può portare anche alla perforazione del timpano”. E si tratta di un rischio non legato all’età del soggetto infatti “quando si parla di membrana timpanica e più in generale di orecchio adulti e bambini corrono gli stessi pericoli: un trauma acustico neurosensoriale può causare un danno permanente“.
Si tratta di un rischi che sarebbe meglio non correre soprattutto perchè “la perdita dell’udito non e curabile – ha aggiunto poi il prof. Paludetti – si può proteggere l’orecchio da ulteriori danni, ma quando la lesione c’è rimane”. Per questo motivo è assolutamente vietato l’utilizzo di petardi, esplosivi e di qualsiasi altra tipologia di “botti” di capodanno, che potrebbero rivelarsi altamente pericolosi per l’incolumità dei soggetti che li adoperano e di chi si trova nelle strette vicinanze. Per questo motivo anche quest’anno, come avviene già da molti anni, i controlli delle forze dell’ordine saranno sempre più scrupolosi per impedire il verificarsi di esplosioni illegali ed evitare feriti o vittime.