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L’Influenza di moralità e religione sulla sessualità femminile

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Nella gran parte dei paesi del mondo, salvo poche eccezioni, le credenze popolari prima e le religioni dopo, nel corso dei secoli hanno posto la sessualità femminile in una bolla fatta di mistero, mito, desiderio e pericolo, secondo uno schema che vedeva la femmina come donatrice di vita ma anche come fonte di  peccato e di perdizione.
Probabilmente, a partire dagli albori, le lotte di sopraffazione tra i maschi per la conquista della femmina, il mistero della nascita, i riti propiziatori della fertilità hanno finito per isolare e mitizzare la femmina collocandola in un mondo a parte, e rendendo la sua sessualità sacra in quanto foriera di vita ma anche oscura e pericolosa in quanto origine di piacere incontrollato e di smarrimento dello spirito, qualcosa da tenere a bada e soprattutto da sottomettere.

Nel cammino delle civiltà i riti si sono trasformati in religioni organizzate, fatte di caste sacerdotali e di organizzazioni piramidali di potere sui popoli.
Anche le religioni, sulla scia delle antiche credenze tribali, hanno posto un velo sulla sessualità femminile, esercitando un serrato controllo all’interno delle comunità.
Le grandi religioni monoteistiche hanno poi legiferato elaborando regole comportamentali, divieti, prescrizioni, e perfino teorie dottrinali, ponendo una netta separazione tra i sessi e di fatto sottomettendo la sessualità femminile.

Non sono stati prodotti molti studi sul rapporto tra sessualità e religione, ma nel tempo alcuni principi appaiono come accertati.
Si sa che le persone religiose vengono scoraggiate rispetto ad un approccio precoce rispetto all’inizio di una vita sessuale.
Va considerato il modo in cui ciascun individuo assimila la dottrina religiosa nella propria vita e quanto quest’ultima possa influenzare il comportamento sessuale in base a quanto prescritto dal credo.
Alcune pratiche sessuali, come ad esempio la masturbazione o anche il sesso non finalizzato alla riproduzione, sono condannate da molte religioni. In tutto questo scenario sia l’eterosessualità che l’omosessualità appaiono come notevolmente condizionate.
Purtroppo il forte condizionamento religioso, laddove uomini e donne reprimono o modificano i propri impulsi sessuali in forza della propria educazione  religiosa, può causare conflitti psicologici e comportamenti sessuali inadatti ad un giusto equilibrio psicofisico.
Ne derivano esperienze negative, sensi di colpa, disturbi della sfera emozionale, problemi psichici, e vere e proprie condizioni patologiche, che spesso portano le coppie a far naufragare  le proprie relazioni e, paradossalmente, aumentando divorzi e condizioni di vite sessuali promiscue.

Le donne, non liberando il proprio desiderio per i continui pensieri di colpa o di vergogna, non danno seguito ai propri stimoli, ma anzi li frenano fino a non avvertire più alcun eccitazion, e restando insensibili nel rapporto sessuale fino alla completa anorgasmia.
L’anorgasmia può poi diventare una strada aperta per diverse disfunzioni della sfera ginecologica, come la dispareunia, disturbi della sfera emotiva come ansia, depressione, e infine nella sfera delle relazioni di coppia essere causa di conflitti e problematiche familiari.

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