Con la diffusione dei dati mobili e degli smartphone, anche il mondo degli incontri online si è evoluto di conseguenza, sviluppando applicazioni per cellulare, una tra tutte Tinder.
Si tratta di una app di incontri gratuita conosciuta per la sua praticità d’uso: la conversazione tra due persone inizia solo se entrambi hanno trovato l’altro interessante, questo tramite un facile gesto, lo swipe a destra.
Se invece un profilo non combacia con i propri interessi, lo swipe a sinistra resta del tutto anonimo, garantendo così agli utenti la non rintracciabilità da parte di altri. Attualmente, diffuso in più di 190 Paesi, Tinder conta 2 miliardi di visite al giorno e più di 30 miliardi di matching profiles (Tinder, n.d.). Questa però non è l’unica app dedicata agli incontri online: a livello globale, tra le più utilizzate troviamo Badoo, Grindr, Lovoo e Meetic. In totale, quasi 220 milioni di persone in tutto il mondo utilizzano applicazioni per incontri, sia gratis che a pagamento, di queste il 43% ha tra i 25 e i 34 anni. Gli utenti maschili sono i principali utilizzatori, con prevalenze dal 67 al 84%.
Considerato il grande utilizzo di questo tipo di applicazioni, è interessante studiare come queste impattino sul contesto sociale, affettivo e relazionale dei loro utenti.
Una recente review si concentra su quegli studi che in letteratura si sono occupati di spiegare, in diversi ambiti, l’uso di Tinder. Un primo ambito è di base evoluzionistica: alcune caratteristiche dei profili di uomini iscritti a Tinder, rendono l’utente più attraente, aumentano le probabilità di un match e si rifanno alle teorie evoluzionistiche della fitness, ovvero l’idoneità e il miglior successo riproduttivo: un partner con un livello di istruzione più alto potrebbe garantire maggiore supporto e stabilità.
Da un punto di vista strettamente psicologico invece, gli utenti di Tinder, rispetto a chi non utilizza questa applicazione, riportano maggiori livelli di estroversione e apertura a nuove occasioni, ma anche comportamenti manipolativi, impulsività, freddezza emotiva, bassi livelli di empatia e tratti antisociali.
Le motivazioni che spingono le persone a comunicare attraverso applicazioni come Tinder possono essere la ricerca di una nuova relazione, sesso casuale, praticità e facilità della comunicazione online e il brivido dell’esperienza stessa, ma anche per migliorare la propria autostima.
Due studi svolti rispettivamente in Australia e negli Stati Uniti, mostrano inoltre che ci sono differenze di genere nell’uso di Tinder: gli uomini utilizzano l’applicazione prevalentemente per incontri casuali e ricerca di rapporti sessuali, mentre le donne cercano più frequentemente un partner per una relazione romantica e duratura. Numerosi studi si sono concentrati sui comportamenti a rischio associati all’utilizzo di dating app, tra cui ad esempio rapporti sessuali non protetti, maggior numero di partner casuali, malattie sessualmente trasmissibili e utilizzo di alcol e droga prima o durante il rapporto sessuale.
Una ricerca più recente ha approfondito da un punto di vista comportamentale le differenze tra utenti di app di incontri e persone che invece non ne fanno uso. I risultati confermano che chi utilizza dating app riporta maggiori esperienze di partner sessuali casuali, ma non vengono denotate differenze significative per quanto riguarda gli altri comportamenti a rischio menzionati dagli studi precedenti.
La letteratura rimane invece unanime nel suggerire programmi ed interventi educativi, soprattutto per le fasce di popolazione più giovani, che pongano l’accento sulla consapevolezza delle conseguenze dei comportamenti sessuali a rischio, integrando ai classici interventi di educazione sessuale anche l’impatto che social media e app di incontri online possono avere nella sfera della sessualità.