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Il termine “burnout” è nato nel 1940 in ingegneria aeronautica, quindi a partire dagli anni ’70 è stato utilizzato in psichiatria.
Il burnout non è una malattia, ma una sindrome caratterizzata da estrema stanchezza, perdita di interesse, atteggiamento cinico, diminuzione delle prestazioni, prolungamento e cronicizzazione di uno stato di stress eccessivo.
Quali sono le persone a rischio? Perché alcune persone sono colpite più di altre?Alcune persone sono più vulnerabili di altre per motivi personali, perché troppo esigenti o troppo perfezionisti, perché hanno scarsa autostima o vivono in un’eccessiva competitività. Personalità quindi che hanno troppo controllo, grandi aspettative professionali e che, sottoposte a situazioni ambientali, come la richiesta di produrre di più, si lasciano sopraffare. Non possono dire di no, hanno emicranie dovute al carico di pensiero, hanno una competitività negativa, mentre dovrebbero rivedere la gestione delle loro priorità.

Il quadro clinico del burnout, si manifesta a quattro livelli
1. Stress significativo: Esaurimento fisico ed emotivo. Spersonalizzazione, cinismo e indifferenza. Sensazione di vicolo cieco e disprezzo di sé.
2. Sintomi affettivi:depressione. Alfabetizzazione emotiva non capisco cosa significa ansia-
3. Sintomi cognitivi:Sensazione di fallimento. Perdita di fiducia, colpa.
4. Sintomi fisici:Mal di testa, nausea, disturbi del sonno. Dolore cronico.

E’ importante comunque, passando attraverso una diagnosi, un’anamnesi, analisi ed esami clinici, escludere tutte le cause somatiche prima di arrivare a parlare di sindrome da burnout.

Poiché questa è una tematica comune che riguarda datori di lavoro e dipendenti, sarebbe utile comprendere quali sono i fattori di rischio per determinati lavoratori, per poter impostare un sistema di prevenzione e per evitare che il paziente in burnout si senta in colpa.
La persona colpita infatti vivrà momenti molto difficili per rimettersi in forma. Ma anche quando tornerà al lavoro dovrà integrarsi di nuovo. Dovrà affrontare l’aspetto imbarazzante dei colleghi e i pregiudizi della gestione. Perché spesso, in una situazione del genere, mancano comunicazioni / informazioni e supporto da parte delle persone o degli organi competenti.
L’incidente del burnout può accadere a chiunque, ma è possibile tornare alla vita normale e al lavoro con slancio e soddisfazione.
La persona che ha vissuto questa esperienza tenderà a proteggersi, inevitabilmente si concentrerà, rimarrà attenta a se stessa, ai messaggi del proprio corpo e presterà attenzione alle proprie emozioni (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.). Le considererà anche come messaggi importanti, imparerà ad accettarle, a lasciarle venire, ma allo stesso tempo a gestirle in modo da non esserne completamente invasa o guidata.
Viviamo in un mondo che è iper-connesso, siamo iper-sollecitati, a volte viviamo a 100 all’ora, senza mai fare pause, senza ricaricare le batterie. Operiamo in modalità automatica come se fossimo robot (non-stop).
Sta a noi interrompere questo processo e lasciar andare ciò che è troppo per noi. Non possiamo fare tutto alla perfezione!
È molto importante creare un vuoto. Scaricare la corteccia è fondamentale. Essere ancorati al presente qui e oggi darà intensità alla tua vita quotidiana.
Facciamo attenzione alle parole che ci mettono sotto stress: devo, avrei dovuto, avrebbe dovuto essere…..
C’è la necessità di un cambio di prospettiva, anche nel linguaggio !
Con il senno di poi, lasciarsi andare, equilibrare e lavorare su te stesso grazie a un aiuto attento e professionale, ci permette di ritrovarci e di vivere la vita con piacere.

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