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Le forme vegetali oggi esistenti riflettono un complesso “lavoro” evolutivo avvenuto nel corso di oltre 400 milioni di anni, durante i quali le piante hanno messo in atto astute strategie per potersi adattare ai vari tipi di ambienti, riuscendo a sopravvivere e riprodursi anche nei luoghi climaticamente più severi. Ma la vita iniziò in acqua…

Ogni organismo vivente su questo pianeta ha un passato acquatico, ed anche le piante iniziarono il loro viaggio verso le terre emerse timidamente, affacciandosi fuori dall’acqua quando erano ancora modeste alghe, semplici ma temerarie: esse infatti riuscirono a resistere a continue e alternate emersioni e immersioni adattandosi ad una vitaanfibia”.

Lentamente la terra fu abitata da esili piantine che condivisero il loro territorio con specie più robuste e prepotenti; l’evoluzione modellò queste antiche creature, le quali si spinsero sempre più verso la terra emersa fino a colonizzarla, dapprima nelle aree attigue gli specchi d’acqua dolce, successivamente inoltrandosi fino agli spazi più interni dove l’acqua era del tutto assente.
Questi “spostamenti”, avvenuti nell’arco di milioni di anni, hanno foggiato gli organismi vegetali di un tempo “trasformandoli” pian piano nelle varie forme che oggi popolano il nostro pianeta, dai bassi e riservati muschi, ancora legati agli ambienti più umidi, fino agli alti e superbi alberi che con i loro sofisticati fusti legnosi spinsero la loro verde chioma sempre più in alto.

Si differenziarono le piante arboree senza fiori, le gimnosperme, e quelle con i fiori, le angiosperme.
Quella del fiore fu davvero un’invenzione geniale, ma facciamo un passo indietro nel tempo. Il primo problema da affrontare, una volta conquistata la terra emersa, era quello di trattenere l’acqua non più tanto disponibile sulla terraferma. La cutina, una sostanza cerosa idrofoba, servì a impermeabilizzare i tessuti più esterni delle piante aiutandole così a conservare l’acqua al loro interno.

Altro problema fu quello di doversi mantenere in piedi! Fuori dall’acqua mancava quella spinta che prima consentiva loro il galleggiamento: bisognava inventare qualcosa per autosostenersi, e la lignina, un complesso polimero organico, fu “brevettata” dalle piante proprio per risolvere questo problema: impregnando i tessuti vegetali, li rendeva rigidi e resistenti. 

Così facendo le piante non solo conquistarono la terra emersa e quindi spazi e risorse sempre più ampi ma cominciarono a svilupparsi in altezza, per poter meglio raggiungere la luce del sole. Questo comportò l’esigenza di sviluppare un sofisticato sistema di conduzione della linfa, i tessuti xilematici e floematici, che adesso poteva essere trasportata anche per decine di metri!

Ma torniamo alle angiosperme: comparse intorno ai 130 milioni di anni fa (secondo alcuni studi anche più antiche), ebbero un’illuminazione evolutiva con l’invenzione del fiore e con esso stabilirono un’alleanza con il regno animale che dura tutt’oggi nelle forme più creative e curiose.

Gli insetti, attirati dai colori e dagli odori dei fiori, si posavano su di essi consentendone l’impollinazione e quindi la fecondazione: ecco fatto, le piante avevano trovato il modo di riprodursi investendo pochissime risorse energetiche, niente più polline sprecato al vento, milioni di granuli pollinici dispersi chissà dove. Con l’aiuto degli insetti le piante si assicurarono che i loro geni finissero nel posto giusto e che la loro specie si perpetuasse sulla terra.

Un lungo percorso quello delle piante, non c’è che dire, un viaggio ancora in atto che guarda verso il futuro alla conquista di mete e spazi sempre più lontani, attraverso le stazioni orbitanti spaziali, dove alcune specie vegetali vengono testate per poter un giorno magari attecchire sul suolo di altri pianeti.

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