Noci, nocciole, mandorle e pistacchi contengono elevate quantità di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 e omega-6, che innumerevoli studi hanno dimostrato essere preziosi alleati della salute cardiovascolare e della funzionalità del sistema nervoso, al punto da raccomandarne integrazioni mirate in situazioni di carenza (insufficiente assunzione alimentare) o di aumentato fabbisogno (per esempio, in gravidanza o dopo un evento cardiovascolare acuto). Benché recenti revisioni della letteratura scientifica abbiano, in parte, messo in dubbio la capacità di alcuni di questi acidi grassi essenziali di contribuire a prevenire l’infarto e altre malattie cardiovascolari, un’ampia mole di evidenze induce a ritenere questi composti vantaggiosi per la salute umana a vari livelli. Tra le prove più recenti a supporto dei benefici della loro assunzione regolare attraverso la dieta ci sono quelle fornite da una ricerca presentata al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC 2019), tenutosi a Parigi dal 31 Agosto al 4 Settembre. In particolare, lo studio ha monitorato l’incidenza di malattie cardiovascolari (infarto miocardico, angina instabile e morte cardiaca improvvisa), ictus cerebrale, mortalità per cause cardiovascolari e mortalità per tutte le cause in una coorte di oltre 5.400 persone sane con più di 35 anni seguite per un periodo di 13 anni, in relazione all’entità e alla frequenza del consumo di frutta secca. Dalla valutazione è emerso che le persone che assumevano abitualmente maggiori quantità di noci, nocciole, pistacchi e mandorle avevano una minore probabilità di andare incontro a eventi cardiovascolari e di morire per cause cardiovascolari o per altre ragioni. Dopo aver ripetuto l’analisi tenendo conto di fattori potenzialmente confondenti come l’età, il sesso, il fumo, il grado di istruzione, il livello di attività fisica, il luogo di residenza (ambiente rurale o urbano), la storia familiare e il rischio individuale di malattie cardiovascolari ecc., l’effetto favorevole del consumo di frutta secca si è azzerato per quel che concerne la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e la mortalità per tutte le cause, ma è rimasto significativo per la mortalità cardiovascolare. Più precisamente lo studio ha indicato che, rispetto a chi assumeva poco o per nulla frutta secca, chi ne consumava almeno due porzioni alla settimana (pari a circa 3-5 noci ciascuna) presentava un rischio di mortalità per cause cardiovascolari inferiore del 17%: valore che corrisponde a una protezione paragonabile a quella offerta da molti trattamenti farmacologici appositamente studiati a questo a scopo, ma del tutto esente da effetti collaterali. Dal momento che la frutta secca non contiene soltanto acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6, ma anche vitamine, composti antiossidanti, fitosteroli, minerali e altri micronutrienti potenzialmente utili per l’organismo, sulla base di questo studio non è possibile assegnare un preciso ruolo protettivo a un singolo elemento né fornire indicazioni per una specifica integrazione. Ciò che sembra chiaro, invece, è che sgranocchiare qualche noce, mandorla o pistacchio come snack durante il giorno o aggiungerli a insalate o altri piatti può portare benefici per la salute, oltre che per il palato. L’unica avvertenza è non eccedere con le quantità, dal momento che la frutta secca è abbastanza calorica (circa 550-650 kcal ogni 100 g), e preferire quella “fresca” o appena essiccata/tostata, ma non salata né zuccherata, per evitare di veder aumentare pressione arteriosa e glicemia, azzerando il potenziale beneficio cardiometabolico.
Fonti:
• Mohammadifard N et al. Nut consumption, the risk of cardiovascular disease and all-cause mortality: Isfahan Cohort Study. ESC 2019; Abstract 46
• Piepoli MF, Hoes AW, Agewall S, et al. 2016 European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice. Eur Heart J 2016;37:2315-2381.
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