Tra App per promuovere l’attività fisica, controllare le prestazioni cardiopolmonari, il peso e le calorie assunte, gli smartphone sembrerebbero essere grandi alleati della forma fisica. Eppure non è sempre così, soprattutto se l’uso che se ne fa si associa o incentiva uno stile di vita più sedentario e “distratto” nei confronti del cibo. I dettagli dello studio, che avvisa dei rischi per la bilancia.
app
Migliorare il sonno con uno smartphone o un kit portatile, oggi è possibile
Un kit all’avanguardia che aiuta ad analizzare il microbioma individuale può fornire informazioni sulle ragioni per cui alcune persone dormono male: è una delle nuove tecnologie che sono state presentate al Consumer Digital Association 2019 Digital Health Summit di Las Vegas, sviluppate allo scopo di migliorare il sonno.
Non è facile dare al medico informazioni oggettive sulla qualità del sonno o spiegare perché si ha difficoltà ad avere un sonno profondo: è un problema complicato da descrivere e da risolvere.
Utilizzando il kit, i consumatori inviano un campione di feci a un laboratorio che, con una speciale tecnologia metagenomica, è in grado valutare la presenza di diversi batteri presenti nell’intestino.
Oltre all’effetto dei microrganismi sulla sensibilità al glutine, sull’infiammazione, sull’intolleranza al lattosio, sul peso e sul metabolismo, l’analisi esamina i livelli dei batteri che producono alcuni neurotrasmettitori coinvolti nei ritmi naturali del sonno, come la serotonina e l’acido gamma-amminobutirrico (GABA).
Il rapporto generato dall’analisi del microbioma fornisce informazioni sui modi in cui la dieta e lo stile di vita possono aiutare a cambiare la composizione batterica dell’intestino. Un secondo test viene raccomandato per verificare l’efficacia degli interventi.
Un’altra tecnologia presentata al summit permette di valutare la qualità del sonno. Si tratta in questo caso di una App che è in grado di capire se l’utente si trova in uno stato di veglia, di sonno leggero, di sonno profondo o di sonno REM: è sufficiente appoggiare il proprio smartphone sul comodino per rilevare, ogni 30 secondi, l’energia a radiofrequenza e a bassa potenza emessa dal corpo. Un algoritmo inserito nella App genera un punteggio da 0 a 100 per indicare la qualità del sonno della persona: i dati possono fornire a medici e pazienti informazioni oggettive.
Anche in questo caso, la strumento non si limita a misurare la qualità del sonno, ma propone tecniche di respirazione per il relax e fornisce consigli personalizzati; dispone inoltre di una sveglia intelligente che suona durante la fase di sonno leggero, quando il risveglio risulta meno traumatico.
Secondo Daniel Kraft, che si occupa di medicina e neuroscienze presso la Singularity University, un’organizzazione dedicata allo sviluppo tecnologico, questi sono gli esempi di un tipo di strumenti che sempre più ci permetterà di influire non solo sul sonno, ma su diversi aspetti della nostra salute: «Approfondimenti sul microbioma, monitoraggio del glucosio, dati metabolici dalla respirazione e molto altro, rilevabili con un semplice dispositivo portatile… la combinazione di tutto questo ci offre nuovi modi per ottenere informazioni dettagliate. Potremo utilizzare questi strumenti per tracciare non solo i segni vitali, ma anche i comportamenti, fornendo un aiuto per cambiarli e renderli più salutari»
Peso sotto controllo in gravidanza con un’App
Essere in sovrappeso non è mai consigliabile e all’inizio della gravidanza può rappresentare un problema di non poco conto, soprattutto se i chili in eccesso sono numerosi. L’ulteriore incremento ponderale atteso durante i nove mesi può, infatti, comportare criticità ostetrico-ginecologiche e metaboliche sia per la futura mamma sia per il bambino.
In particolare, sovrappeso e obesità in gravidanza aumentano il rischio della donna di sviluppare ipertensione (preeclampsia) e diabete gestazionale e di far crescere troppo il bambino (macrosomia fetale), impedendo il parto per via naturale e aumentando il rischio di obesità nell’infanzia e in età adulta; inoltre, rendono più probabili le complicanze infettive durante il parto con taglio cesareo.
Per aiutare le donne già in sovrappeso al momento del concepimento a non ingrassare troppo durante i mesi successivi, un gruppo di medici della North Western University di Chicago (Stati Uniti) ha messo a punto un’App per smartphone specifica per la donna in gravidanza, in grado di fornire consigli nutrizionali e di stile di vita, sostenere la motivazione con messaggi mirati e migliorare il controllo dei parametri metabolici.
L’impiego di questa App da parte di 140 donne in sovrappeso od obese a partire dalla 16esima settimana di gravidanza, nel contesto del progetto MOMFIT (Maternal Offspring Metabolics: Family Intervention Trial) finanziato dai National Institutes of Health americani, ha effettivamente permesso di ridurre in media di 1,7 kg l’aumento di peso nei 6 mesi successivi rispetto ad altrettante donne con caratteristiche iniziali paragonabili (gruppo di controllo).
Può sembrare poco, ma secondo i medici è un ottimo inizio, soprattutto se si considera che le donne arruolate erano evidentemente ben poco propense a seguire una dieta sana e a praticare attività fisica prima della gravidanza e che i cambiamenti ormonali tipici della gestazione certo non aiutano ad autocontrollare l’assunzione di cibo né a dimagrire.
Cuore dell’App e del programma MOMFIT è la cosiddetta dieta DASH (Diet Approach to Stopping Hypertension): uno schema alimentare ad apporto calorico bilanciato basato sul consumo prevalente di verdura, frutta, cereali integrali, frutta secca, pesce e altre fonti proteiche non grasse e a ridotto tenore di sale e grassi saturi, già utilizzato da anni per contrastare l’ipertensione arteriosa. In aggiunta, per tutte, l’invito costante da parte dell’App a camminare per almeno 30 minuti o 10.000 passi al giorno.
«Una volta innescato, l’incremento di peso che porta all’obesità è difficile da invertire», ha sottolineato ha sottolineato la prof. Linda Van Horn, coordinatrice dello studio. «Con questa App si offre la possibilità di disinnescarlo in una fase in cui la donna è particolarmente motivata a prendersi cura di se stessa per tutelare la salute del bambino e si pongono le basi per la successiva persistente adozione di uno stile di vita più sano da parte di tutta la famiglia».
Il prossimo obiettivo dei ricercatori è capire se contenere l’incremento di peso della donna in gravidanza attraverso il programma MOMFIT può contribuire a ridurre anche la percentuale di bambini obesi dopo i 3-5 anni (che, in base ai dati epidemiologici, in oltre la metà dei casi restano obesi o in sovrappeso anche da adulti).
Nell’attesa di nuovi risultati, anche senza disporre dell’App specifica, è importante che tutte le aspiranti mamme con qualche chilo di troppo concordino con il ginecologo e il nutrizionista un piano dietetico personalizzato semplice da seguire e non troppo restrittivo, ma in grado di evitare incrementi di peso eccessivi, e che cerchino di muoversi di più ogni giorno (se non specificamente controindicato).
Fonte
- Van Horn L et al. Dietary Approaches to Stop Hypertension Diet and Activity to Limit Gestational Weight: Maternal Offspring Metabolics Family Intervention Trial, a Technology Enhanced Randomized Trial. Am J Prev Med 2018; https://www.ajpmonline.org/article/S0749-3797(18)32025-7/abstract
- National Institutes of Health – NIH Clinical Trial (https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT01631747)
La dipendenza dello smartphone è come una droga
Il XXI secolo è segnato dalle nuove tecnologie, dagli smartphone e da tutto ciò che ruota intorno a questi dispositivi tanto utili, quanto dannosi. Secondo Erik Peper, professore di educazione alla salute presso l’Università di San Francisco “la dipendenza dall’uso di smartphone inizia a formare connessioni neurologiche nel cervello in modo simile a quelle che si sviluppano in coloro che acquisiscono una dipendenza da farmaci oppioidi per alleviare il dolore“.
Il professore attraverso un sondaggio condotto su 135 studenti ha scoperto che chi utilizza continuamente i telefoni ha più elevati livelli di senso dell’isolamento, depressione e ansia. La ricerca, pubblicata su NeuroRegulation, conferma che questa forte sensazione di isolamento è dovuta al fatto che purtroppo abbiamo sostituito il cellulare con la comunicazione faccia a faccia. Questa situazione ci permette di rimanere sempre connessi, ma al tempo stesso ci impedisce di utilizzare in modo efficace il linguaggio del corpo, provocando anche un senso di insoddisfazione. L’essere social, paradossalmente, ci fa diventare asocial, sviluppando una maggiore attitudine a comunicare attraverso un cellulare piuttosto che di persona.
Le notifiche delle app
Sembra che anche le app siano finite nel mirino degli scienziati, infatti secondo la ricerca condotta le notifiche possono innescare percorsi neurali. Durante il sondaggio gli studenti erano propensi a guardare lo smartphone in qualunque momento della giornata, mentre studiavano e mangiavano, come in una condizione di “semi-tasking”, in cui si svolgono più compiti insieme, ottenendo, però, la metà dei risultati che avrebbero potuto ottenere senza questo dannoso dispositivo tecnologico. La causa principale sono le notifiche push, che quasi ci obbligano a guardare il cellulare e inconsciamente attivano dei percorsi neuronali all’interno del nostro cervello. Una volta questi ci avrebbero avvisato di un pericolo, oggi invece “siamo dirottati, dagli stessi meccanismi che una volta ci proteggevano, verso le informazioni più banali”, queste le parole del professore Peper. Le persone, specialmente i giovani, a causa degli smartphone stanno totalmente perdendo il controllo. Questo il motivo per cui il suo abuso viene paragonato a quello di sostanze stupefacenti, che portano dipendenza.
Il professor Erik Peper, insieme agli autori della ricerca, ha incitato gli utenti a riprendere il comando della propria vita, staccare gli occhi dagli smartphone e rispondere alle notifiche solo in momenti specifici della giornata.