Secondo la definizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’ictus corrisponde a un’«improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit locale e/o globale delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o a esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente, se non a vasculopatia cerebrale».
Per la gravità delle manifestazioni, per le ricadute cliniche immediate e a distanza che può determinare e per la sua potenziale letalità, l’ictus va sempre considerato un’emergenza medica da trattare tempestivamente in strutture attrezzate e organizzate per offrire interventi mirati e specifici nel più breve tempo possibile, vale dire nelle Stroke Unit.
L’ictus ischemico (detto anche “infarto cerebrale” o stroke) è legato alla formazione all’interno di un’arteria cerebrale di un coagulo o di un embolo, quest’ultimo spesso di derivazione cardiaca, che impedisce il flusso di sangue e, quindi, il rifornimento di ossigeno e sostanze nutritive alla porzione di cervello irrorata da quella arteria e dalle sue ramificazioni.
È la forma di ictus cerebrale più frequente, che rende conto di circa l’85% dei casi.