“M” come meningite meningococcica
Cosa si intende per meningite?
Anche se il termine evoca subito la forma da meningococco, è bene non dimenticare che “meningite” vuol dire infiammazione delle meningi, cioè dell’involucro, costituito da tre foglietti, che riveste il sistema nervoso centrale. Le meningi possono essere colpite anche da altri agenti microbici, sia batterici (per esempio pneumococco, emofilo) sia virali o fungini e coinvolte anche in occasione di eventi traumatici.
Perché la meningite fa così paura?
La pratica trasmette due esperienze importanti o, se si preferisce, due messaggi: innanzitutto è più probabile che sia temuto un pericolo che si tocca con mano o che, pur senza vedere, si può avvertire o anche immaginare; in secondo luogo, è difficile attribuire un valore alla prevenzione: se la maggior parte della popolazione o degli individui a rischio si vaccinano l’effetto atteso è l’assenza (o quasi) di malattia. Ma se questo obiettivo viene raggiunto, non si tratta di un risultato scontato! Se le strategie funzionano, infatti, il problema non emerge e soltanto una stima statistica potrà ipotizzare quanti casi sono stati evitati.
Cosa caratterizza la meningite batterica (da meningococco)?
Per quanto riguarda la meningite batterica quello che più impressiona e impaurisce è il suo impatto, che potremmo definire rapido e devastante: colpisce individui di tutte le età in buona salute, si manifesta in maniera insidiosa e lascia uno scarso margine temporale di intervento. Tutto questo è dovuto sia al comportamento del microrganismo forse più noto, il meningococco, sia al fatto che il bersaglio è il sistema nervoso, l’organo in assoluto più vulnerabile. Non solo. Anche se ogni anno i casi di meningite sono inferiori a quelli dei morti per incidenti stradali – e i dati si sono mantenuti stabili negli ultimi anni, per cui non è giustificato pensare a un allarme sanitario o sociale – un bambino su dieci va incontro a morte e più di uno su tre a conseguenze permanenti e invalidanti, tra cui deficit neurologici sensitivi (per esempio sordità, cecità), motori e cognitivi.ù
Chi è più a rischio?
I più esposti alla meningite batterica sono i lattanti (tra l’altro nel primo anno di vita, tra le cause, oltre al meningococco, sono rilevanti anche emofilo e pneumococco) e a seguire gli adolescenti. Tutte le fasce d’età, tuttavia, devono essere considerate a rischio: si sono verificati infatti casi in giovani reduci da una festa, insegnanti, adulti recatisi in paesi a elevato tasso di infezione e così via. C’è però un comun denominatore: il contatto ravvicinato. Il meningococco, infatti, si trasmette se due individui stanno a una distanza di poche decine di centimetri e questo spiega perché scuole, oratori, palestre, discoteche, cinema e uffici sono i luoghi in cui è più facile il contagio.
L’isolamento in casa può essere una strategia di prevenzione?
No! Da dove proviene allora il meningococco? Semplice, dai portatori sani. Circa un individuo su dieci lo ospita, senza saperlo, nelle proprie fosse nasali. Non è chiaro perché un germe in condizioni di apparente tranquillità si attivi e dia luogo alla malattia. Dei 13 diversi tipi di meningococco esistenti soltanto cinque (A, B, C, W135 e Y, tra i quali il B e il C sono i più frequenti in Europa) causano la meningite e altre malattie gravi. E contro di essi sono disponibili vaccini specifici che tra l’altro sono stati inseriti nel Piano vaccinale attualmente in vigore. La vaccinazione contro il meningococco B è gratuita per i bambini nel corso del 1° anno di vita: sono previste 3 dosi al 3°, 4°, 6° mese di vita ed 1 richiamo al 13° mese. La vaccinazione anti-meningococco C è gratuita per i bambini che hanno compiuto l’anno di età: il Piano Nazionale prevede una singola somministrazione tra il 13° e il 15° mese di vita. La vaccinazione con il vaccino coniugato tetravalente, contro il meningococco A, C, W, Y, è gratuita per gli adolescenti: sia come richiamo per chi è già stato vaccinato contro il meningococco C da piccolo, sia per chi non è mai stato vaccinato in precedenza.
A cura del Dr.Piercarlo Salari
Pediatra e Divulgatore scientifico