inquinamento
Inquinamento e salute: nuove prove di danno
Dopo decenni di sottovalutazione degli effetti sfavorevoli dell’inquinamento sulla salute umana, da alcuni anni si stanno moltiplicando gli studi e le prove in merito, purtroppo tutte indirizzate a confermare quanto da sempre temuto in ambito scientifico: gli inquinanti ambientali hanno effetti lesivi diretti a più livelli (in particolare, sull’apparato cardiovascolare, sul sistema nervoso e su quello immunitario, sul piano riproduttivo ecc.) e, anche quando non propriamente dannosi, possono modificare l’equilibrio metabolico in vario modo.
Tra le molte ricerche a supporto di questa affermazione, se ne possono citare due recenti. La prima, condotta presso l’Università di Buffalo (Stati Uniti) ha valutato il cambiamento dei livelli di 886 metaboliti presenti nell’organismo umano, prima, durante e dopo le Olimpiadi di Pechino (Cina, 2008): tre momenti in cui l’inquinamento ambientale della città e delle aree limitrofe è passato, prima, da elevatissimo a basso (grazie ad azioni governative finalizzate a rendere l’aria più accettabile durante le gare), quindi da basso agli stessi elevatissimi livelli pre-Olimpiadi.
L’analisi metabolomica dei campioni di sangue prelevati in ciascuno di questi tre periodi dagli oltre 200 residenti di Pechino coinvolti nello studio ha indicato che ben 69 metaboliti normalmente presenti nell’organismo aumentano o diminuiscono in risposta all’aumento o alla diminuzione della qualità dell’aria. In particolare, a variare maggiormente sono composti lipidici (acidi grassi mono e polinsanturi, ramificati, steroidi ecc.) e dipeptidi (ossia piccole proteine), spesso coinvolti nella regolazione di innumerevoli funzioni cellulari, metaboliche e ormonali (in particolare, stabilità cellulare, stress ossidativo, attività antiossidante e infiammazione).
Questo tipo di analisi metabolomica, in grado di fornire una fotografia di tutti i cambiamenti molecolari significativi indotti dall’inquinamento nel corpo umano, non indica quali malattie possono derivare dal fatto di vivere in zone (urbane o rurali) caratterizzate da una bassa qualità ambientale, ma conferma che l’inquinamento interferisce con moltissime attività fisiologiche e fornisce la basi biologiche per spiegare il collegamento tra i disturbi osservati (malattie cardiovascolari e metaboliche, tumori, alterazioni immunologiche od ormonali ecc.) e inquinamento.
La seconda pubblicazione è ancora più allarmante. Si tratta di una revisione e metanalisi dei dati disponibili in letteratura sugli effetti dell’inquinamento automobilistico nei bambini, con particolare riferimento al rischio di sviluppare leucemia (il tumore più frequente nei primi anni di vita, la cui incidenza è aumentata continuamente dal 1975 a oggi).
La valutazione crociata dei 29 principali studi sull’argomento, alla quale hanno partecipato anche ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha indicato che l’inquinamento da traffico automobilistico può effettivamente aumentare il rischio di leucemia in età pediatrica soltanto quando molto elevato. Lo stesso vale per i livelli biossido di azoto (NO2), uno dei principali componenti dei gas di scarico insieme al benzene. Viceversa, l’esposizione a un idrocarburo aromatico come il benzene (e i suoi derivati) ha sicuri effetti cancerogeni a qualunque dose e aumenta sempre in una certa misura il rischio di sviluppare leucemia nei bambini con meno di 6 anni (in particolare, la leucemia linfoblastica acuta, LLA).
Due risultati che, uniti a innumerevoli altri presenti in letteratura, dovrebbe indurre a impegnarsi tutti, ogni giorno, per cercare di ridurre le emissioni e l’inquinamento ambientale in generale (usando meno l’automobile, evitando di eccedere con il riscaldamento domestico e di produrre più rifiuti dello stretto necessario) e a esigere che le amministrazioni pubbliche adottino provvedimenti finalizzati a migliorare la salubrità dell’aria, dell’acqua e del suolo sia nelle aree urbane sia in quelle naturali. Perché non c’è dubbio: la nostra salute dipende dalla salute del posto in cui viviamo.
Fonti
- Mu L et al. Metabolomics Profiling before, during, and after the Beijing Olympics: A Panel Study of Within-Individual Differences during Periods of High and Low Air Pollution. Environ Health Perspect. 2019;127(2):057010. doi:10.1289/EHP3705 (https://ehp.niehs.nih.gov/doi/full/10.1289/EHP3705)
- Orioli R et al. Exposure to Residential Greenness as a Predictor of Cause-Specific Mortality and Stroke Incidence in the Rome Longitudinal Study. Environ Health Perspect 2019;127(2):27002. doi:10.1289/EHP2854 (https://ehp.niehs.nih.gov/doi/full/10.1289/EHP2854?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pubpubmed)
Lo smog incide sulla salute delle ossa: rischio osteoporosi
Che lo smog sia dannoso per il nostro organismo è risaputo da tempo. Tra i tanti problemi che un’elevata presenza di smog può comportare, ci sono sicuramente quelli legati alle vie respiratorie, che colpiscono in misura maggiore bambini, anziani e chi soffre d’asma. Oltre a danneggiare il nostro apparato respiratorio, lo smog, secondo un recente studio, avrebbe anche una forte influenza negativa sulle ossa, riducendone la densità e aumentando così il rischio di sviluppare patologie come l’osteoporosi. Vediamo nel dettaglio i contenuti di questa ricerca.
Lo studio
A lanciare l’allarme è un gruppo di scienziati e ricercatori della Columbia University’s Mailman School of Public Health, con una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet Planetary Health. Secondo gli studiosi infatti, un elevato livello di smog presente nell’atmosfera avrebbe un’influenza negativa anche sulle nostre ossa. Lo smog infatti causerebbe una riduzione della densità del tessuto osseo, provocando quindi l’indebolimento delle ossa ed aumentando il rischio di osteoporosi. Secondo la ricerca, inoltre, allo smog si associa anche ridotta concentrazione di ormone paratiroideo nel sangue (l’ormone che presiede all’assorbimento del calcio e ha un ruolo nella mineralizzazione delle ossa).
Le fasi della ricerca
Attraverso questo studio si è notato come all’aumentare dei livelli di smog e inquinamento nell’atmosfera, si registri un numero più elevato di pazienti che riportano delle fratture, in diverse parti del corpo. Nello specifico la ricerca si è svolta in due fasi:
- nella prima fase gli studiosi hanno analizzato circa 9,2 milioni di casi di ricoveri per fratture legate ad osteoporosi, e hanno notato che anche un piccolo aumento dei livelli di smog ha provocato un aumento delle fratture tra gli anziani
- nella seconda fase invece sono stati presi in esame 692 individui di mezza età, provenienti da diverse località. Si è notato, a tal proposito, che i soggetti che vivono in aree più inquinate presentano una minore densità ossea ed una ridotta quantità di ormone paratiroideo nel sangue.
Dai risultati di questa interessantissima ricerca, si evince ancora di più l’importanza di adottare politiche ambientali che possano diminuire i livelli di smog e di inquinamento nell’atmosfera, in primis per la salute dell’ambiente, ma anche e soprattutto per quella del nostro corpo. Lo smog infatti, come si è visto, oltre a danneggiare il nostro apparato respiratorio, provocare malattie cardiovascolari, tumori e disturbi cognitivi, è un pericolo concreto anche per la salute delle nostre ossa, sempre più soggette all’osteoporosi.
Dieci piante anti inquinamento: polmoni della terra
Le piante sono da sempre una risorsa dal valore inestimabile per l’uomo e per l’intero pianeta. Grazie alla loro funzione principale, ovvero quella di produrre ossigeno, sono universalmente riconosciute come il polmone della terra. Oltre a questo però molte piante rappresentano anche un’eccezionale fonte di cibo nutriente per l’uomo, altre hanno delle incredibili proprietà curative e sono per questo utilizzate per la produzione di medicinali, altre ancora sono famose per le proprie qualità nel campo della cosmesi e più in generale della bellezza, grazie alle sostanze presenti al loro interno che portano benefici alla nostra pelle. Ci sono però anche alcune piante che hanno un ruolo ancora più importante, quello di combattere l’inquinamento. Scopriamo insieme il decalogo delle piante anti inquinamento.
Le dieci piante anti inquinamento
1 – Clorifito: più comunemente conosciuta col nome di falangio, si tratta di una pianta dell’Africa Meridionale. Appartiene alla categoria delle sempreverde, non richiede molta attenzione ed è utile ad eliminare la formaldeide ed il monossido di carbonio nell’aria.
2 – Aloe: sicuramente avrete sentito parlare di questa pianta nel campo della cosmesi, ma l’Aloe è anche importante per la sua capacità di assorbire l’inquinamento da tricloroetilene.
3 – Edera: la più comune delle piante rampicanti che “avvolge” le nostre case riesce ad assorbire il
e il benzene4 – Gingko Bilboa: si tratta di un albero antichissimo che risale a circa 250 milioni di anni fa e grazie alla sua superfice coperta di cere riesce ad assorbire un’elevatissima quantità di anidride carbonica.
5 – Poto: si tratta di una pianta sempreverde e rampicante della quale ne eistono ben 40 specie, è utile per purificare e ripulire l’ambiente da formaldeide e fumo da sigarette.
6 – Biancospino: la pianta dell’inconfondibile fiore di colore bianco, appartenente alla famiglai delle rose, ha la capacità di “divorare” le polveri sottili.
7 – Stelle di Natale: le avrete sicuramente viste centinaia di volte in vendita nel periodo natalizio, spesso anche per motivi di beneficenza, ma le stelle di Natale (pianta di origine messicana che fiorisce quando le giornate sono più corte) è efficace per combattere l’inquinamento da benzene.
8 – Tiglio: albero dalle grandi dimensioni, con tronco robusto, come altri alberi presenti nei nostri viali ha la particolare funzione di “mangiare” lo smog.
9 – Ficus Benjamina: di solito lo abbiamo visto in qualche vaso anche se può essere coltivato nei parchi all’aperto e in natura può raggiungere dimensioni notevoli. Riesce ad assorbire formaldeide e benzene, mentre in casa combatte il cattivo odore del fumo da sigaretta.
10 – Frassino: si tratta di una pianta presente in quasi tutto il territorio italiano e può raggiungere anche i 40 metri di altezza. I suoi fiori emanano un piacevolissimo profumo e le grandi foglie sono un ottimo filtro per l’aria che lo circonda.
Come abbiamo visto, le piante rappresentano una risorsa fondamentale per la salute del nostro organismo e della nostra terra. Occorre quindi preservarle e proteggerle in modo che possano continuare a svolgere il loro ruolo di “pulitrici” del nostro pianeta.