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8. Piante e alimentazione

Nonostante la maggior parte degli esseri umani non adotti un regime strettamente vegetariano, le piante presenti nell’alimentazione non solo sono tantissime, ma vengono consumate in ogni loro parte, anche quelle più insolite, dalla radice al fiore!

8. Preparazione alla prova apneistica

Prima di ogni apnea, che sia statica, dinamica o profonda, è buona norma prendersi un tempo in cui ci si isola e ci si rilassa, respirando in tranquillità e consapevolezza, staccando la mente come in una sorta di meditazione, per sgombrarla da ansie e da stress.

Gli sport acquatici

Siamo ormai giunti in piena estate. Le temperature cominciano ad innalzarsi senza sosta ed il caldo comincia a farsi sentire, soprattutto per chi pratica sport. Correre, andare in palestra, giocare

4. La straordinarietà del corpo umano: il blood shift

Quando Enzo Maiorca, padre dell’apnea, annunciò di volere raggiungere la profondità di -50m, ci fu un medico francese, Cabarrou, che si oppose a tale tentativo, motivandolo col fatto che, a quella profondità la gabbia toracica del campione sarebbe implosa.

Immersioni, le regole fondamentali

Il corpo umano, pur muovendosi in acqua, nuotando o immergendosi, sa bene che essa rappresenta un pericolo costante dato che sotto questo elemento non può sopravvivere se non con riserve d’aria. Mai fare immersioni solitarie.

4. Mondo vegetale naturale e presenza umana

Rispetto ai fantasiosi abiti indossati dalle piante per meglio adattarsi agli ambienti naturali, quelli imposti dall’uomo riflettono l’esigenza da parte di quest’ultimo di assecondare i propri desideri.

5. Respirazione

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Tutti noi, quando nasciamo, conosciamo bene quale sia il modo giusto di respirare. Se osservassimo un bimbo piccolo, poggiato sul fasciatoio, noteremmo subito che respira muovendo la pancia.

Se facessimo, invece, un’indagine tra adulti, una specie di test a campione, e chiedessimo loro di fare un bel respiro profondo, osservando il 99% degli interpellati, noteremmo che, nell’azione di respirare, muovono inesorabilmente il petto ed alcuni alzano in maniera evidente anche le spalle. Questo ci fa comprendere come, nel crescere, la vita, le ansie, lo stress, le inibizioni ed i condizionamenti ci inquinino a tale punto da farci “dimenticare” il modo giusto di compiere un’azione così naturale ed a noi così congeniale ed innata.

J. Mayol è stato colui che ha introdotto nell’apnea le tecniche di respirazione di derivazione yogica.

In passato molti apneisti e pescatori in apnea – alcuni, per la verità, lo fanno ancora oggi, non avendo mai seguito un corso di apnea – usavano iperventilare per alcuni minuti in superficie, prima di esplorare l’abisso. Oggi nessuno con un minimo di cognizione teorica su questa disciplina respira più in tale modo. Si è visto, infatti, che l’iperventilazione non aumenta affatto i livelli di ossigeno nel sangue, ma abbassa invece il livello in esso contenuto di anidride carbonica. Ciò provoca un ritardo nella percezione che il sub ha della sua “fame d’aria” ed è per questo che, talvolta, si sono ritrovati i corpi di pescatori in posizione di “aspetto”, poiché la morte è sopravvenuta senza che essi se ne rendessero conto. Molte di queste tragedie si sarebbero potute comunque forse evitare, se si fosse rispettata la prima regola di sicurezza in mare, che vale soprattutto per i pescatori, che sono, in genere cacciatori solitari e restii alla compagnia: utilizzare il sistema di coppia e non avventurarsi mai da soli.

L’iperventilazione, che è un’azione di respirazione forzata, non favorisce, infine, nemmeno il rilassamento ed innalza anzi il battito cardiaco, comportando un’enorme dispendio di ossigeno e di energie.

Oggi si adopera la respirazione diaframmatica, che permette di riempire bene la parte più ampia dei nostri polmoni, quella bassa e che è quella che usano naturalmente i bambini piccoli. E’ importante “sentire” l’azione che compiamo quando respiriamo e riuscire a seguire il percorso che compie l’aria, dal momento in cui inspiriamo fino a quando essa giunge nei polmoni. Essere consapevoli dell’azione che compiamo. Un respiro consapevole aiuta anche a rilassarsi.

Il diaframma è il muscolo principale legato al respiro. Potremmo immaginarlo a forma di ombrello, il cui bastone rappresenterebbe la nostra colonna vertebrale. Quando l’ombrello è aperto, il diaframma è in alto e siamo in fase di espirazione, quando è chiuso, è tirato verso il basso e stiamo, invece, inspirando. Smobilizzare il diaframma e renderlo elastico è necessario per ottenere dei bei respiri completi, ampi e profondi.

Potreste cominciare dapprima a visualizzare solo la parte alta dei polmoni, quella toracica e compiere pochi respiri, sdraiati comodamente a terra e ponendo una mano sul petto ed osservare come essa si sollevi e si abbassi ad ogni atto respiratorio. Poi potreste visualizzare il respiro solo nella pancia e compiere la stessa operazione. Dopodiché effettuare dei respiri completi, seguendo il percorso pancia-petto in inspirazione e petto-pancia in espirazione. E’ ovvio che all’inizio farete confusione, ma con l’esercizio prolungherete la durata dei vostri respiri ed il grado di rilassamento con cui li eseguirete, cominciando ad assaporare i benefici che da ciò ne derivano, apnea o meno.

E’ buona norma, inoltre, tenere sempre a mente che, in una respirazione controllata, l’espirazione debba essere sempre il doppio dell’inspirazione. Significa che se conto 1, 2 e 3 inspirando, quando espiro dovrei contare 1, 2, 3, 4, 5 e 6.

E’ possibile, infine, anche elasticizzare la gabbia toracica, con degli esercizi di stretching ad hoc, tenuto conto che le ultime costole, proprio quelle in corrispondenza della parte più ampia dei polmoni, non sono fisse, ma mobili: un torace flessibile ed elastico, permette ai polmoni di espandersi al massimo

di Mariafelicia Carraturo
www.feliciacarraturo.it

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