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Procreazione Medicalmente Assistita (PMA)

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L’infertilità di coppia: cos’è, quanto è diffusa, come si manifesta e come si previene

L’infertilità è stata riconosciuta come una malattia che coinvolge due pazienti contemporaneamente, ovvero i componenti della coppia affetta. Si definisce come l’incapacità di concepire e/o portare a termine una gravidanza dopo ameno 12/24 mesi in assenza di contraccezione.

Attualmente coinvolge circa il 15% delle coppie italiane in età fertile.

Le statistiche riportano la seguente distribuzione delle cause: infertilità inspiegata o idiopatica (25%); disordini ovulatori (25%); danno tubarico (15%); fattore maschile (25%); anomalie uterine o peritoneali (10%).

Può essere asintomatica oppure associata a sintomi aspecifici, ovvero che non sono necessariamente indicativi di infertilità come:

  • Per la donna: fastidi più o meno intensi a livello vulvo-vaginale (prurito, bruciore, dolore durante i rapporti, perdite vaginali atipiche) o pelvico (dolori perimestruali e/o periovulatori, dolore durante i rapporti), irregolarità del ciclo mestruale.
  • Per l’uomo: manifestazioni ai genitali esterni (arrossamento, prurito, bruciore), dolore inguinale o scrotale, urgenza minzionale, gonfiori o ematomi testicolari, sensazione di peso a livello dello scroto.

La funzione riproduttiva sussiste in presenza di un’interazione equilibrata tra fattori psichici, neurologici, ormonali, metabolici, immunitari, ambientali e sociali oltre che anatomici.

Pertanto l’infertilità oltre ad essere provocata da cause organiche che colpiscono direttamente gli organi genitali, può insorgere anche a seguito di uno scompenso dell’equilibrio tra i sistemi coinvolti.

Allo scopo di praticare adeguatamente la prevenzione, è molto importante, in presenza di sintomi tra quelli descritti, effettuare controlli specialistici e curare sempre lo stile di vita, i cui principali campi d’azione sono l’alimentazione, l’attività fisica, la gestione dello stress e l’inquinamento.

Si parla di infertilità inspiegata o idiopatica quando la coppia presenta tutti gli esami e le valutazioni di inquadramento nella norma, pur non riuscendo a concepire.
Si tratta cioè di condizioni in cui la medicina non riesce a individuare le cause scatenanti.

Molti di questi casi, sono in realtà da ricondurre a fattori di rischio ambientali, alimentari, lavorativi (come l’esposizione ad agenti tossici), nonché relativi all’attività fisica/sedentarietà, al consumo di fumo-droghe-alcool, all’errato controllo dello stress e del ritmo circadiano.
Nei centri di medicina riproduttiva all’avanguardia, è presente un’equipe interdisciplinare di specialisti, che spesso riesce a curare l’infertilità lavorando sulla correzione dello stile di vita.

I dialoghi tra psiche e sistemi biologici. Come lo stress modifica il potenziale fertile

È dimostrato che lo stress, inibisce l’asse della fertilità, che in medicina viene chiamato asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.
Esso rappresenta un complesso sistema di interconnessione funzionale che parte da strutture anatomiche presenti nel cervello. Qui vengono elaborati e confrontati segnali provenienti dall’esterno cioè dall’ambiente circostante e dall’interno, cioè dall’organismo, e da qui si generano risposte che si traducono in messaggi per il funzionamento delle ghiandole sessuali.
L’impatto inibente da parte dello stress su questo asse si esprime con sintomi maschili e femminili come disfunzione erettile, eiaculazione precoce, disturbi ovulatori e calo della libido.
Inoltre nella partner, elevati e prolungati livelli circolanti di ormoni dello stress come il cortisolo, possono interferire con la fase ormonale luteinica, che inizia dopo l’ovulazione con il compito di sostenere la gravidanza sin dai primi giorni.
Ciò può indurre a conseguente difficoltà di impianto dell’embrione e/o di mantenimento della gestazione (effetti sull’abortività).
In ogni caso, quando lo stress diventa cronico, cioè persiste per molto tempo, si associa ad un aumento costante dei suoi mediatori chimici che conduce a malattia.
Fortunatamente, questi fenomeni possono essere contenuti attraverso tecniche psicologiche, discipline orientali come l’agopuntura, un adeguato regime alimentare e la giusta attività fisica.

Anche la diagnosi di infertilità può generare o acutizzare lo stress.

Infatti, una volta verificato il fallimento della procreazione naturale, le coppie cadono in una spirale di senso di colpa (legato all’emersione di perdita del potere virile e fecondante, per il maschio e del potere di maternità, per la femmina) e di vergogna (legata ad un senso di anormalità, per l’impossibilità di dare al/alla partner il figlio desiderato e ai genitori i nipotini tanto attesi, ecc.) che investe la loro vita affettiva, relazionale e lavorativa.

Tenendo conto che gli ormoni sessuali, oltre a controllare il comportamento sessuale e riproduttivo, intervengono anche nella regolazione dell’immunità e del sistema nervoso centrale e periferico, si spiega perché anche un intervento di PMApuò fallire se persiste un conflitto inconscio. Se infatti con questa tecnica è possibile bypassare un problema a livello di fecondazione, le emozioni contrastanti del singolo partner o della coppia continueranno ad esprimersi, influenzando l’attecchimento e l’evoluzione della gravidanza.
In questo senso, solo la conoscenza, l’elaborazione mentale del conflitto e l’aumento della consapevolezza della coppia infertile può contribuire al successo della PMA.

Per tali ragioni l’assistenza più indicata ed efficace che un centro di medicina riproduttiva può offrire è un intervento integrato tra i medici specialisti e i consulenti psicosessuologi del settore.

La cura dello stile di vita

La medicina ha rivalutato l’impatto dello stile di vita sulla salute generale e quindi sulla salute riproduttiva fino a dare spazio ad una branca dedicata a questo settore che come abbiamo detto, si sviluppa in diversi campi d’azione: gestione dello stress, alimentazione, consumo di alcol e/o droghe, attività fisica e impatto ambientale. Ormai gli specialisti della riproduzione per valutare il potenziale fertile dei pazienti indagano su dove vivono (sostanze inquinanti) sul loro rapporto con il cibo, con il sonno, annotano eventuale uso di droghe, alcolici, fumo, si chiedono se svolgono attività fisica e se affrontano quotidianamente situazioni stressanti o se hanno un vissuto particolarmente traumatico.

Spesso un intervento sullo stile di vita (come ad esempio educazione alimentare o un percorso sessuologico) possono aumentare le chance di concepimento anche senza ricorrere a terapie o tecniche di PMA.

La giusta alimentazione. È noto che la dieta da seguire deve prevedere primi piatti a base di cereali integrali, pesce azzurro, legumi e verdure a foglia e frutta fresca di stagione, senza però esagerare con quella troppo zuccherina.
Da evitare invece l’eccessivo consumo di carni rosse, salumi ed insaccati, sia per il loro contenuto in grassi saturi che per il rischio (per coloro che non sono protette) di toxoplasmosi.
Esistono regimi nutrizionali specifici da suggerire in determinate condizioni patologiche come ad esempio l’endometriosi, la celiachia ed altre condizioni associate a disregolazioni del sistema immunitario, alla poliabortività, ad infezioni recidivanti del sistema uro-genitale maschile e femminile.
Generalmente si tratta di diete equilibrate ad effetto antifiammatorio e di regolazione dell’attività intestinale e delle difese fisiologiche dell’organismo.
Si tratta di scelte nutrizionali personalizzate che vanno prescritte dagli esperti.
Pertanto la figura del nutrizionista, risulta fondamentale anche nella prevenzione e cura dell’infertilità di coppia e parte integrante dell’assistenza interdisciplinare del centro.

Effetti dell’obesità e dell’eccessiva magrezza. Nel tessuto adiposo avvengono una serie di processi che producono sostanze (come ad esempio adrogeni estrogeni, leptina) che partecipano all’equilibrio dell’asse della fertilità.
Quando la rappresentazione del grasso si altera, in eccesso o in difetto, si alterano i livelli ematici di queste sostanze, con conseguenti disturbi dei meccanismi dell’ovulazione e della spermatogenesi.
Esiste perciò un equilibrio ideale tra il peso e l’altezza per ciascun individuo, il cui rapporto si chiama BMI (indice di massa corporea), che rientrando nei valori normali, aiuta a controllare la salute generale e la fertilità.
Recenti dati epidemiologici comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità confermano che l’obesità e l’eccessiva magrezza sono causa, entrambe, del 6% dell’infertilità primaria e, di conseguenza, del 12% dell’infertilità totale.

Attività fisica. La letteratura scientifica evidenzia come un’attività fisica non eccessiva o una quotidiana camminata veloce è associata in maniera statisticamente significativa con un miglior quadro dello spermiogramma ed una migliore quantità e qualità delle vulazioni.
A livelli eccessivi, soprattutto se accompagnata da una notevole riduzione calorica, l’esercizio fisico può provocare una transitoria soppressione della funzione riproduttiva sia negli uomini che nelle donne, inibendo l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.

Uso di droghe alcool e fumo. Droghe fumo ed uso eccessivo di alcol riducono il potenziale fertile nell’uomo e nella donna.
Oltre ad interferire con la funzione dell’asse della fertilità, partecipano a generare uno stress ossidativo.
Concorrono cioè a rompere l’equilibrio tra sostanze di difesa (antiossidanti) e sostanze chimiche ossidanti che rappresentano un insulto per le cellule.
Quando nel microambiente testicolare e/o ovarico-tubarico si verifica una eccessiva presenza di sostanze ossidanti, lo stress ossidativo partecipa alle cause dell’infertilità

Inquinamento. Anche le sostanze inquinantigenerano stress ossidativo.
Molte di esse, si legano a recettori ormonali fungendo da “interferenti endocrini” cioè generando un’alterazione della funzione ormonale. Inoltre in alcune patologie della fertilità, come l’endometriosi, per una predisposizione genetica alcune sostanze inquinanti vengono degradate più lentamente aggravando la malattia.
Alcuni esempi sono la diossina (che è tra i prodotti industriali chimici e agrari), gli ftalati (composti chimici usati nell’industria delle materie plastiche), il perfluottano sulfonato (utilizzato nella fabbricazioni di tessuti, tappezzerie, pellami ecc) che è stato trovato in concentrazioni elevate in donne con endometriosi.

Inoltre nell’uomo l’esposizione a metalli pesticidi, insetticidi comporta un calo nella mobilità degli spermatozoi e danni nel loro DNA.

Cosa fare quando il figlio non arriva. La diagnosi

Nei casi di coppie di giovani, non c’è da allarmarsi prematuramente. La prima domanda da porsi è se effettivamente i rapporti sessuali hanno la giusta frequenza nel momento fertile della donna (tra l’11° e il 15° giorno del ciclo quando le mestruazioni sono regolari).

Quindi bisogna dedicare un certo tempo in cui mettere alla prova con costanza la natura.
Questo tempo dipende soprattutto dall’età della partner: per le donne più giovani con partner maschile in buona salute generale, deve essere di uno-due anni, tra i 35 e i 39 anni di età si riduce almeno a 6 mesi.
Trascorso questo tempo, o se la partner ha più di 39 anni, o ancora, in presenza di una causa nota di infertilità, è opportuno rivolgersi ad un centro di medicina riproduttiva, per cominciare ad effettuare i dovuti accertamenti.
È molto importante che si ricorra a centri specializzati, in quanto le conoscenze sulla fertilità umana sono ormai così ampie che si tratta di un settore superspecialistico.

L’approccio più efficace ed innovativo è un’assistenza interdisciplinare ad opera di un’equipe di specialisti che possano interagire costantemente sui casi clinici e accompagnare la coppia in tutto il suo percorso nel centro, dall’accesso al conseguimento dell’obiettivo che deve essere non solo la gravidanza ma, ove possibile, il ripristino della capacità di procreare.

Al primo incontro vengono raccolte tutte le informazioni possibili, sessuologiche e mediche di entrambi i partners.
Subito dopo la coppia viene sottoposta ad un inquadramento del potenziale fertile, ovvero un insieme di esami utili a comprendere come mai non è sopraggiunta la gravidanza, se c’è qualcosa su cui lavorare in merito allo stile di vita, o qualcosa da curare.

Attraverso prelievi di sangue ad entrambi i componenti della coppia, si indagano tutti i fattori legati alla fertilità: ormonali, genetici, immunologici.

Per la donna si pratica inoltre una serie di ecografie pelviche, tamponi nel collo dell’utero e nella vagina per cercare infezioni, una ISG (isterosalpingografia) per conoscere lo stato delle tube e dove indicato esami endoscopici, come l’isteroscopia, la laparoscopia, per studiare il sistema riproduttivo con la risoluzione di una telecamera.

Per l’uomo si praticano esami sul campione seminale (spermiogramma, spermiocoltura e tamponi uretrali per cercare infezioni) ecografie e Doppler scrotali.

Una volta identificate le cause, si procede al trattamento. Questo viene prescritto in base alle conclusioni diagnostiche e può consistere in una o più delle seguenti opzioni: terapie mediche (ad esempio cura di infezioni genitali),  operazioni chirurgiche (ad esempio su varicocele o cisti ovariche), interventi sullo stile di vita.

Nei casi di infertilità idiopatica di lunga durata o se non è possibile curare la causa d’infertilità individuata si può ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita.

I farmaci più utilizzati

Per curare la fertilità, si adoperano interventi sullo stile di vita, integratori, terapie mediche e terapie chirurgiche.
Molto utilizzati sia nell’uomo che nella donna sono integratori e nutraceutici.
Si tratta di preparati disponibili in farmacia, a base di sostanze necessarie al benessere, che nella maggior parte dei casi sono contenute negli alimenti.

Indipendentemente dalle abitudini nutrizionali, può accadere che in particolari condizioni o patologie (allergie, alterazioni gastro-intestinali) tali sostanze siano carenti, per cui vengono somministrate sottoforma di nutraceutici.
I più utilizzati nel campo contengono: Glutatione, N-acetil-cisteina, Vit.C, Vit,E,  Coenzima Q10, Carnitina, Myoinositolo, ac folico, Licopene, beta carotene, ecc.
Integratori a base di vitamina D, le cui fonti naturali sono limitate, soprattutto per i vegetariani o le persone alle quali non piace il pesce, si stanno dimostrando sempre più efficaci.

I farmaci di maggiore utilizzo e solo a seguito di prescrizione specialistica sono le gonadotropine.
Si tratta di farmaci che riproducono o derivano dalle gonadotropine umane, ormoni che nell’uomo e nella donna, vengono prodotti da una ghiandola del cervello, l’ipofisi, con la funzione di stimolare il testicolo e le ovaie a produrre spermatozoi ed ovociti.
Questi farmaci possono essere utilizzati nei casi in cui vi sono problemi di ovulazione o produzione di spermatozoi, per facilitare questi processi.
Inoltre, in tutte le procedure di PMA, vengono somministrati alla partner nella fase preliminare detta “stimolazione ovarica”, allo scopo di produrre più ovociti utili alla fecondazione, aumentando le possibilità di successo.
Negli anni abbiamo assistito ad una continua evoluzione nella produzione delle gonadotropine fino a disporre di una ampia gamma di scelta e prepaparati sempre più evoluti.

Cos’è e in cosa consiste la PMA

Per PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) si intende un’insieme di procedure mediche che servono ad aiutare l’incontro dello spermatozoo con la cellula uovo, o trattano tali cellule, allo scopo di aumentare le possibilità di concepimento.

Principali procedure. Si possono ricondurre a due gruppi: quello della fecondazione in vivo e quello della fecondazione in vitro.
La fecondazione in vivo comprende le metodiche in cui l’incontro dello spermatozoo con la cellula uovo avviene nell’organismo della donna, mentre nella fecondazione in vitro tale incontro viene provocato in laboratorio.
Per aumentare le probabilità di successo, ove possibile le procedure vengono precedute da una terapia di stimolazione ormonale della partner femminile, al fine di produrre più cellule uovo utili alla fecondazione.
Durante questa terapia, che dura circa 14 giorni, la partner si sottopone al monitoraggio del ciclo, ovvero una serie di ecografie e prelievi di sangue con controlli ormonali, che servono a seguire lo sviluppo dei follicoli, che contengono le cellule uovo.

Il tipo di fecondazione in vivo più diffuso è l’Inseminazione Intrauterina (IUI). In tali casi la donna viene monitorata per individuare la fase di massima fertilità.
E’ quella l’epoca in cui il liquido seminale viene preparato in laboratorio per essere trasferito in utero attraverso manovre tollerabili e di breve durata, che quindi non necessitano di degenza. L’altro gruppo è quello delle metodiche di fecondazione in vitro (IVF) che rappresenta il massimo aiuto che la medicina può apportare alla fecondazione.
Quando i follicoli sono maturi, ovvero dopo circa 14 giorni di stimolazione ovarica, si procede al prelievo delle cellule uovo, per via vaginale sotto guida ecografica.
Le cellule uovo recuperate vengono poi fecondate in laboratorio con gli spermatozoi.
Dopo 3 o 5 giorni di coltura degli embrioni in laboratorio, questi vengono trasferiti in utero attraverso un sottile catetere, cioè un tubicino morbido, sempre per via vaginale.
Dopo circa 12 giorni dal trasferimento in utero si effettua il test di gravidanza con un prelievo di sangue per verificare se gli embrioni hanno attecchito.

Tassi di successo. Le possibilità di gravidanza con le tecniche di PMA variano molto da caso a caso e dipendono essenzialmente da 3 fattori quali, l’età della donna, le cause e la durata dell’infertilità. Comunque per le tecniche di fecondazione in vivo, ovvero l’inseminazione intrauterina, le possibilità vanno dal 10 al 30%, mentre per le tecniche di fecondazione in vitro vanno dal 15 al 60% circa.

Agopuntura e infertilità

L’infertilità è una condizione multifattoriale, spesso sostenuta da squilibri ormonali, immunitari, metabolici, psicologici e ambientali su cui l’agopuntura può essere terapeutica.
Lo stimolo dell’ago, aumenta il rilascio di sostanze che hanno appunto un’azione di riequilibrio ormonale e immunitario.
Alcune delle biomolecole liberate hanno inoltre un’azione di modulazione sulla circolazione sanguigna e sul sistema neurovegetativo, ovvero quel sistema di vie che innervano gli organi interni, regolando le funzioni vitali dell’organismo attraverso meccanismi nervosi indipendenti dal controllo della volontà.

Su questi meccanismi d’azione si basa l’esperienza positiva e ormai ampia degli agopuntori nel settore dell’infertilità umana.
Diversi sono i casi in cui si può ricorrere ai benefici dell’agopuntura.

Nell’uomo:

  • Migliora la motilità e la percentuale di forme normali degli spermatozoi. Minori e controversi risultati si riscontrano sul numero. Gli effetti principali sono stati osservati se l’astenoteratospermia era associata ad infiammazione o varicocele;
  • Riduce lo stress percepito.

Nella donna:

  • Migliora il quadro sindromico dell’ovaio micropolicistico;
  • Migliora il quadro clinico dell’endometriosi;
  • Riduce i sintomi dell’Infiammazione Pelvica Diffusa (PID);
  • Riduce i livelli di FSH medio-alto;
  • Migliora il pattern endometriale;
  • Contribuisce al riequilibrio del sistema immunitario;
  • Controlla il dolore durante e dopo il pick-up;
  • Migliora l’outcome dell’embryo transfer;
  • Riduce lo stress percepito.

Igiene orale e infertilità

Non tutti sanno che l’igiene di denti/gengive e potenziale riproduttivo sono strettamente collegati.
La cattiva salute della bocca è statisticamente correlata a disturbi e patologie che sono alla base, in molte donne e uomini, dell’infertilità.
La diretta correlazione è stata evidenziata in numerose ricerche ed ampiamente indagata in letteratura.
Uno studio australiano pubblicato nel 2011, ha rilevato che le donne con parodontite impiegano in media un tempo maggiore per rimanere incinte, rispetto alle donne non affette da questa malattia.
Ulteriori studi hanno dimostrato come la malattia parodontale maschile o femminile, possa inficiare anche i tentativi di trattamenti di fecondazione assistita.
La parodontite (o malattia parodontale) è un’infiammazione spesso correlata alla presenza di specifici batteri, che colpisce i tessuti di sostegno del dente, gengive, legamento parodontale e osso alveolare che circondano e sostengono i denti, chiamati collettivamente parodonto.

Se non curata, può portare alla perdita dei denti.
I suoi sintomi (alitosi, sanguinamento gengivale, mobilità dentale, sensibilità dentale) spesso, non riconosciuti rapidamente, vengono trascurati fino a quando è troppo tardi.
Una grave conseguenza è il fatto che la parodontite cronica può indurre un rilascio di tossine in circolo, che possono giungere addirittura fino al liquido amniotico e scatenare (oltre ad episodi di infertilità) una risposta infiammatoria che provoca aborti e parti pre termine.

Ma non è ancora tutto perché i batteri responsabili della malattia possono avere un’incidenza negativa anche sulla fertilità maschile.
I soggetti affetti da parodontite, hanno una maggiore probabilità di soffrire di disfunzione erettile rispetto a chi non ha problemi gengivali.
Vi è anche una correlazione statistica con la qualità seminale

         

Nuova sezione in pubblicazione.
La Redazione e il Board Medico di My Special Doctor sono al lavoro per realizzare questo contenuto che sarà presto on-line.

 

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