Un medico alle prese con un avvelenamento non ha a disposizione una batteria di antidoti ed il loro impiego nella pratica medica è l’eccezione.
Rispetto ad altre urgenze mediche, l’avvelenamento acuto è difficile da diagnosticare. Spesso vengono trovati soggetti depressi in stato di incoscienza con accanto una lettera ed un astuccio di compresse vuoto. Oppure si trova un bambino mentre rosicchia e mastica qualcosa di non commestibile. Inizialmente magari non si sospetta un avvelenamento e solo dopo aver rianimato il paziente si riesce a capire la vera causa dello stato.
Esame del paziente
Il medico deve prestare attenzione solo al paziente e non alle spiegazioni incoerenti di chi ha accompagnato la vittima. In assenza di sintomatologia critica, bisognerebbe fare un esame completo valutando: livello di coscienza, respirazione, stato circolatorio, presenza di convulsioni, diametro delle pupille, segni di iniezioni, temperatura corporea, condizione della cute e lesioni.
Trattamento d’emergenza
Il trattamento d’emergenza è costituito da misure di rianimazione. Se il paziente è in grado di respirare spontaneamente bisogna metterlo su un fianco, rimuovere ogni evidente ostruzione e intubarlo.
Se il paziente, invece, è in stato di incoscienza è importante il decubito laterale, preferibilmente con la testa lievemente in basso ed evitare la caduta della lingua.
Se il polso non è regolare è necessario sollevare di circa 20° i piedi per favorire il ritorno venoso al cuore.
Se il paziente presenta convulsioni bisogna subito provvedere ad inizioni endovena di 5-10 mg di dizepam. Se, invece, ha inalato gas o vapori tossici bisogna allontanarlo dall’ambiente inquinato e assicurare un’adeguata ventilazione.
Infine, se il paziente ha occhi, pelle e vestiti contaminati da materiale tossico è necessario sciacquare immediatamente gli occhi con soluzione fisiologica, togliere i vestiti e lavare la pelle contaminata, coprendolo subito con una coperta pulita.
Fonte: Fonte: Vademecum di terapia degli avvelenamenti di Roy Goulding