Secondo uno studio inglese, uno dei modi migliori per ridurre le infezioni da Escherichia coli resistenti agli antibiotici sarebbe l’abitudine generalizzata di lavarsi le mani dopo aver usato il bagno. Le infezioni prodotte da questo batterio – pericolose e potenzialmente fatali – sono comunemente attribuite a carne poco cotta o verdure crude, ma quando i ricercatori hanno fatto un’analisi genetica di migliaia di campioni, hanno scoperto che la maggior parte delle infezioni da E. coli nel Regno Unito era causata da un ceppo trovato nell’intestino umano e nelle acque reflue, ma raramente presente nel cibo.
Gli autori dello studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases ne deducono che l’infezione si diffonde principalmente a causa di particelle fecali umane trasmesse da persona a persona. David M. Livermore, il microbiologo medico dell’Università dell’East Anglia che ha coordinato lo studio, definisce E. coli un “organismo Jekyll e Hyde”: il batterio vive infatti normalmente nell’intestino di esseri umani e animali senza produrre alcun danno, ma alcuni ceppi possono essere molto pericolosi e possono essere responsabili di intossicazioni alimentari e infezioni del flusso sanguigno. Fino a poco tempo fa, queste condizioni erano facilmente trattabili con una profilassi antibiotica, ma da una quindicina di anni Escherichia coli è diventato più resistente agli antibiotici e molto più difficile da trattare trasformandosi di fatto in “superbug”, uno di quei batteri micidiali che, solo in Italia, causano oltre 10mila morti all’anno.
Per conoscere meglio la diffusione di E. Coli e dunque dedurne le modalità di trasmissione, i ricercatori britannici hanno eseguito il sequenziamento del genoma su campioni raccolti nel 2013 e 2014 da essere umani, animali e fognature in cinque aree: Londra, Anglia orientale, Inghilterra nord-occidentale, Scozia e Galles.
Il sequenziamento del Dna ha mostrato un’abbondanza di ceppi di E. Coli resistenti agli antibiotici nelle acque reflue e nella carne di pollo al dettaglio, raramente su altre carni e mai su alimenti a base vegetale. Inoltre, i campioni di un particolare ceppo resistente, chiamato ST131, raccolti da sangue umano, feci e liquami si combinavano tra loro: « il problema che abbiamo riscontrato – ne ha dedotto Livermore – è la circolazione di E. coli resistente adattato all’organismo umano e non le infezioni derivate dalla catena alimentare».
Come hanno fatto notare alcuni infettivologi, è ovviamente importante praticare buone pratiche di sicurezza alimentare, ma lo studio suggerisce che una buona igiene delle mani per prevenire la trasmissione è di gran lunga la misura più efficace. L’attenzione all’igiene è particolarmente rilevante nelle case per gli anziani, poiché la maggior parte delle infezioni gravi del tratto urinario da E. coli si verificano in quei contesti.
Fonte: Day MJ, Hopkins KL et al. Extended-spectrum β-lactamase-producing Escherichia coli in human-derived and foodchain-derived samples from England, Wales, and Scotland: an epidemiological surveillance and typing study. Lancet Infect Dis. 2019 Oct 22.