“Prevenire è meglio che curare” è la prima regola d’oro della medicina. La seconda è “diagnosticare presto per curare meglio”. Entrambe valgono a prescindere dall’area clinica, ma diventano particolarmente importanti in oncologia, soprattutto nel caso di vari tipi di tumore che, se colti in fase precoce, possono essere completamente eliminati e per quelli di gestione più critica che, individuati sul nascere, possono essere trattati in modo più efficace. I tumori della tiroide sono tra questi.
Diciamo subito che i tumori della tiroide veri e propri (ossia i carcinomi differenziati tiroidei) sono neoplasie abbastanza rare, corrispondenti a circa il 5% di tutti noduli tiroidei, che invece sono molto comuni, potendo essere riscontrati in quasi il 50% della popolazione, risultando però spesso innocui o comunque facili da gestire.
Secondo il più recente rapporto dell’Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTUM), nel 2017 le nuove diagnosi di tumore della tiroide sono state oltre 15.000 e si prevede che entro il 2020 questo numero aumenterà notevolmente, soprattutto tra le donne (maggiormente colpite dalle malattie della tiroide in generale rispetto agli uomini).
Questo incremento nel numero di diagnosi non deve allarmare troppo, in quanto legato principalmente a una maggiore propensione a effettuare indagini di screening (in particolare, l’ecografia della tiroide) e non associato a un aumento della mortalità. Dai tumori della tiroide, infatti, si guarisce in oltre 3 casi su 4, soprattutto se si interviene con prontezza in modo corretto (generalmente con asportazione completa della ghiandola, seguita dall’avvio di terapia sostitutiva con ormoni tiroidei).
Per ottimizzare il riconoscimento, la caratterizzazione e la gestione dei carcinomi differenziati tiroidei, le principali associazioni di specialisti italiani che si occupano di tiroide hanno elaborato linee guida condivise che permetteranno a tutti i pazienti di essere presi in carico sulla scorta delle migliori evidenze scientifiche disponibili. Il che significa, in sostanza, garantire a tutti le massime possibilità di guarigione e di sopravvivenza, ancora più di quanto venga già fatto oggi.
Le nuove linee guida diagnostico-terapeutiche aiuteranno anche a capire meglio quali noduli devono essere considerati sospetti/pericolosi e, quindi, monitorati in modo più assiduo o immediatamente trattati e quali, invece, possono essere seguiti con controlli ecografici periodici più “rilassati”, per esempio una volta ogni 1-2 anni. In questo modo, si eviterà di sottoporre a terapie impegnative noduli che, con ogni probabilità, non daranno mai gravi problemi di salute.
Le “Linee guida italiane 2018 per la patologia nodulare e il carcinoma differenziato tiroideo” sono state redatte congiuntamente dall’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), dalla Società Italiana di Endocrinologia (SIE), dall’Associazione Italiana Medici Nucleari (AIMN), dalla Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC) e dalla Società di Anatomia Patologica e di Diagnostica Citologica (SIAPEC) e saranno ufficialmente presentate a Roma il 28-29 Ottobre, in occasione del convegno 6° Thyroid UpToDate – Linee guida e pratica clinica.
FontI
6° Thyroid UpToDate – Linee guida e pratica clinica (http://www.nordestcongressi.it/site/event/6-thyroid-uptodate-2018)
Pacini F et al. Italian consensus on diagnosis and treatment of differentiated thyroid cancer: joint statements of six Italian societies. Journal of Endocrinological Investigation 2018; https://doi.org/10.1007/s40618-018-0884-2