È nota come ‘la pianta della buonanotte’. Chi di noi non ha mai bevuto una tazza di camomilla prima di coricarsi, o per calmare stati ansiosi? Poco si sa invece della ‘storia’ di questo fiore, delle sue varietà e di come non confonderle, da dove derivi il suo nome, di quanto sia facile coltivarla anche in giardino o nell’orto per avere i suoi ‘capolini’ sempre pronti all’uso. Allora addentriamoci alla sua scoperta.
In botanica. Chi se ne intende la chiama Matricaria recutita L., sinonimo Matricaria chamomilla L: nomi scientifici della camomilla. Una pianta erbacea annuale della famiglia degli Asteracee, ovvero le Composite, il cui fusto può arrivare all’altezza di 50-80 cm. Ha foglie verdi, divise in sottili lacinie, e il culmine della fioritura avviene tra maggio e ottobre, con una esplosione di fiori bianchi dal centro giallo, i ‘capolini’, di forma tubolare, che sono la vera essenza e la parte più preziosa della camomilla: contengono infatti la sostanza attiva della camomilla e devono essere recisi subito dopo la fioritura. I piccoli petalini bianchi, chiamati “ligule”, sono il segno distintivo per riconoscere la camomilla comune dalle altre specie: a fine fioritura, essi saranno rivolti verso il basso; altro segno caratteristico sono le foglioline attraversate da sottili incisioni. Esistono, infatti, altre varietà di camomilla tra le più impiegate e diffuse, ci sono la camomilla romana, Anthemis nobilis, e la camomilla tedesca; tutte con numerosi benefici, usate sia nella cosmesi che in medicina naturale, come erba officinale dalle molte proprietà, soprattutto lenitive. Inoltre, per ibridazione dalla specie chiamata matricaria inodora è stata creata una margherita a fiori doppi la cui fioritura è molto prolungata che viene impiegata come fiore ornamentale per le aiuole.
Habitat e nomenclatura. La camomilla è originaria dell’Europa; cresce spontanea ovunque: nei campi di frumento, nelle zone incolte e ai bordi delle stradine di campagna, lungo le strade e vicino alle case. La si trova in tutta Italia dal mare alla regione submontana ma sempre al di sotto degli 800 metri di altezza. Per questo la si definisce una pianta infestante e rustica che ben si adatta a diversi tipi di terreni: abbonda nei terreni forti, asciutti e sassosi, cresce bene anche in quelli poveri ma tollera male i terreni acidi sui quali produce un’essenza scadente. Si adatta anche a terreni salini e vegeta discretamente in presenza di pH elevati. Ove cresce abbondante l’aria è impregnata dal suo caratteristico e aromatico profumo, che sa di mela. Proprio da questo sentore tipico deriva il suo nome “khamaìmelon”, dal greco “mela di terra” o “piccola mela” (chamái, “del terreno” e mḗlon, “mela”) che le è stato attribuito dai greci per l’odore simile a quello della mela nana. Successivamente il termine è stato latinizzato in Chamomilla. Mentre il nome botanico Matricaria, proviene dal latino mātrīx, che significa “utero”, con riferimento al potere calmante nei disturbi mestruali, tanto che ancora oggi la camomilla è un ingrediente di molti farmaci e parafarmaci a questo scopo. La camomilla ama il sole, l’aria ed il caldo, ma soffre correnti d’aria ed il vento eccessivo, predilige infatti i luoghi con inverni miti. Oggi è coltivata soprattutto in Germania, Ungheria, Jugoslavia, Unione Sovietica, Egitto, Argentina, oltre che in diversi altri Paesi europei. Pur essendo una pianta annuale, la coltura può durare dai 3 ai 7 anni, per via dei capolini rimasti sulla pianta che, disseminando, perpetuano spontaneamente la specie.
Gli usi in antichità. La camomilla era già nota agli antichi egizi che dedicavano il fiore al Dio del Sole; tracce di questa pianta sono state trovate nella tomba di Re Ramsete II, probabilmente per dargli coraggio e calma nel suo viaggio verso l’aldilà. Gli egizi ne conoscevano comunque anche gli effetti terapeutici e la utilizzavano per curare i dolori agli arti, le nevralgie e come antipiretico. Fu invece il medico greco Dioscoride Pedanio (40 – 90 d.C.), ad intuirne per primo le proprietà emmenagoghe, di stimolazione delle mestruazioni, che secoli dopo furono confermate dalla medicina ufficiale e successivamente il romano Plinio ne fece un rimedio valido per lenire moltissimi problemi di salute. Nel medioevo, si ricorreva alla camomilla per curare malattie serie, come infezioni, tubercolosi, peste; le piante di camomilla venivano infatti bruciate per diffondere benefici e “salvifici” fumi. Inoltre, per proteggere i neonati dalle epidemie dell’epoca, venivano appesi ciuffi di camomilla sui loro giacigli. Infine, la camomilla era usata anche come difesa per l’orto, per dare vigore alle piante deperite o ai fiori recisi, ancora oggi se si vuole mantenere un mazzo di fiori vigoroso è sufficiente aggiungere qualche fiore di camomilla oppure inserirne all’interno del vaso una bustina da infusione Anche nei paesi anglosassoni era considerata una erba medicinale, nel Lacnunga un antico manoscritto, contenete preghiere e nozioni mediche, risalente alla fine del X secolo, era descritta come la più potente tra le nove piante sacre donate al mondo dal dio Odino.
Leggende…alla camomilla. Sono molte, alcune antiche e altre di un passato più recente:
- In passato, si riteneva che lavarsi le mani in acqua di camomilla, portasse fortuna, oppure che nascondere un suo fiore nella tasca della camicia potesse rappresentare un incantesimo d’amore. Infine per l’aroma piacevole e rilassante, c’è anche chi, con la camomilla, faceva il bagno, chi la bruciava come incenso, chi meditava in sua compagnia.
- Il Papiro di Ebers, del 1506 a.C. circa, scritto in ieratico, he contiene numerose prescrizioni mediche, formule magiche e rimedi, racconta che gli Egizi si servivano della camomilla per abbassare la febbre e per curare e abbellire la pelle.
- Si dice che i monaci medievali uscissero dai conventi e scendessero insieme nelle valli per cogliere mazzi di camomilla in tarda primavera e poi ne spargevano i petali fragranti durante le cerimonie sacre. Furono loro i primi a notare che se piantata accanto a un arbusto malato, questo guarisse: ancora oggi la camomilla tiene lontani gli insetti e protegge gli orti.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante. La camomilla simboleggia la forza e la resistenza contro le avversità, forse in associazione al fatto che la pianta grazie alle sue proprietà rilassanti aiuta affrontarade le avversità della vita quotidiana.
Gli usi. La camomilla è impiegata in erboristeria, in cosmetica e in cucina.
- In cucina: l’uso più noto è certamente l’impiego dei capolini essiccati in infusi e tisane, ma la camomilla è un fiore versatile e si presta anche per aromatizzare confetture, caramelle, gelati e liquori, come per esempio il vermouth, o vini aromatici come la Xeres. Ma è possibile creare con la camomilla anche gustosi risotti, profumare insalate di pesce, torte morbide per la colazione, creme dolci e biscotti. In più, i fiori freschi sono perfetti, viste le piccole dimensioni e la semplicità elegante, per decorare molti piatti dolci e salati.
- In erboristeria e fitoterapia: viene sfruttata per via interna nel trattamento di disturbi infiammatori del tratto gastrointestinale, oppure per via esterna per lenire con impacchi stati infiammatori di pelle e mucose.
- In cosmetica: viene sempre sfruttata l’azione lenitiva per contrastare stati cutanei o gonfiori. Ad esempio un fazzoletto imbevuto di camomilla fredda tamponato sulle palpebre al risveglio aiuta ad attenuare il gonfiore delle occhiaie. Oppure viene usata per schiarire i capelli.
Coltivazione. Coltivare la camomilla è semplice, non è una pianta che richiede particolari cure ma solo qualche ‘indicazione’, riguardo a:
- Terreno: è meglio scegliere un’area in pieno sole con terreno asciutto, anche povero. È bene preparare il terreno alla semina incorporando 3 o 4 kg al metro quadrato di compost ben maturo, in seguito non servono particolari altre concimazioni.
- Semina: può essere realizzata in primavera, direttamente in piena terra, a spaglio cosicché si possa ottenere un manto ricco e fiorito di camomilla in tutta la zona dedicata. È bene preparare l’area con la vanga, smuovendo le zolle in profondità per poi romperle con la zappa, livellando infine la superficie col rastrello. Al termine dell’operazione, bagnate il terreno con il diffusore dell’annaffiatoio, distribuite uniformemente i semi e ricoprite con un velo di terra fatta passare in un setaccio. Le semine precoci, effettuate a luglio, danno risultati migliori di quelle tardive e delle precocissime (in primavera). La densità ottimale è cercare di circa 20-25 piante per m². Se nascono tantissime piantine, complice l’aver usato per precauzione una discreta quantità di semi (essendo questi molto piccoli) sarà opportuno diradarle un po’, lasciando circa 15 cm tra una piantina e l’altra, in modo che sia loro permesso ramificarsi bene.
- Irrigazione: è bene effettuarla con regolarità, cosicché le piante possano crescere floride e sane. È necessario, invece, che almeno inizialmente ripuliate il terreno dalle malerbe per evitare un’eccessiva concorrenza quando la pianta è ancora indifesa e soggetta a rischi esterni. Finché le piantine sono piccole, irrigatele spesso, riducendo via via fino ad interrompere del tutto le irrigazioni, stante che la camomilla resiste alla siccità.
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Raccolta dei capolini. Provvedete alla raccolta dei capolini in piena fioritura, a primavera a partire dal mese di maggio, quando hanno la massima concentrazione di principi attivi e la loro fragranza è intensa. Potete scegliere di raccogliere i singoli fiori o di recidere l’intera pianta alla base, per poi appenderla in mazzi e completarne l’essiccazione in 2 o 3 giorni, posizionandoli in un luogo fresco, ombroso e ventilato, così da prevenire muffe o marciumi causati dall’umidità. Evitate di essiccare le piante al sole perché perderebbero gli aromi, mentre per preservare le piante dalla polvere avvolgetele in panni traspiranti. Una volta essiccate separate i fiori e chiudeteli in barattoli di vetro ermetici da conservare in credenze asciutte.
Parassiti e malattie. Riguardo a parassiti e malattie, la camomilla potrebbe essere attaccata da Afidi che è possibile contrastare con prodotti a base di Beauveria bassiana (dosi di etichetta) o con sapone di Marsiglia all’1,5%.