I movimenti di emancipazione femminile nati tra la seconda metà del 1800 e i primi vent’anni del secolo successivo sono il primo punto di svolta nella storia contemporanea che ha concesso il cambiamento morale e sociale fondamentale per la costruzione del concetto di sessualità come lo conosciamo oggi. Questi movimenti coinvolsero gli Stati Uniti e la maggior parte degli stati europei, con la finalità di conquistare i basilari diritti civili fino ad ora negati alla popolazione femminile.
Le donne erano considerate cittadine di seconda classe e l’uomo era il rappresentante legale della donna, il cui unico ruolo nella società era quello di essere moglie e madre. Nonostante lo sviluppo economico e sociale diffusosi in quegli anni nel mondo Occidentale, la popolazione femminile non aveva ancora diritto ad un’adeguata istruzione, né accesso paritario all’uomo nel mondo lavorativo, né tantomeno diritto al voto.
La condizione subordinata delle donne in tutti i fronti portò all’inizio delle prime lotte con l’attivismo delle suffragette che iniziavano già a richiedere parità anche all’interno della famiglia, sia per quanto riguarda i diritti sui figli che nella coppia coniugale.
I primi effettivi cambiamenti avvennero solo nei primi decenni del 1900, dove a partire dalla Finlandia (1906), il diritto al voto venne esteso anche alle donne: in Inghilterra nel 1918, negli Stati Uniti nel 1920 e solo dopo la Seconda guerra mondiale anche in Italia e in Francia.
Il primo movimento femminista si è dunque concentrato sul suffragio femminile e sull’eliminazione degli ostacoli giuridici alla parità di genere, ponendo così le basi della lotta per l’emancipazione delle donne. Negli anni Sessanta e Settanta, in seguito ad un notevole boom economico presente in tutto il mondo occidentale, si sviluppa una seconda ondata femminista, strettamente interconnessa con i movimenti di liberazione sessuale, concentrata in questi anni sull’identità della donna da un punto di vista più intimo e personale: le donne parlano ora di contraccezione, depenalizzazione dell’aborto, interscambio di ruoli maschili e femminili all’interno della coppia e autodeterminazione.
La sessualità e il rapporto donna-uomo diventano così un tema politico-sociale: partendo dall’aborto, i movimenti di liberazione sessuale si focalizzeranno su violenze sessuali, rapporti sessuali prima del matrimonio e controllo delle nascite, con l’obiettivo di far vivere uomini e donne in una società senza repressione psicologica, economica e sessuale.
Sullo sfondo di questi grandi cambiamenti che riguardano il ruolo della donna nella società e nel rapporto di coppia eterosessuale, prendono voce e vengono sostenute anche quelle minoranze – gay e lesbiche – che rivendicano la loro identità sessuale e scelgono di non vergognarsi della loro “diversità”. Altro tema centrale nei dibattiti pubblici del tempo è la pornografia, prima tenuta nascosta e inconfessata dai più.
Nel 1966 Master e Johnson pubblicano il “Human Sexual Response”, risultato di undici anni di osservazioni dirette sulle reazioni fisiologiche della risposta sessuale di un campione di donne e uomini dai 18 agli 89 anni.
A differenza dello studio di Kinsey, Master e Johnson effettuano le proprie osservazioni in laboratorio, studiando più di diecimila atti sessuali, dalla masturbazione femminile al coito naturale (tramite penetrazione con il pene) e artificiale (tramite oggetto stimolante). I risultati permisero ai due studiosi non solo di teorizzare un preciso ciclo di risposta sessuale, ma anche di sottolineare quanto la risposta sessuale femminile sia fondamentalmente similare a quella maschile, a differenza di quanto si era ipotizzato invece fino a quel momento.
Sebbene di base fisiologica, il contributo di Masters e Johnson ha permesso di ampliare le conoscenze sull’intera sfera della sessualità umana, essenziale quindi per tutte le pubblicazioni successive, nate in seguito a questi primi rivoluzionari risultati.
Una tra queste è “Nuove terapie sessuali” di Kaplan (1974), che oltre a revisionare sulla base della sua esperienza clinica il ciclo sessuale precedentemente teorizzato, si concentra soprattutto sull’orgasmo femminile, ipotizzando quattro diversi. scenari: l’assenza di orgasmo, l’orgasmo clitorideo e quello coitale (secondo l’autrice quelli più frequenti) e infine l’orgasmo con fantasie (Panzeri, 2012).
Considerando quanto già riportato sul ruolo della donna nella società al momento della pubblicazione di questi testi, è chiaro l’impatto che simili pubblicazioni hanno avuto non solo all’interno dell’ambito scientifico, ma anche in campo pratico, facendosi promotrici di una nuova, più completa e informata visione della sessualità femminile.
Senza respingere le opinioni di chi vede il femminismo e la rivoluzione sessuale di questi anni come due movimenti fallimentari e inconclusivi, è possibile ritenere senza dubbio che lo spostamento della sfera sessuale dal luogo privato al luogo pubblico, politico e addirittura legislativo (con la legge sul divorzio e la depenalizzazione dell’aborto , in Italia rispettivamente nel 1974 e 1978), abbia portato a numerosi cambiamenti nella società, nei costumi e nelle credenze che tutt’ora si riflettono nella società contemporanea.
Dagli anni Novanta ad oggi, il dibattito sulla condizione femminile nella società occidentale, talvolta identificato come terza ondata femminista o movimento post-femminista, si focalizza prevalentemente sulle discriminazioni nel mondo lavorativo, primi tra tutti il divario salariale e le molestie sul lavoro, ma tra le tematiche più discusse troviamo anche riflessioni sui diritti delle donne transgender, sull’oggettificazione del corpo delle donne da parte dei media e, soprattutto negli Stati più conservatori degli Usa, sull’abolizione di leggi che ancora oggi vietano l’aborto.