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Il cosiddetto “colesterolo alto” è oggi una sfida impegnativa per i medici, in particolar modo nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare e nei casi in cui il trattamento di prima scelta con le statine non è ben tollerato o non permette di raggiungere i livelli di colesterolo raccomandati dalle linee guida. Non dimentichiamo, infatti, che l’ipercolesterolemia è causa diretta di malattie cardiovascolari, che solo in Italia sono responsabili di oltre 200mila morti l’anno, di cui 70mila per malattie ischemiche del cuore, tra cui l’infarto, la più temuta.

Secondo gli specialisti, l’ezetimibe è particolarmente efficace nel diminuire il rischio di eventi cardiovascolari avversi, anche nei pazienti che hanno già avuto una qualche complicanza cardiovascolare: a differenza delle statine, che hanno un’azione diretta sulla produzione del colesterolo, l’ezetimibe inibisce l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale. L’uso combinato di entrambi i farmaci – statine ed ezetimibe – consente di realizzare il cosiddetto “doppio blocco”, indicato soprattutto per alcune categorie di pazienti, per esempio i diabetici, in cui l’assorbimento di colesterolo a livello intestinale è piuttosto elevato.

Sebbene le statine siano relativamente sicure per la maggior parte dei pazienti, talvolta possono indurre effetti collaterali, anche gravi. Numerosi studi clinici dimostrano, infatti, che il 30% dei pazienti in terapia con le statine può sviluppare significative reazioni avverse come mialgie, miositi, epatopatie e cefalea, che rendono impossibile la prosecuzione della cura. L’ezetimibe, invece, grazie al suo peculiare meccanismo d’azione, non presenta interazioni significative con altri
farmaci ed è estremamente tollerabile sia a livello epatico che a livello muscolare.

Pertanto, l’ezetimibe rappresenta una valida alternativa per tutti quei pazienti a cui è controindicato l’utilizzo delle statine.

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