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Ad avvalorare questi dati è la medicina di genere, con le parole di Marina Rizzo, neurologa degli ospedali riuniti di Palermo, secondo la quale “Le differenze tra i generi sono molte e molti sono i fattori che condizionano la diversa percezione tra maschi e femmine, in particolare per il dolore forte”. Secondo la dottoressa tra i principali fattori che influenzerebbero la percezione del dolore ci sarebbero gli ormoni sessuali: “Da studi clinici sembra che il testosterone abbia un’azione protettiva sul dolore. Si è vista l’associazione tra la diminuzione della concentrazione di androgeni e dolore cronico mentre l’utilizzo di ormoni estrogeni aumenta la percezione del dolore. Sono note poi le variazioni della sintomatologia dolorosa durante il ciclo mestruale”.

I recettori del dolore

Ad avvalorare la tesi della dott.ssa Rizzo ci sono le parole del dott. Diego Fornasari, farmacologo dell’ Università di Milano, che evidenzia le diversità a livello biologico tra uomo e donna nei meccanismo coinvolti nella regolazione e nella trasmissione del dolore a livello delle sinapsi, ovvero dei collegamenti che permettono la trasmissione degli impulsi dalle fibre nervose periferiche a quelle che portano l’impulso verso il sistema nervoso centrale. Spiega il dott. Fornasari: “Questa sinapsi è assolutamente fondamentale perché è qui che la storia di uno stimolo doloroso può essere grandemente modificata, per esempio nei processi di cronicizzazione del dolore. Abbiamo delle vie discendenti che modulano l’attività di questa sinapsi che si comportano come semafori che fanno passare gli impulsi. Su mille impulsi ne possono passare duecento oppure ne possono passare mille oppure, nella cronicizzazione, i mille impulsi possono essere percepiti come diecimila”. Questo meccanismo di controllo, secondo l’esperto, viene influenzato dall’area del cervello coinvolta nella vita emotiva, detta corteccia limbica, ed è proprio il diverso approccio all’emotività tra uomo e donna che ne differenzia di conseguenza anche la percezione del dolore. Per Fornasari infatti: “Esistono delle connessioni neuronali precise fra le aree della nostra vita emotiva e il dolore. Ecco che se ho una vita emotiva complessa, disturbata queste vie discendenti potrebbero funzionare meno bene”.

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