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Calendula

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Rustica e un po’ selvatica. È il tratto dell’aspetto della calendula che colpisce al primo sguardo. Poco noto è che questo fiore ‘senza pretese’, poiché si adatta bene a qualunque terreno, ha molteplici usi, svariate curiosità sull’impiego nei popoli antichi o che è stata oggetto di diverse leggende, non ultimo ha anche alcune proprietà terapeutiche sfruttate soprattutto in omeopatia, e cosmesi. Non ci resta che cominciare a raccontarla. 

Il nome. È già una ‘leggenda’. Infatti alcuni ritengono che calendula derivi dal latino calendae, che significa “primo giorno del mese”, infatti fiorisce una volta al mese per tutta l’estate. Altri invece lo attribuiscono al termine “calendario”, aggiungiamo ‘meteorologico’: la tradizione contadina dice che se questo fiore che di norma si apre al mattino e si chiude alla sera, non apre la sua corolla al sole la giornata volgerà al brutto: sentore di pioggia all’orizzonte!  Questa ‘diceria’ trova forse origine in alcuni testi medievali in cui la calendula è chiamata: Solis sponsa, “sposa del sole”. Infine alcuni la conoscono anche con il nome di l’oro di Maria, forse per la capacità dell’infuso di calendula di alleviare i dolori mestruali, legandola così all’elemento femminile, alla Grande Madre. Non a caso il suo seme uncinato ricorda una falce di luna che per antonomasia, negli archetipi, è il simbolo femminile, quelle della donna opposto la sole, elemento maschile.

Famiglia e aspetto. La calendula appartiene alla famiglia delle Asteraceae e si differenzia per circa una ventina di varietà. Più precisamente è una erbacea della famiglia delle Composite che possono essere annuali, biennali o perenni. Le caratteristiche della calendula sono: un fusto eretto, che può raggiungere anche una altezza di 70-100 cm, foglie spesse alterne sul fusto con margine intero o leggermente dentato, fiori che assomigliano a delle margherite, di colore giallo o rosso-aranciato che fioriscono in estate. Per questa sua ‘semplicità’’ e forse anche per i capolini fioriti, la calendula popolarmente viene chiamata ‘fioraccio’. Ma la sua peculiarità è in assoluto il frutto, chiamato achenio che ha anch’esso diverse varietà: può essere “rostrato”, se ricurvo e prolungato in una sorta di becco privo di spine, “cimbiforme” se ricurvo, alato, ma senza becco; “anulare” se molto ricurvo e spesso, come dice il nome, ripiegato su se stesso, fino a chiudersi ad anello, senza ali e spine. Ultima nota: la pianta se viene strofinata emana un gradevole aroma.

Il suo habitat. La calendula non ha un ‘territorio’ privilegiato, cresce bene un po’ ovunque, in collina fino a 600 m di altitudine, in zone con una buona esposizione. In Italia si trova soprattutto al Sud, allo stato selvatico, sebbene le sue origini sono essenzialmente europee, nordafricane e dell’Asia occidentale. Alcune varietà, dai fiori più grandi e colorati, sono coltivate nei giardini o in vaso sui terrazzi. La calendula è infatti impiegata per lo più a scopo ornamentale, anche in cucina per decorare piatti e pietanze, o come ‘sostituto’ dello zafferano, o in cosmesi e omeopatia, mentre altre specie ancora sono coltivate industrialmente per la produzione di fiori recisi.

Curiosità e (altre) leggende. Si dice che gli antichi Egizi ritenessero la calendula capace di far ringiovanire, mentre gli Indù la impiegavano per ornare i templi, i Persiani e Greci usavano i petali per decorare i cibi. Invece la concezione che la calendula sia anche simbolo di sottomissione e di dolore lo si deve a una antica leggenda greca che narra che Afrodite crebbe con Adone, figlio di Mirra e Tia, in quanto la madre Mirra per una punizione inferta dagli dei era stata trasformata in albero. Accadde che Afrodite si innamorò del giovane Adone, suscitando l’ira del marito Marte, il dio della guerra, che per vendicarsi, scagliò contro Adone un cinghiale con l’intento di ferirlo a morte. Afrodite per proteggere Adone, rimasto ferito, lo nascose in una cassa e lo affidò alle cure di Proserpina, la regina degli Inferi. Quest’ultima però spinta dalla curiosità aprì la cassa e scoperto il ‘contenuto’, si invaghì anch’essa di Adone. Quando Afrodite chiese la restituzione della cassa, ricevuto il rifiuto di Proserpina, si appellò a tutti gli Dei dell’Olimpo per avere giustizia del torto subito. Zeus decise così che Adone da quel momento in poi, avrebbe trascorso una parte dell’anno con Afrodite, tra i vivi, e l’altra metà con Proserpina, tra i morti. Ma quando Adone tornò negli Inferi, Afrodite pianse amaramente e dalle sue lacrime nacque una pianta di Calendula che, come Adone, sarebbe stata destinata a periodi di vita alternati a periodi di morte. Questa concezione del dolore e rancore ancora esiste, infatti i messicani associano la calendula alla morte, al pari del nostro crisantemo, anche in funzione di una leggenda locale secondo cui il fiore giunse in Messico portata dai conquistatori, dove si sviluppò a causa del sangue versato dagli indigeni, vittime della colonizzazione dei bianchi. Infine gli inglesi la associano alla gelosia: la tradizione popolare ritiene che le zitelle, non essendo mai state amate da nessuno, alla loro morte si trasformano in Calendule gialle dalla rabbia. 

Gli usi della calendula. I fiori della calendula sono commestibili, in particolare i petali possono essere un ‘ingrediente’ delle insalate o essere utilizzati nella preparazione di dolci canditi, mentre i boccioli spesso vengono conservati sott’aceto. In cosmesi invece si può farne un oleolito, tratto dai capolini di fiori essiccati. Volete provare? Lasciate essiccare i fiori in un luogo buio cosicché non vadano incontro a fermentazione e/o danneggiamenti. Una volta secchi (ci vorranno alcuni mesi), i fiori vanno posti in contenitori di acciaio in cui vanno aggiunti veicoli estrattori, solitamente olio di girasole o glicerina vegetale, e lasciati lì a macerare. Ricordatevi di girare e mescolare i fiori di frequente affinché si amalgamino alle sostanze oleose. Al termine del processo avrete ottenuto un oleolito di calendula, concentrato e ricco di proprietà benefiche.

La coltivazione e la semina. La calendula si può seminare due volte all’anno: nei mesi di marzo/aprile per ottenere la fioritura estiva, o a settembre-ottobre per ottenere quella invernale. I semi o le piantine vanno riposti in larghi vasi a circa 30 cm di distanza, avendo cura di innaffiare il terreno regolarmente durante tutto l’anno, ma senza esagerare perché la calendula non ama l’acqua abbondante né i ristagni Se si abita in zone dal clima molto rigido, è conveniente coprire il vaso con un semplice foglio di plastica da mantenere fino alla germinazione. Se la coltivate in giardino, dove tende a disseminarsi spontaneamente, sappiate che i suoi fiori attirano gli insetti impollinatori come le api e i bombi, mentre le sue radici scacciano larve e nematodi dalla terra: dunque è benefica anche per le altre piante. Riguardo all’esposizione, la calendula sta bene sia in pieno sole che a mezz’ombra; dunque nel primo caso dovrete innaffiarla tutti i giorni e nel secondo ogni due. Se terrete a mente queste indicazioni, potrete godere dei suoi fiori a lungo, cominciano infatti a sbocciare a maggio e perdurano fino novembre. 

*** 

Clip 

Altre accortezze e indicazioni: come detto, la pianta non dà particolari problemi. Riguardo al terriccio, va bene anche quello da giardino ma fate attenzione che non sia troppo compatto e che il vaso sia dotato di un efficace sistema di drenaggio dell’acqua in eccesso, affinché la terra resti sempre ben drenata. In merito alla concimazione, fatela sempre prima della fioritura, usando del concime liquido misto e di pronto effetto contro parassiti, ruggine e larve. Infatti tra le possibili malattie che possono colpire la calendula ci sono proprio la ruggine, le nottue, dei bruchi generati dalle falene e il mal bianco, un fungo. In caso di necessità di trapianto, seguite gli stessi periodi della semina: fatelo in primavera o in autunno.

Bibliografia

  • Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae, in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae (PDF), Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall’originale il 14 aprile 2016).
  • C. Di Stanislao, O. Iommelli, L. Giannelli, G. Lauro – “Fitoterapia comparata” – Massa Editore
  • “Enciclopedia della Fitoterapia” – Ed. Riza
  • “Erbe buone per la salute” – Ed. Giunti Demetra
  • “Guida alla Medicina Naturale” – Ed. Selezione
  • C. Monti – “Le erbe aromatiche e le spezie. Cucina, salute e bellezza” – Ed. Xenia
  • “Natura&Salute” – Ed. De Agostini
  • ·-I miei fiori e le mie piante” – Alberto Peruzzo Editore

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