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Origano

Origano-Siciliano

Una spolveratina di origano sulla pizza marinara doc non dovrebbe mai mancare, perché le dà quel profumo e sapore di mediterraneo, di italianità che fanno la differenza. Spezia aromatica, nota fin dall’antichità e utilizzata anche per qualche virtù terapeutica, l’origano è ancora oggi impiegato nella medicina naturale. Facilissimo da coltivare, con qualche uso anche insolito in cucina, non dovrebbe mancare nell’angolo dei sapori, sul balcone o in giardino.

In botanica. L’origano appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, una pianta aromatica perenne di cui fa parte anche la maggiorana. Se ne conoscono diverse varietà, all’incirca una cinquantina, fra specie perenni o aromatiche, ma la più nota e diffusa è l‘origanum vulgare, il più comune sulle tavole degli italiani. È un piccolo arbusto, di circa 70-80 centimetri d’altezza al massimo, dall’intenso profumo, coperto nei mesi estivi, durante la fioritura, di fiori raccolti in piccole spighe tra il rosa e il violetto. Mentre le foglie sono ovali dai margini leggermente dentellate. Entrambi, fiori e foglie, freschi e/o essiccati possono essere impiegati per svariati usi.

Habitat. Originaria del bacino mediterraneo, la pèianta dell’origano predilige luoghi temperato-caldi ed esposti al sole in cui riesce sviluppare al meglio l’intensità dell’aroma. Cresce spontaneamente nelle zone collinari con terreni sabbiosi e in aree montuose, nei punti più impervi, ma non oltre i 2.000 metri di altezza, riuscendo a spezzare il paesaggio con i suoi fiori rosa. Non a caso il nome che deriva dal greco “oros”, montagna, e “ganos”, splendore, significa “gioia della montagna”.

Curiosando nell’antichità. L’origano allora era apprezzato per scopi officinali e culinari mentre nell’antica Grecia si era soliti ornare gli sposi con ghirlande di origano considerato simbolo di fertilità e prosperità, e ancora oggi, alcuni ritengono che possa rafforzare l’amore tra le coppie appena sposate. Con molta probabilità per questo ‘credo’ l’origano nel linguaggio dei fiori simboleggia la felicità. Ma non solo: nell’antica Grecia si lasciavano pascolare le pecore e le capre nei campi di origano perché cibandosene arricchivano le carni e il latte di gusto. Gli Egizi, invece, se ne servivano per le imbalsamazioni o lo utilizzavano per la preparazione di unguenti e oli per massaggiare il corpo dopo il bagno. In antichità si attribuivano all’origano importanti proprietà terapeutiche: ad esempio il filosofo greco Aristotele (384-322 a. C.) asseriva che le tartarughe, dopo aver placato la loro fame mangiando un serpente, dovevano ingerire subito dopo dell’origano per evitare di morte. Anche i Romani usavano quest’erba in cucina e in molte ricette medicinali: Plinio lo consigliava bollito, in impacchi, per contusioni e mal di denti oppure per renderli più bianchi mescolato a miele; in caso di gola infiammata suggeriva di applicare un trito di origano con noce di galla e miele e di ricorrere a una mistura di foglie di origano, miele e sale per curare problemi di milza; di cospargere il corpo con un unguento evitando di bagnare il ventre per alleviare la stanchezza; di utilizzare un impiastro a base di fichi abbrustoliti e origano per far scoppiare i foruncoli. Infine si riteneva che l’origano riuscisse a tenere lontano i serpenti e con esso si curavano anche le persone che ne erano ste morse. Sempre nell’antichità, in un tempo non ben definito, era usato come incenso, si pensava infatti che scacciasse la presenza dei demoni. Nel Medioevo gli uomini calvi si frizionavano il cuoio capelluto con il suo olio per favorire la ricrescita dei capelli ed era considerata una pianta magica in grado di allontanare le streghe. Nel Rinascimento, invece, si usava mettere l’origano sul davanzale per risvegliare la passione di una donna per il proprio amante. Nell’età Moderna era lodato come antidoto contro la “malattia nera dell’anima”, cioè la depressione, tanto che in alcuni vecchi detti tedeschi lo si ritrova con il nome di “erba del buon umore”. Un tempo infine i fiori venivano usati per tingere la lana.

La leggenda. Dell’origano si parla anche nella mitologia; si narra che la nascita della pianta avvenne in seguito alla sventura di Amaraco, un giovane che era stato incaricato di portare alla mensa del re di Cipro un’ampolla contente un unguento dal profumo impareggiabile, ma al cospetto del sovrano, perso dall’emozione lascioò cadere l’ampolla disperdendone il contenuto. Convinto di vare dato dispiacere al re, si lasciò morire di crepacuore e gli dei, mossi a compassione, lo trasformarono in una pianta dotata di un aroma straordinario: l’origano.

Invece un’altra leggenda racconta che le virtù benefiche dell’origano si debbano alla cicogna che, come altri animali, se ne ciberebbe dopo aver mangiato cibi velenosi. Ecco perché lo stemma della Facoltà di Medicina di Parigi è composto da 3 cicogne d’argento che portano un ramo d’origano.

In cucina. Certamente l’origano è passato ‘alla storia’ come spezia buona per aromatizzare piatti salati e anche dolci! Infatti lo si usa, al pari della menta, basilico, prezzemolo, timo e aneto per insaporire verdure, come le melanzane o le zucchine, tuberi come le patate, carni, insalate, formaggi, pesce, sughi e ripieni, e naturalmente sulla pizza, dove è indispensabile! Altrettanto famose sono le bruschette: una fetta di pane casereccio o di toast grigliato insaporito con pomodoro, mozzarella e olive profumate all’origano, ma può essere anche aggiunto nelle preparazioni di sott’oli e sott’agenti ed è ingrediente essenziale nella preparazione della pasta d’acciughe tanto che nel Sud Italia l’origano viene volgarmente chiamato anche “Acciughero”. Pochi lo sanno o ne fanno uso nella versione ‘dolce’, ma l’origano si accompagna molto bene anche a mele e cioccolato, secondo un uso probabilmente tramandato. Infatti,

  • nella cucina dell’Antica Roma si trova citato nel ricettario di Apicio, che arriva ad usarlo anche nei dolci, e furono proprio i Romani che contribuirono a diffonderlo in tutto il Nord Europa, compresa la Scandinavia ed i Paesi Baltici. Ma come è arrivato fino a noi? L’origano trovò la strada per la Cina nel Medioevo quando le carovane che percorrevano la Via della Seta che congiungeva l’Europa con l’Asia, portavano le spezie esotiche in Europa e viceversa. I Padri Pellegrini, fondatori della Nuova Inghilterra, portarono l’origano fino in America ed i coloni fino in Australia ma, la pianta che dà il meglio solo in certi luoghi particolari, non conservò il suo aroma e nemmeno il suo aspetto (da lì arrivò il nome di maggiorana selvatica). I soldati americani reduci dal loro intervento nella Seconda Guerra Mondiale in Italia, quando tornarono in patria, fecero aumentare notevolmente la richiesta dell’origano perché avevano imparato ad amare la pizza. Così l’origano non venne più confuso con la maggiorana pur avendo l’aspetto simile, ed il suo inconfondibile aroma diventò famoso anche oltreoceano, nonostante la fedeltà della pianta al suo luogo d’origine e le modifiche della stessa dovute al terreno ed al clima.

Uso erboristico. Tra i possibili utilizzi vi è un infuso di origano: utilizzato per bagni o pediluvi, svolge un’azione stimolante, disinfettante e deodorante. Mentre l’olio essenziale è impiegato in ambito cosmetico, alimentare, liquoristico e medicinale. 

In usi ‘pratici’. È forse noto a pochi che: 

  • l’unguento ottenuto con l’origano può essere impiegato sui mobili per profumarli e lucidarli;
  • coltivato accanto ad altre erbe svolge azione antiparassitaria, tenendo lontano i tarli e le formiche;
  • Vasi di origano collocati sui davanzali delle finestre, evitano di fare entrare le zanzare;
  • usato sulle braci del barbecue dona un aroma particolare ai cibi.

Coltivazione. Come il prezzemolo, l’origano si coltiva con facilità sia in vaso che in piena terra, adattandosi bene a diverse latitudini e ai climi anche più secchi e torridi. Il segreto sono il basso apporto idrico, l’esposizione alla luce diretta e la manutenzione del terreno, eliminando le erbacce che possono ‘soffocare’ la pianta limitandone lo sviluppo. 

La moltiplicazione. L’origano si può riprodurre secondo tre modalità:

  • Per divisione dei cespi: è il modo più semplice e veloce per moltiplicare la coltura. Si effettua in primavera, tra marzo e aprile, togliendo la pianta completa di rizoma e dividendola in più parti, che verranno poi trapiantate separatamente. Per la coltivazione in vaso, sarà necessario utilizzare contenitori ben capienti per permettere alle radici di potersi espandere liberamente con un drenaggio sul fondo, riempito con terriccio leggero e un poco sabbioso, posizionando la pianta in un luogo ben esposto al sole, ad esempio un balcone a sud o sud-ovest, irrigando regolarmente, seppur con modeste quantità d’acqua.
  • Per talea: se non si desidera espiantare la pianta madre è possibile prelevarne un rametto, da far radicare, ottenendo così una nuova piantina. È preferibile fare questa operazione a febbraio, cosicché l’origano sia pronto per il trapianto in primavera, in genere ad aprile o maggio. Dopo aver lavorato il terreno e livellato la superficie, occorre scavare una piccola buchetta in cui inserire la piantina e ricompattando il terreno tutto intorno. Nel caso di più piante vanno mantenute a una distanza di 40/50 cm l’una dall’altra.
  • Per semi: La semina va effettuata alla fine di febbraio in appositi vasetti o in semenzaio. Una volta cresciute, le piantine potranno essere trasferite in piena terra o in vasi più grandi con l’arrivo della primavera. Il consiglio è di collocare due o tre semini per contenitore, a poca profondità, ricoprendoli poi di un sottile strato di terra a coprirlo, diradando in seguito. 

Il terreno. L’origano non richiede particolari terricci, cresce anche in suoli poveri e resiste alla scarsità idrica e sopporta il gelo, anche se un freddo intenso può far morire le piante. In caso si risieda in zone a rischio gelate, è opportuno dunque proteggere l’origano nei mesi invernali con dei teli di tessuto non tessuto o con della pacciamatura. Fondamentale è che il terreno sia ben drenante, evitando così i ristagni di acqua che farebbero marcire la pianta e che sia preparato prima della piantumazione. In questa occasione è possibile aggiungere al terreno del compost o letame maturo, in dose moderata. Essendo una pianta resistente anche ai climi più siccitosi, le annaffiature devono essere scarse e sporadiche. 

La potatura. Deve essere eseguita con apposite forbici partendo dalla base dello stelo. I rametti non vanno strappati con le mani poiché si potrebbe danneggiare la struttura della pianta.

Raccolta e essicazione La pianta di origano è pronta per la raccolta quando è in piena fioritura. La raccolta si effettua utilizzando apposite forbici da giardinaggio, recidendo lo stelo a circa trequarti della sua lunghezza. Una volta raccolto, l’origano può essere conservato mediante essiccazione che consente di esaltare l’aroma della pianta e manterrete il sapore inalterato nel tempo. Mentre le foglie fresche possono essere conservate per diversi giorni in frigorifero o congelate in freezer. L’essiccazione si esegue legando i gambi a mazzetti con del filo e ponendoli ad essiccare con le sommità fiorite verso il basso all’ombra, in un luogo caldo e ben asciutto come dei solai ben areati. Una volta essiccati, fiori e foglie si separano facilmente dai gambi, ovvero si “spelano” i fusti a mano o con l’aiuto di un mortaio. L’operazione deve essere effettuata il più rapidamente possibile in quanto le sostanze aromatiche volatili si disperdono facilmente, compromettendo la qualità.

***

Conservazione. L’origano va posto in un vaso di vetro a chiusura ermetica o in alternativa in un sacchetto di carta, cosicché possa mantenere tutto il suo aroma che, anzi, tenderà a divenire più intenso. Quello fresco resiste per qualche giorno in frigorifero, ben asciugato e avvolto in carta per alimenti.  

Malattie e parassiti. L’origano difficilmente subisce fitopatologie, ha in sé diverse armi per combatterle; in primis, l’olio essenziale prodotto dai suoi fiori e foglie, e poi vari principi attivi che scoraggiano eventuali aggressori. Nonostante ciò, potrebbe essere aggredito da alcuni afidi, ma che non arrecano danni irreparabili che possono essere contrastati spruzzando sulla pianta un macerato di ortica e aglio.

 

Bibliografia

 

Piante aromatiche e medicinali in giardino e in vaso (Pollice verde), Giungi Demetra, 2011

Da Legnano LP, Il libro completo delle erbe e piante aromatiche. Il loro uso in erboristeria, cucina e profumeria, Edizioni Mediterranee, 1996.

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