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Margheritina

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LA MARGHERITINA

 

M’ama o non m’ama”: nell’immaginario collettivo la margheritina, quella semplice da campo conosciuta anche come ‘pratolina’, è il fiore cui chiedere le sorti nei confronti del proprio amato. Ma la margheritina è ben più di questo: sono antichi e leggendari i suoi impieghi ed usi, le si riconoscono alcune proprietà terapeutiche ed, infine, è apprezzata anche in cucina.

 

In botanica. Rustica, semplice, inodore, il nome scientifico della margheritina più comune è “Bellis perennis”. Fanno discutere le possibili motivazioni all’origine: c’è chi ritiene che ‘Bellis’ derivi da “bellum”, guerra, in quanto gli antichi romani ne ricavavano un unguento per curare le ferite riportate in battaglia, altri invece lo associano a “bellus”, leggiadro o bello, per la particolare gentilezza che il suo fiore ispira. È un fiore semplice ovunque noto e diffuso, con nomi che richiamano a varie attribuzioni e simboli: ad esempio gli inglesi la chiamano “daisy”, abbreviazione di “day’s eye”, occhio del giorno, poiché il capolino (la testolina di petali bianchi e bottone centrale giallo) si apre la mattina e si richiude all’imbrunire o quando le temperature si abbassano o se piove e segue sempre l’orientamento del sole; gli scozzesi la chiamano “bairwort” riferendosi all’usanza dei bambini di agghindarsi con ghirlande di margherite e all’estero, soprattutto in Inghilterra, come per noi la rondine, la margheritina è simbolo dell’arrivo della primavera come testimonia il detto: “When you can put your foot on seven daisies summer is come” (quando puoi mettere il piede su sette pratoline, la primavera è arrivata). In Germania invece è chiamata Marienblümchen, fiore di Maria, poiché una leggenda la lega alla Madonna e con queste origini sacre si ritrova in molti quadri rinascimentali in cui la margheritina adorna immagini quali la Natività e l’Adorazione dei Magi, mentre Botticelli o il Ghirlandaio l’hanno raffigurata negli affreschi e nei dipinti per evocare la nascita o resurrezione di Cristo, dandole un’accezione fortemente cristiana. Forse questa connotazione la si deve all’appellativo “margarita” attribuitole nel 1100, che significava “perla”: per trasposizione dunque la margherita sarebbe preziosa come una perla e simbolo dell’avvento della Salvezza nel mondo e della nuova stagione dello spirito. In Francia la chiamano “paquerette” perché tappezza i terreni in cui spunta e in Spagna “margarita comun”. In Italia, a seconda del territorio, la pratolina viene dialettalmente denominata: vidueta, bigen, scoppa-pignate, primu sciuri, sizziedda e munachieddu. Ciò su cui non si hanno dubbi è invece il termine ‘perennis’, a indicare che si tratta di una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae, del genere Composite, alta circa 15 cm, dalle radici rizomatose, steli esili con foglie spatolate di colore verde e margini dentellati, in cima al quale spiccano i fiori. Questi sono capolini solitari con petali generalmente bianchi ma che possono tendere anche al rosato o al giallo, a seconda della varietà, che contornano un disco giallo. Fiorisce in primavera.

 

Habitat. Originaria dell’Europa, la si trova però anche in Asia, in zone mediterranea dell’Africa e in Nord America dove naturalizza. Non ama i climi secchi, predilige terreni con buona disponibilità idrica e pertanto è più facile trovarla in quota piuttosto che nelle pianure. Si adatta alle diverse condizioni: è resistentissima al freddo, anche a temperature inferiori ai –15°C, ed è poco esigente, non necessita insomma di grande cure, rendendola così facilmente coltivabile.

 

Chi l’ha cantata, osannata e impiegata. È stata protagonista di liriche e pensieri…d’amore fin dall’età medioevale quando le vennero attribuite doti profetiche. Ad esempio:

  • nel “Florario” di Alfredo Cattabiani (1937-2003) si legge che le dame di quell’epoca concedevano all’amato di ornare in pubblico lo scudo con due margherite per riconoscere pubblicamente il sentimento che li univa.
  • Con questa indicazione nel linguaggio dei fiori, la margherita significa “Ci penserò” (rivolta a una offerta d’amore, naturalmente), oltre a simboleggiare bontà senza pretese ed innocenza.
  • Alcuni sovrani ne hanno fatto il loro simbolo: Luigi IX di Francia sembra si fosse fatto forgiare un anello con la forma di margherita; Margherita di Valois quando fu presentata a Enrico IV di Francia, suo futuro sposo, chiese che tra i vari addobbi ci fossero anche cesti margheritine, in onore del suo nome; Margherita d’Angiò, moglie di Enrico VI d’Inghilterra, prediligeva la pratolina quale soggetto di ricamo per le vesti.
  • È citata e cantata in “Bellis Perennis”, nei “Nuovi Poemetti” di Giovanni Pascoli.

Mentre in ambito terapeutico:

  • Nel 1700, fu proibito il suo utilizzo nei paesi teutonici essendo ritenuta abortiva.
  • I medici dell’antica Britannia somministravano del vino in cui galleggiavano dei fiori di pratolina a malati in fin di vita per prevedere l’eventuale morte o una ripresa a seguito della presenza o assenza di conati di vomito.

 

Fra leggenda e letteratura. Sono diverse le ‘storie’ che legano la margheritina a credenze popolari e miti. Ecco le più famose:

  • L’usanza “m’ama non m’ama” sembra risalire a Margherita di Provenza, regina di Francia. La leggenda dice che sfogliasse i petali del delicato fiore contando i giorni che la separavano dal ritorno di Luigi IX, prigioniero dei Saraceni. Una volta tornato a casa, gli consegnò tutti i petali che aveva conservato come testimonianza della sua fedeltà.
  • Nella mitologia norrena (nordica o scandinava), le pratoline sono i fiori di Freyja, dea dell’amore, della fertilità e delle virtù profetiche.
  • In letteratura, William Shakespeare in “Amleto” associa le margherite alla devozione e lealtà, mentre Johann Wolfgang von Goethe chiama Margherita la protagonista del “Faust”.
  • In antichità, le fanciulle indecise e in età da marito si ponevano sul capo ghirlande di margherite per indicare che erano libere o che stavano riflettendo su una proposta amorosa ricevuta.
  • La nascita della margherita si associa alla leggenda di Bellis, bellissima figlia del dio Belus che mentre danzava con il suo fidanzato carpì il cuore del dio della primavera. Questi innamoratosi perdutamente di lei cerco di rapirla, suscitando le ire violente del fidanzato contro il dio. Bellis chiuse gli occhi per non vedere il cruento massacro e si trasformò in una margherita di prato.
  • Il bouquet di margherite recise, regalato ad una neo-mamma, è segno di felicità nell’accogliere il suo neonato.

 

Usi della margheritina. I più noti sono in cucina, la margherita è infatti un fiore edibile, e in fitoterapia.

  • In cucina: può essere usata per la creazione di insalate fantasiose o di zuppe d’erbe di campo, o essere conservata sott’aceto. Mentre è d’uso per i più piccoli nella preparazione di thè con capolini freschi, addolcito con miele d’acacia per effetti ricostituenti.
  • In fitoterapia: è impiegata come ingrediente di decotti, sciacqui e tisane.

 

Coltivazione. Sebbene cresca di preferenza spontaneamente, la margheritina non presenta grosse difficoltà di coltivazione, con esiti ottimali anche nell’orto o nel giardino a scopo ornamentale. Per avere una fioritura rigogliosa, sono necessarie alcune accortezze:

  • Esposizione: la margheritina richiede esposizioni soleggiate nelle zone a clima rigido e semi-ombrose in climi molto caldi. In caso venga allevata in vaso sul balcone ponetela in un angolo riparato e ben illuminato, dove le temperature raggiungono i 16-18°C.
  • Terreno: predilige terreni fertili, umidi, ricchi di sostanza organica e ben drenati. È ottimale un terreno da giardino misto a sabbia con pH leggermente acido o neutro.
  • Annaffiature: sebbene resista anche in contesti siccitosi, la margheritina va irrigata frequentemente dalla ripresa vegetativa (marzo) fino all’inizio dell’autunno. In inverno le annaffiature vanno sospese soprattutto se è coltivata in piena terra essendo sufficiente l’irrigazione da acqua piovana, mentre se coltivata in vaso richiede acqua solo quando il terreno è completamente asciutto.
  • Concimazione: Durante la ripresa vegetativa e ogni 3 – 4 mesi è consigliato nutrire il terreno con un concime granulare a lenta cessione specifico per piante da fiore. Sono da previlegiare fertilizzanti ricchi di ferro (Fe) e magnesio (Mg) per favorire la crescita di cespugli verdi e vigorosi
  • Fioritura: tutte le specie di margherite fioriscono da maggio a settembre inoltrato. Nelle regioni con clima temperato la fioritura si prolunga fino all’autunno inoltrato.

Moltiplicazione. La margherit(in)a si propaga secondo tre modalità: per talea apicale, per divisione dei cespi e per semina.

  • Semina: va effettuata all’inizio della primavera interrando i semi in un terriccio specifico fresco e soffice. Il semenzaio va poi protetto con un telo di plastica trasparente e posto in un luogo riparato dalle gelate notturne. Dopo la germinazione il telo andrà rimosso e le margherit(in)e messe a dimora.
  • Per talea: va eseguita autunno o in primavera, utilizzando forbici ben affilate e disinfettate con cui prelevare le parti apicali degli steli erbacei lunghi 12 -15 cm, eliminando le foglie basali. A questo punto occorrerà mettere le talee a radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali, nebulizzando il substrato ogni giorno fino alla comparsa di nuove foglioline. Per favorire l’irrobustimento delle piantine è bene collocare il vaso con le talee in un luogo luminoso, ma non esposto ai raggi diretti del sole.
  • Trapianto o messa a dimora. Al momento opportuno, trapiantare le margherit(in)e in buche abbastanza profonde con tutto il pane di terra che avvolge le radici. In caso di coltivazione in vaso, scegliere un contenitore più alto che largo per contenere le sue radici.
  • Le radici tendono ad espandersi in larghezza ed in profondità, pertanto quando fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua delle annaffiature, trasferite la pianta in un vaso più grande, preferibilmente di terracotta, in cui porrete del terriccio fresco e fertile misto a sabbia, stallatico maturo e a una manciata di argilla espansa.
  • La raccolta dei fiori: avviene per tutto l’anno a seconda della posizione geografica, anche se il periodo migliore è quello primaverile – estivo, che va da marzo a settembre. Preferibilmente si raccolgono i capolini quando stanno per aprirsi o subito dopo che è avvenuta la fioritura, in cui il contenuto dei principi attivi è al massimo.

***

Cure delle margherite. Non richiede particolare attenzione, sarà sufficiente asportare di quanto in quando gli steli sfioriti e, in inverno, proteggere le radici con della pacciamatura di paglia se la pianta è coltivata a dimora. In estate, se è coltivata in vaso, esso va posto in un luogo riparato dai raggi diretti del sole per evitare la scottatura del fogliame. 

Malattie e Parassiti. Per quanto resistente, le margherit(in)e sono sensibili alle malattie fungine. Inoltre soffrono il marciume delle radici dovuto a ristagni idrici nel terreno e nel sottovaso e soprattutto temono l’attacco di alcuni parassiti, fra questi l’oidio che imbratta le foglie con depositi polverosi biancastri, e gli afidi che formano ammassi nerastri soprattutto sui fiori ancora in boccio e tra le ascelle delle foglie. I trattamenti antiparassitari vanno praticati solo in caso di necessità utilizzando prodotti biologici, come l’antiparassitario all’ortica o all’aglio o al piretro, facili da preparare anche in casa.

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