Fumare fa male, questo è certo. Le prove raccolte nell’arco di 70 anni di studi hanno ormai confermato che il consumo di tabacco in qualunque forma (sigarette, sigari, pipa ecc.) è estremamente dannoso per l’organismo a moltissimi livelli: aumenta il rischio di tumori delle vie respiratorie (polmone in primis), della bocca, delle corde vocali e in altre sedi corporee (esofago, stomaco, fegato, pancreas, colon-retto, reni, vescica, utero ecc.); promuove lo sviluppo di malattie respiratorie acute e croniche (bronchiti, enfisema, broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO ecc.); favorisce l’insorgenza di malattie cardio e cerebrovascolari; riduce la fertilità ed è lesivo per il feto durante la gravidanza.
A danneggiare l’apparato respiratorio sono soprattutto i sottoprodotti di combustione del tabacco, gli additivi contenuti (in totale si tratta di alcune centinaia di composti tossici) e la nicotina, complessivamente responsabili di oltre il 90% dei casi di tumore del polmone e dell’80% dei casi di BPCO. A risultare critici per l’apparato cardiovascolare, invece, sono principalmente la nicotina e i composti ossidanti (radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno, ROS), che aumentano il rischio di malattie coronariche, infarto miocardico e ictus cerebrale di 2-4 volte, anche in seguito a un consumo modesto e di breve durata.
Le sigarette elettroniche – ormai diventate oggetto di culto e status symbol per molti, soprattutto tra i più giovani – sono sembrate da subito un mezzo ideale per ridurre l’impatto del fumo sulla salute senza imporre un abbandono totale dell’abitudine, nonché una “soluzione-ponte” per facilitare una disassuefazione graduale e meno dolorosa per chi fa più fatica a smettere. La nicotina in soluzione contenuta nei loro serbatoi viene, infatti, rilasciata sotto forma di vapore e in quantità inferiori rispetto a quella che si assumerebbe fumando una normale sigaretta, riducendo notevolmente l’esposizione dell’organismo a composti tossici.
Studi recenti ed eventi avversi severi riscontrati tra utilizzatori abituali di e-cigarette negli Stati Uniti hanno, però, messo in dubbio l’innocuità del cosiddetto “vaping” (ossia il “fumo elettronico” in forma di vapore) e la sua valenza positiva in un’ottica di disassuefazione, attribuendo anche a questa modalità di consumo la capacità di danneggiare la salute e, in particolare, l’apparato respiratorio, seppur in modo diverso.
L’allarme più recente a riguardo viene da un’indagine condotta in Illinois e Wisconsin (Stati Uniti), in seguito alla segnalazione di gravi danni polmonari in fumatori di e-cigarette e attribuiti, in via preliminare, proprio al vaping. Il problema ha riguardato 53 persone, prevalentemente ragazzi e giovani adulti (l’età media era 19 anni), nell’83% dei casi uomini. Oltre a sintomi respiratori e a infiltrati polmonari verificati con TAC, tutti presentavano sintomi sistemici (vale a dire malessere generale di vario tipo) e in 8/10 casi disturbi gastrointestinali. I quadri clinici erano talmente severi da richiedere il ricovero per quasi tutti i pazienti e l’intubazione e la ventilazione meccanica in un terzo dei casi, con un decesso nonostante questi interventi.
Analizzando i dispositivi per vaping utilizzati da questi ragazzi, si è visto che erano di vario tipo, ma accomunati da un dettaglio di non poco conto: nell’84% dei casi, oltre ai “comuni” ingredienti delle sigarette elettroniche, contenevano anche tetra-idro-cannabinolo (THC), principio attivo della marijuana responsabile – insieme al cannabidiolo (CBD) – di gran parte dei suoi effetti psicotropi, ma in grado anche di agire su diversi organi periferici in cui sono presenti i recettore specifici.
Molti esperti ritengono che sia proprio questa “aggiunta”, insieme alla presenza di numerosi e non ben definiti composti contaminanti, ad aver reso dannose le sigarette elettroniche, ritenute di per sé sicure, se non modificate. Tuttavia, in assenza di dati chiari e definitivi, gli Autori dell’indagine e diversi altri colleghi sospettano che anche le comuni e-cigarette nascondano rischi finora sottovalutati, che stanno oggi emergendo come conseguenza di un uso sempre più diffuso di questi dispositivi, soprattutto tra gli adolescenti.
Per principio di precauzione, quindi, in attesa di maggiori informazioni sugli effetti del vaping sulla salute, anche questa modalità di fumo dovrebbe essere evitata tanto quanto quella classica, pensando seriamente alla disassuefazione definitiva e optando per altre strategie in grado di aiutare a smettere. Qualora si decidesse di continuare, il consiglio è riferire subito al medico eventuali sintomi respiratori inconsueti, per cogliere sul nascere disturbi potenzialmente gravi.
Fonti:
- Miech R et al. Trends in Adolescent Vaping, 2017–2019. NEJM 2019; doi:10.1056/NEJMc1910739
- Butt YM et al Pathology of Vaping-Associated Lung In. NEJM 2019; doi:10.1056/NEJMc1913069
- Christiani DC. Vaping-Induced Lung Injury. NEJM 2019; doi:10.1056/NEJMe1912032
- Layden JE et al. Pulmonary Illness Related to E-Cigarette Use in Illinois and Wisconsin – Preliminary Report. NEJM 2019; doi:10.1056/NEJMoa1911614
- doi: 10.4103/0971-5851.151771
- Aseem Mishra A et al. Harmful effects of nicotine. Indian J Med Paediatr Oncol 2015;36(1):24-31
- Center for Disease Control and prevention (CDC) Health Effects of Cigarette Smoking (www.cdc.gov/tobacco/data_statistics/fact_sheets/health_effects/effects_cig_smoking/index.htm). Accesso Ottobre 2019