La cefalea, il cosiddetto “mal di testa”, è probabilmente la forma più comune di dolore.
Si tratta di un dolore cronico o ricorrente che interessa varie strutture del capo, come i vasi arteriosi e venosi, i muscoli, le meningi o i tessuti sottocutanei.
Il cervello, al contrario, non è sensibile al dolore, in quanto manca di specifici recettori dolorifici.
Le cefalee vengono distinte in primarie, quando non è possibile identificare una patologia sottostante, secondarie, collegate a traumi cranici, patologie vascolari, infezioni, tumori cerebrali.
È importante capire, in tempi brevi, se il mal di testa è il sintomo di una malattia più grave. Ciò è vero soprattutto per le cefalee insorte acutamente negli ultimi giorni o settimane. Se la cefalea è presente da tempo ci si orienterà verso una forma di cefalea primaria.
Tra le cefalee primarie vanno ricordate: la cefalea tensiva e l’emicrania, per la loro elevata frequenza, e la cefalea a grappolo, per la sua gravità.
Esistono varie forme di cefalea:
- Cefalea tensiva: è il mal di testa più comune, che colpisce fra il 30 e il 70% della popolazione.
Conosciuta anche come cefalea da tensione muscolare o psicogena, colpisce più spesso le donne con un rapporto di 5 a 3 rispetto agli uomini. Il dolore è bilaterale o diffuso in genere lieve o moderato, ed è descritto come un “cerchio alla testa”, come un “casco” o come un “peso“. Il singolo mal di testa dura da alcune ore sino a uno-due giorni. La cefalea tensiva può essere occasionale, se gli attacchi compaiono al massimo una volta al mese, oppure frequente, se le crisi compaiono tra 2 e 14 volte al mese. Se invece gli attacchi si manifestano per più di 14 volte al mese si parla di cefalea tensiva cronica. - Emicrania: meno frequente della cefalea tensiva, l’emicrania colpisce quasi il 15% della popolazione con netta prevalenza nel genere femminile: 18% di casi nelle donne contro l’8% negli uomini. Vi può essere familiarità nel senso che possono essere colpiti più membri della stessa famiglia. I bambini e gli adolescenti sono meno colpiti, con una prevalenza del 9%, anche in questo caso con una maggiore frequenza nel genere femminile, ma in maniera più modesta rispetto agli adulti.
Il dolore è diffuso di solito a metà del capo, da cui il termine emicrania, e ha delle sedi preferite, come le zone frontale, temporale o orbitaria.
Alcune emicranie possono andare incontro alla cronicizzazione della cefalea che può diventare quotidiana: è la cosiddetta cefalea cronica quotidiana. In molti casi è l’abuso di farmaci antidolorifici a trasformare una emicrania occasionale in un mal di testa sub-continuo di intensità lieve-moderata.
In questi casi si può parlare di cefalea da uso eccessivo di farmaci con impatto sulle attività della vita quotidiana maggiore rispetto al singolo episodio di emicrania.
La cefalea a grappolo è una forma più rara, moderatamente prevalente nel genere maschile, con esordio tra i 20 e i 40 anni.
Il dolore è unilaterale, estremamente intenso, accompagnato da lacrimazione, arrossamento della congiuntiva, abbassamento e rigonfiamento della palpebra, restringimento della pupilla dallo stesso lato del dolore. Possono essere presenti anche nausea e stato di irrequietezza. Il singolo episodio di cefalea è di breve durata, oscillando tra 15 minuti e 3 ore, ma può ripetersi più volte al giorno. Durante l’attacco di cefalea il soggetto non si mette a letto, come nelle forme emicraniche, ma si muove nervosamente nella stanza in preda ad uno stato di notevole agitazione e di ansia. Le crisi si manifestano più volte al giorno, a grappolo, da cui il nome della patologia. Questa forma di cefalea persiste per un periodo di uno-tre mesi, con lunghi periodi di benessere, anche di anni.