In seguito ad una ricerca condotta da Antonio Moschetta dell’Università degli studi di Bari, è stato scoperto che il consumo quotidiano di olio extravergine di oliva aiuta a prevenire e combattere i tumori intestinali. Il lavoro, durato cinque anni, ha coinvolto uno scienziato americano, tre colleghi di Tolosa e un gruppo di Cambridge. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Gastroenterology.
“L’olio extravergine di oliva è ricco di acido oleico, una sostanza in grado di regolare la proliferazione cellulare. In studi preclinici abbiamo potuto simulare geni alterati e stati di infiammazione intestinale, dimostrando che la somministrazione di una dieta arricchita di acido oleico è in grado di garantire notevoli benefici per la salute. Tali effetti positivi sembrano essere dovuti anche alla presenza dell’enzima SCD1 nell’epitelio intestinale, che funziona quale principale regolatore della produzione di acido oleico nel nostro corpo”. Queste le parole di Moschetta.
I ricercatori erano concentrati su una molecola contenuta nell’olio extravergine d’oliva: l’acido oleico. Hanno inattivato il gene che codifica per SCD1 e hanno dimostrato che in assenza di questa molecola nella dieta e in condizioni di diminuita produzione endogena, si viene a creare prima un’infiammazione e poi lo sviluppo di tumori all’intestino.
Conclude Moschetta: “Se invece nella dieta si aggiunge acido oleico, si ripristina la normale fisiologia intestinale con riduzione dell’infiammazione e protezione contro la formazione dei tumori. Sfruttando le proprietà benefiche dell’acido oleico, in futuro sarà possibile ridurre l’insorgenza del tumore soprattutto nei pazienti con infiammazione intestinale o già precedentemente affetti da questa malattia, e rallentarne la crescita e migliorare i trattamenti antitumorali già in uso, potenziandone l’effetto”.
La soluzione, quindi, è quella di utilizzare un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva a pranzo e uno a cena, oltre a quello utilizzato per il condimento. È necessario che stiano attenti soprattutto i pazienti con una predisposizione ereditaria al tumore del colon o per quelli con morbo di Crohn o colite ulcerosa.