Il fenomeno del “chemsex” consiste in comportamenti di abuso di farmaci prima o durante i rapporti sessuali, al fine di facilitare, iniziare, prolungare, sostenere e intensificare l’incontro. La tendenza, partita da Londra e Berlino, si sta ormai diffondendo in tutta Europa.
I farmaci maggiormente diffusi e associati a questi comportamenti sono Mefedrone, Metanfetamina e GHB/GBL (Gamma idrossibutirrato/Gamma butirrolattone).
Anche droghe quali cocaina e ketamina possono essere utilizzate allo scopo.
Il Mefredone (noto anche come “M-Cat” o “Meow meow”) divenne popolare nei primi anni 2000, per i suoi effetti psicoattivi stimolanti ed euforizzanti simili a quelli della cocaina e dell’MDMA. Tuttavia, nel 2010 venne dichiarato illegale in tutti i paesi europei.
Il farmaco infatti non è esente da effetti collaterali: può sovraccaricare il sistema cardiovascolare, aumentando la frequenza cardiaca, e ha potenziali effetti neurotossici sul sistema nervoso.
I GHB/GBL (noti anche come “G”) sono due farmaci utilizzati come anestetici generali, dati gli effetti rilassanti sul sistema nervoso centrale. È molto rischiosa la combinazione con alcol, perché si potenziano gli effetti depressivi, con il rischio di nausea, vertigini e coma.
Infine, la metanfetamina è una sostanza che funziona come stimolante ed eccitante. L’uso regolare a lungo termine può causare danni irreversibili sul cervello.
L’uso di droghe per migliorare la prestazione sessuale è maggiormente diffuso tra uomini che hanno rapporti con altri uomini. Questo tipo di sostanze aumenta il rilassamento e l’eccitazione, ritardando l’orgasmo e rendendo il sesso anale più facile e meno doloroso. Tuttavia, lo stato di eccitazione permane per 24 fino a un massimo di 72 ore (Prunas, 2020).
L’attività sessuale, condotta per un periodo di tempo prolungato sotto l’influenza di farmaci, può provocare traumi rettali o abrasioni del pene. Inoltre, le persone che praticano il chemsex sono maggiormente esposte a rischio di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili, specialmente in caso di rapporti senza preservativo, che sono frequenti tra gli uomini con rapporti omosessuali (Giorgetti et al., 2017).
Dal momento che i farmaci assunti hanno effetti psicoattivi, il rischio è quello di sviluppare una dipendenza fisiologica e psicologica. Infine, il mix di sostanze assunte è molto pericoloso per la persona nel caso di rischio di morte per overdose.
Cosa fare?
È importante fornire alle persone gli strumenti per meglio gestire le proprie difficoltà, abbattendo le barriere che ostacolano alla richiesta di aiuto, quali la vergogna e lo stigma spesso associati all’uso di droghe, e aumentare la consapevolezza sociale verso il fenomeno che risulta ormai essere ampiamente diffuso.
Sono utili a riguardo interventi di prevenzione volti a ad aumentare le conoscenze sul fenomeno “chemsex” e sulle conseguenze che comporta per la salute, nella popolazione che è maggiormente a rischio, quindi quella dei giovani uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.
Con una maggiore consapevolezza delle caratteristiche delle sostanze impiegate, degli effetti collaterali, ma anche della possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili in caso di sesso non protetto, i giovani saranno in grado di operare una scelta maggiormente consapevole e ragionata, riducendo la probabilità di esporsi a tali rischi.
In famiglia, se un genitore si accorge che il/la proprio/a figlio/a fa uso di queste sostanze, può aprirsi al dialogo con il/la figlio/a, ed eventualmente contattare i servizi sul territorio dedicati al recupero dalle tossicodipendenze. È molto utile creare un contesto di confronto non giudicante, in cui i figli possano sentirsi liberi di parlare delle loro esperienze. Spesso ambienti familiari ostili possono causare un evitamento della questione e una maggiore chiusura in sé stessi, che porta a esacerbare il problema. Mostrando una maggiore accoglienza e disponibilità all’ascolto senza giudizio, si favorisce la possibilità, per chi si trova in difficoltà, di chiedere aiuto.