C’è chi lo chiama estragone, dragone, dragonella. Qualunque sia il nome che gli date, parliamo sempre di una sola erba aromatica: il dragoncello. Condimento saporitissimo in cucina e di impiego ‘salutare’ in cosmesi e in ambito farmaceutico e/o omeopatico, il dragoncello è versatile e dalle tante virtù, tutte da scoprire. Lo si può acquistare sia fresco che secco in erboristeria, negozi specializzati, on line, ma è più divertente coltivarlo e vedremo a quali aspetti fare attenzione.
Le origini ‘botaniche’. Il suo nome scientifico è Artemisia dracunculus, appartiene alla famiglia delle Compositae ed è un’erba perenne come finocchio, anice e assenzio da cui ha preso anche un po’ di sapore. Nasce in Cina, più precisamente nelle Siberia del Sud, ma lo si trova anche nella Russia meridionale, poi giunto anche in Europa. In Italia viene coltivato, raramente si sviluppa spontaneamente. Preferisce i terreni ricchi di sostanze organiche, le posizioni soleggiate e riparate dai venti, i climi temperati.
Il nome. È molto evocativo e già qui aleggia un po’ di ‘curioso’ mistero. Il nome deriva dal latino dracontium, a sua volta originato dal greco drakon, drago appunto. Quindi in buona sostanza questa pianta richiamerebbe all’idea del “piccolo drago”, ma ci si potrebbe sbagliare perché secondo alcuni invece il nome si riferirebbe al “serpente” per via della forma delle sue radici, che ricordano proprio un groviglio di serpenti. Non si esclude che possa associarsi anche alle proprietà terapeutiche di quest’erba, infatti i greci e i romani lo impiegavano come antidoto contro i morsi dei serpenti, che chiamavano “draghi”, da cui la possibile associazione di idee fra questi due rettili. Infine si potrebbe ritenere che nell’antichità fosse considerata un’erba preziosa: in India il succo estratto dalla pianta era infatti riservato solo ai regnanti.
La pianta. È un’erba aromatica perenne che si trova dunque tutto l’anno. Le radici sono rizomi e quindi si propagano facilmente, il fusto invece forma dei cespugli che possono raggiungere l’altezza di circa 120-150 cm, i suoi fiori sono piccoli, di colore verde-giallastro/giallo paglierino, raggruppati in inflorescenze che assomigliano per forma a delle pannocchie e che spuntano tra luglio e settembre. Le foglie sono invece sottili, lucide, verde scuro. La pianta è inoltre provvista di un frutto, anch’esso di colore scuro, grande all’incirca 1-2 millimetri, i cui semi sono generalmente sterili.
Gli usi. La fa da padrone l’impiego in ambito culinario-gastronomico, forse per il gusto ben definito di quest’erba. Infatti il sapore ricorda gli aromi del pepe, dell’anice e del prezzemolo che fanno sposare bene il dragoncello alla preparazione di diverse ricette, come pesto, salse tra le più tipiche ci sono la francese salsa Bernese o la salsa tartara, burri e aceti aromatizzati. Il suo gusto si accompagna molto bene anche a carne grigliata o pollo, pesce, uova sode ripiene, a soffritti a base di aglio, come pure a riso, zuppe di legumi, insalate, o aggiunto a formaggi. Non a caso è impiegato dalla cucina francese dal XVI secolo e in Italia soprattutto nella cucina toscana. Il dragoncello può essere usato anche per insaporire i sottaceti e le marinature: si abbina bene ad esempio a cetriolini, carote, funghi, spinaci, piselli e santoreggia, un’altra erba aromatica. Ma non solo: per il suo gusto sapido, il dragoncello può essere un valido sostituto del sale. Infine, il suo lato più ‘delicato’ lo rende adatto anche a infusi, decotti e olii essenziali preparati a partire dalle foglie.
La coltivazione. Il dragoncello cresce meglio al nord, ma so si può produrre con ottimi risultati anche nelle zone del centro Italia, seguendo qualche accorgimento. Se si opta per la semina, questa va effettuata in autunno o in primavera, con il rischio tuttavia che non tutti i semi sia fertili e dunque la proliferazione proficua. Meglio allora scegliere due altre possibili modalità di replicazione: cioè la replicazione per rizoma, ovvero sfruttando la coltura dalla radice con maggiore presa e sviluppo nel terreno, o la replicazione per talea, in questi caso la replicazione avviene da un rametto accuratamente tagliato e posizionato nel terreno che darà origine a una nuova piantina. In ogni caso abbiate cura di distanziare ogni piantina 40-50 cm l’una dall’altra poiché le radici crescendo si ramificano, richiedendo molto spazio.
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Come potete far rendere al meglio la coltivazione del dragoncello? Scegliete un terreno poco compatto, ben drenato e fertile, sebbene sia una pianta che si adatta bene a tanti tipi di terreno e un luogo soleggiato e riparato dal vento perché il dragoncello teme le gelate, come anche il poco calore. Dunque in inverno, copritelo con una pacciamatura di paglia. Riguardo all’irrigazione, il dragoncello non richiede particolari innaffiature: poca acqua in inverno quando la pianta entra in riposo vegetativo, periodo migliore anche per la potatura, e maggiore in estate o in lunghi periodi di siccità. Infine, cogliete foglie e infiorescenze durante tutta la primavera e fino alla fine dell’estate, ma abbiate cura di lasciarne almeno la metà sul cespo per la replicazione.