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La ricerca assume particolare rilevanza per il suo rigore metodologico e perché affronta un tema che, per molte persone è ancora fonte di grande confusione. Infatti, forse influenzati dalle scelte dietetiche di alcune celebrità, il 44% degli statunitensi acquista alimenti senza glutine per ragioni diverse dalla celiachia e il 65% ritiene che evitare questa sostanza sia sinonimo di una alimentazione più salutare.

Lo studio inglese che smentisce questa convinzione ha preso in esame 28 partecipanti, 21 delle quali donne, dall’età media di 38 anni, tutti sottoposti a test sierologico per escludere la patologia celiaca.

Gli autori li hanno suddiviso in due gruppi, entrambi educati da un dietista e sottoposti a una dieta priva di glutine per due settimane, alla fine delle quali si sono valutati gli eventuali sintomi gastrointestinali, il dolore addominale, il reflusso, gli episodi di indigestione, diarrea e costipazione; una scala analogica visiva è stata anche utilizzata per misurare la “fatica globale”.

Successivamente, i ricercatori hanno assegnato casualmente ai partecipanti l’aggiunta di bustine di farina con o senza glutine al loro cibo, due volte al giorno per altre due settimane. Il dosaggio giornaliero, per il gruppo di intervento, è stato di 14 proteine di glutine.

Il confronto tra i due gruppi non ha evidenziato differenze significative nei sintomi ad eccezione degli episodi di diarrea, che si sono ridotti tra i partecipanti che avevano assunto il glutine, fatto quest’ultimo ritenuto anomalo dagli stessi autori.

I risultati dello studio suggerisce dunque che il glutine non causa sintomi gastrointestinali nella maggior parte delle persone, ma i ricercatori britannici ricordano che ci sono molte persone con celiachia non diagnosticata e raccomandano, in caso di problemi, di sottoporsi al test per verificare la presenza della malattia.

Fonte: Croall ID, Aziz I, et al. Gluten Does Not Induce Gastrointestinal Symptoms in Healthy Volunteers: A Double-Blind Randomized Placebo Trial. Gastroenterology. 2019 Sep;157(3):881-883.

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