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Nonostante la maggior parte degli esseri umani non adotti un regime strettamente vegetariano, le piante presenti nell’alimentazione non solo sono tantissime, ma vengono consumate in ogni loro parte, anche quelle più insolite, dalla radice al fiore!

Introduzione all’apnea

LE IMMERSIONI IN APNEA: 10 Lezioni Video-Assistite. Dal prossimo 12 dicembre 2020 ogni settimana sul portale educareyou e sui social networks.

Una Cardiopatia?

La stanchezza a volte può essere un segnale di allarme di un problema cardiaco.

Camminiamo mezz’ora

Il tempo bello favorisce l’attività fisica esterna. Se si vuole praticare un’attività motoria basilare, come ad esempio una semplice camminata, basta dedicare una mezz’ora al giorno, anche se a giorni

1. Attrezzature

1.Attrezzature

L’apnea è uno sport ambiente, che si pratica in acqua e, per questo motivo, necessita di un’attrezzatura specifica che ci dia confort e sicurezza.

1) La maschera: il nostro occhio è fatto per una visione aerea, per cui a contatto con l’acqua vediamo sfocato. La maschera serve ad aggirare questo ostacolo. Ne esistono tantissime in commercio: l’apneista in genere ne sceglie una a volume ridotto – più sarà piccola, più sarà facile scendere in profondità, ma in seguito capiremo il perché – rispetto a coloro che scendono con le bombole. Per comprendere se una maschera è adatta al nostro volto basta porla sul viso, mantenendolo rivolto a terra, senza fissarla col cinghiolo ed inspirare: se la maschera non cade è quella giusta.

Anche chi ha difetti di visus oggi può divertirsi sott’acqua, poiché è possibile farsene fare una graduata.

Per evitare che essa si opacizzi, quando la usiamo la prima volta sarebbe bene lavarla con un detergente da cucina, questo per eliminare l’eventuale grasso di silicone che potrebbe causarne l’appannamento in acqua ed ogni volta, prima di usarla e da asciutta, va bagnata ed aspersa con la saliva per evitare lo stesso problema. E’ buona norma sciacquarla sempre con acqua dolce e non lasciarla al sole.

2) Lo snorkel o boccaglio: è preferibile sceglierlo senza quelle fastidiose pieghe, nelle quali si ferma dell’acqua, che difficilmente riusciremmo ad espellere, seppur espirando con forza. Deve avere, inoltre, un diametro né troppo grande, per lo stesso motivo esposto in precedenza, né troppo piccolo, altrimenti ci sforzeremmo troppo nell’inspirare ed espirare.

3) Le pinne: sono composte dalla pala e dalla scarpetta e ne esistono di tutti i tipi e per tutti i gusti e le tasche. Le pale possono essere principalmente in tecnopolimero (plastica) od in carbonio. Va da sé che queste ultime siano più performanti, riducendo i tempi morti nell’inversione di direzione della gambata ed avendo una maggiore reattività. Le scarpette devono risultare morbide e confortevoli, ma non troppo da lasciare scappare i piedi nell’azione del pinneggiare; se non riusciamo a trovare il numero che ci dia un giusto confort, esistono dei plantari da inserire dentro le scarpette che, insieme eventualmente a dei fissapinne, ci evitano di perderle… il che sarebbe oneroso, soprattutto se stiamo utilizzando delle pale costose in carbonio. Anche le pinne devono essere sempre ben sciacquate dopo l’uso e non lasciate al sole.

4) La monopinna: per le performance più profonde si utilizza oggi la monopinna. E’ un’unica pala all’interno delle cui scarpette si infilano i due piedi. Il movimento, una volta imparata la relativa tecnica, è delfinato ed armonioso, meno dispendioso in termini di energia e di ossigeno rispetto alla classica pinneggiata bipinne, ma sicuramente più performante in termini di metri percorsi.

5) La muta: anche in questo caso ne esistono innumerevoli modelli fatti con altrettanti materiali. L’apneista in genere opta per una muta in neoprene, composta da pantalone e giacca, molto elastica e perciò confortevole e che gli da la possibilità di rilassarsi e respirare agevolmente. Sono, queste, mute delicate e che potrebbero rompersi facilmente nel momento in cui le infiliamo. Ci vuole una certa destrezza prima di cominciare ad usarle e bisogna spratichirsi un po’: si indossano bagnandole con dell’acqua saponata che ne facilita la vestizione, rendendole scivolose e scorrevoli sul corpo. Chi non ha ancora dimestichezza con tale operazione potrebbe, all’inizio, scegliere una muta foderata o bifoderata. Anche per la muta vale il principio di sciacquarla sempre dopo l’uso e di non asciugarla al sole.


6) La cintura: è composta dalla cintura e dai piombi ad essa applicati. L’apneista sceglie generalmente una cintura elastica, poiché lo schiacciamento che il corpo subisce, dovuto alla pressione, riducendo i volumi, comporterebbe fastidiose rotazioni della stessa. Esistono pesi da mezzo chilo, da un chilo e da due chili. La quantità da apporre alla cintura dipende da una serie di variabili ed è argomento che sarà poi trattato. Tranne in casi patologici, nei quali i soggetti prendono farmaci o fanno cure particolari, l’apnea potrebbe essere ed è un modo per diventare più consapevoli delle proprie capacità e per guardare alle nostre paure senza esserne schiavi, cercando, anzi, di superarle.

7) Il profondimentro: ne esistono anche di questi di tutti i tipi e per tutte le tasche. Quelli di ultima generazione, oltre a sopportare profondità ragguardevoli, forniscono il grafico delle performance effettuate e ci fanno ripercorrere non solo tutte le varie fasi delle nostre apnee, ma anche i relativi recuperi tra un’apnea ed un’altra.

8) Attrezzature aggiuntive per quando fa un po’ più freddo o per chi pratica la pesca in apnea: calzari, guanti, sottomuta, bermuda, cavigliere, coltello, pallone segna sub.

di Mariafelicia Carraturo
www.feliciacarraturo.it

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