Celiachia: Cos’è
La celiachia è una delle malattie ereditarie più frequenti dell’età pediatrica ma fortunatamente anche una delle condizioni curabili: il rimedio consiste infatti nell’eliminazione di tutti gli alimenti contenenti glutine (pane, pasta, biscotti, fette biscottate, dolci e perfino alcuni farmaci). Il glutine comprende una famiglia di proteine vegetali, le poliammine, contenute nel frumento (gliadine), nell’orzo (ordeine), nella segale (secaline) e, aspetto ancora controverso, nell’avena (avenine). Tali proteine hanno uno scarso valore nutrizionale – cioè non sono indispensabili all’organismo – e il glutine conferisce alla farina, una volta miscelata all’acqua, la capacità di formare un impasto compatto ed elastico, che è tra l’altro un presupposto essenziale alla panificazione.
I numeri
Un’ampia indagine aveva già stimato nel 1994 una prevalenza di soggetti affetti da celiachia in un rapporto 1:200, che di fatto risulta oggi ancora più elevata (1:100-1:150). D’altra parte la celiachia fino agli anni 90 è stata misconosciuta ma l’avvento di tecniche laboratoristiche sempre più semplici, rapide e diffuse sul territorio ha consentito il riconoscimento di un maggior numero di casi e quindi un significativo miglioramento delle possibilità diagnostiche.
Attualmente si ritiene che in un campione di popolazione di 100mila individui vi siano almeno 100 soggetti celiaci. Un numero, quindi, che non giustifica certamente la caratterizzazione di malattia rara, considerando anche il fatto che i celiaci certificati sono 35mila e ogni anno le nuove diagnosi registrano un incremento del 10%, ammontando a 5mila casi di cui 2.800 nei nuovi nati. L’assunzione del glutine, suggerita nei bambini a partire dal sesto mese di vita, attiva in pratica una risposta immunitaria che porta all’appiattimento dei villi intestinali, a cui conseguono un malassorbimento generalizzato e l’arresto della crescita, che costituisce il segno più eclatante (sebbene alcuni casi, sfuggiti a una prima diagnosi, vengano riconosciuti in epoche di vita successive).
Le conseguenze e i rischi
Alla celiachia possono associarsi con differente prevalenza numerose malattie gastroenterologiche, ciascuna delle quali gravata da un differente impatto clinico, quali la sindrome dell’intestino irritabile, la stomatite aftosa ricorrente e l’ipertransaminemia (cioè l’aumento delle transaminasi, enzimi prodotti dal fegato, dosati nel sangue).
Dalla celiachia, con il supporto imprescindibile del medico, vanno distinte l’allergia al grano, che interessa soprattutto la pelle e le vie respiratorie, e la “sensibilità al glutine”, che è sempre causata dall’ingestione di questo alimento, ma non riguarda pazienti celiaci o allergici al grano (in Italia, si stima che potrebbe interessare tra il 5 e il 10% della popolazione). Quest’ultima provoca sintomi clinici simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile (dolore addominale, gonfiore e così via) e manifestazioni extraintestinali aspecifiche (eczemi, prurito, cefalea), che solitamente insorgono a breve distanza dall’assunzione di glutine e altrettanto rapidamente regrediscono in seguito a una dieta di esclusione.