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Le patologie alimentari che danno diritto all’invalidità

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A causa della loro influenza sulle attività giornaliere delle persone colpite alcune patologie alimentari più gravi sono riconosciute come invalidanti.

In questo caso si fa riferimento alle patologie alimentari legate a disturbi psichici cronici, di gran lunga differenti rispetto ad altre malattie risolvibili (come quelle trasmissibili con gli alimenti) e da temporanei comportamenti insani come l’alimentazione sbilanciata.

Lo stato di disagio e specificamente di  handicap deve essere sicuramente  valutato da una specifica commissione, la quale prende in esame le risultanze mediche, l’inserimento sociale della persona e le conseguenze sulla vita familiare della stessa (da cui l’opportunità anche di usufruire della legge 104).

Qui di seguito vengono elencati alcuni esempi di disturbi alimentari che sono considerati invalidanti.

  • Anoressia Nervosa:   porta l’individuo ad assumere una quantità minima di alimenti, è un disturbo cronico dove si osserva nella persona un peso corporeo nettamente inferiore alla normalità. Il disturbo ha origine da problemi psichici, che generano la paura di diventare grassi, la scarsa autostima, la negazione del problema alimentare. Elementi questi che portano a una distorsione della visione del proprio corpo.
  • Bulimia Nervosa: in modo ugualel’anoressia, la bulimia è un’enorme ingestione di cibo in risposta a un evento che provoca sensi di colpa nell’individuo. Apparentemente inspiegabile, può essere in forma cronica. Spesso il senso di colpa successivo porta la persona ad assumere lassativi o a provocarsi il vomito pur di rimediare.
  • Ortoressia: è una specie di fanatismo alimentare, che conduce la persona all’ossessione verso il cibo sano e a un’attenzione eccessiva verso l’alimentazione al punto da bloccare la sua vita sociale.
  • Disturbo di ruminazione: accade quando la persona rigurgita, per un periodo di tempo lungo, i cibi ingeriti.
  • Non ha alcun riferimento con disturbi gastrointestinali (che sono invece di durata molto breve) in quanto i rigurgiti sono strettamente collegati a situazioni di stress mentale.
  • Pica: l’individuo adulto che ne soffre ingerisce oggetti o sostanze senza alcuna proprietà nutritiva. Ad esempio, tra gli oggetti ingeriti possono esserci  la carta o le pietre. Alcuni casi limite hanno avuto notorietà tramite programmi televisivi dedicati al tema .In breve questa patologia può rientrare nel campo dei disturbi ossessivo-compulsivi.
  • Disturbo restrittivo dell’assunzione di cibo: è una patologia molto particolare che porta la persona  a evitare intere categorie di cibo per motivi assolutamente  non riconducibili  ad allergie o intolleranze alimentari riconosciute a livello medico. Il disturbo è una sorta di anoressia parziale, e non ha nemmeno un riferimento ai gusti personali.
  • Disturbo da alimentazione incontrollata: è una patologia che si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche o disordini alimentari gravi. Anche in questo caso per essere riconosciuta come invalidante deve essere cronica.

In tutti i casi sopra riportati la cronicità del disturbo e la gravità relativa rendono la persona non in grado di svolgere attività continuative, sia lavorative che sociali. Alcune di esse, ad esempio l’ortoressia, sono riconosciute ma senza che sia stata inquadrata in  una percentuale specifica.

Solo anoressia e bulimia sono patologie per le quali sono state espresse delle percentuali d’invalidità, in quanto sono anche le più diffuse tra quelle elencate. Per un deficit lieve legato all’anoressia nervosa, è riconosciuta una percentuale del 35% di invalidità; del 45% per un deficit moderato; almeno del75% per un deficit grave. 

Per quanto riguarda la bulimia, alle forme più moderate si applica una percentuale del 20%, e poi a salire fino al 100% delle forme più gravi che portano alla non autosufficienza della persona che ne è interessata.

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